LE ME VUERE   -   NOTE 2

 "STORIA DELLE TRUPPE ALPINE 1872 1972" curata da Emilio Faldella

Volume terzo  CAVALLOTTI  EDITORE  -  EDIZIONI LANDONI  -  MILANO

 - Pag.1726 e seguenti

 

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Il battaglione del genio alpino (maggiore Cassoli) era attendato presso il laghetto del Chalet a Bressanone. I 550 genieri erano armati del solo moschetto e disponevano di due mitragliatrici, una delle quali era, con un piccolo drappello, alla difesa della centrale elettrica. Dopo l’annunzio dell’armistizio, il battaglione, che aveva avuto dal comando della divisione la proibizione di spostarsi, era rimasto riunito e in armi.

Alle 2,30 della notte dall’8 al 9 settembre una grossa pattuglia si presenta al corpo di guardia e, mentre sta parlamentando, un tedesco,

nascosto dietro una siepe, spara su una sentinella, uccidendola. La reazione del corpo di guardia e di un gruppo di genieri della ll2~ compagnia è immediata, ma, contemporaneamente, si scatena sull’accampamento il fuoco di artiglieria, mortai e armi automatiche. I Tedeschi avevano preventivamente circondato il battaglione.

Il capitano Luigi Collo raccoglie la maggior parte dei genieri dietro l’argine dell’isarco; gli altri rimangono appostati dietro alberi e tutti rispondono al fuoco, per cui la sparatoria diviene intensa e dura fino alle 4. Poi, alla luce del giorno, i cannoni tedeschi, che possono aggiustare il tiro sull’argine, riprendono a sparare, infliggendo perdite ai genieri.

Le munizioni scarseggiano, tanto che non basterebbero per sostenere più di un quarto d’ora di fuoco. L’accerchiamento del battaglione

è completo e stretto. Non rimane che parlamentare e cessare il fuoco.

I  Tedeschi hanno avuto oltre 40 fra morti e feriti, e, dei genieri, 3 sono

i  caduti e 28 i feriti.

Ai Caduti e ai superstiti va riconosciuto il grande merito di aver compiuto con onore il proprio dovere.

A fianco degli alpini si batterono in Alto Adige, ovunque fu possibile, carabinieri, artiglieri e finanzieri che tentarono di resistere nelle loro caserme a Colle Isarco, Vipiteno, Bressanone, Dobbiaco e il giorno 9 caddero in mano tedesca.

A Merano, ad esempio, elementi del deposito del 20 reggimènto di artiglieria alpina furono allontanati dalla caserma la sera stessa dell’8 settembre, poi il 9 vennero richiamati e perfettamente in ordine rioccuparono la caserma. Il giorno 10 vennero in essa circondati dai « panzer » e costretti ad arrendersi.

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