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Le vuere ai camarins

(La guerra alle cantine)

Testimonianza di Pre Saverio Beinat

raccolta da Celso Gallina

 

Pra Saverio al conte

 

 

Quello che segue è il testo tratto da uno degli incontri che ho avuto con don Saverio Beinat nella canonica di Avilla di Buja nel novembre 1996. Erano presenti anche Redento Fabbro e Armando Ursella.

Quanto ci raccontava era sempre così interessante che chiesi di poterlo registrare perché ne rimanesse testimonianza. E’ nato da queste conversazioni l'articolo "MAI VE PORE DI VE CORAGJO - La mozion dai predis furlâns dal 1967” - pubblicato nel N. 16 di “Buje Pore Nuje” nell’anno 1997.

Una sera, pre Saverio ci parlò del periodo della guerra del ’45 e della Resistenza.

I fatti riportati non seguono un ordine cronologico, sono solo alcuni degli episodi che maggiormente gli erano rimasti impressi. Dalla lettura può sembrare che Don Saverio fosse “anti partigiano”; nulla di più falso, sapeva benissimo che andare a vivere “alla macchia” era l'unica possibilità per fuggire alla deportazione.

Spesso aiutò e nascose coloro che avevano fatto quella scelta, era, però terribilmente caustico verso chi approfittò del momento per fare angherie  o provocare disastri inutili sapendo che la popolazione ne avrebbe subito poi le conseguenze.

Don Beintat era, invece, decisamente contro gli invasori tedeschi, aveva davanti agli occhi ancora vivo il ricordo delle vicissitudini passate durante la Prima guerra mondiale, nonostante a quei tempi fosse ancora un bambino.

Essendo pre Saverio mancato in data 17-9-1997 ho sottoposto queste mie righe al  giudizio di coloro che erano presenti con me all’incontro e, per ulteriore scrupolo, ho fatto lo stesso con sua nipote, la maestra Mirca.

 

Ecco il racconto di pre Saverio.

 

La vigilia di San Giuseppe del 1945, dei partigiani fecero entrare a viva forza in canonica un Ufficiale medico austriaco ed una ragazza tedesca, richiusero subito la porta rimanendo all'esterno, per non farsi riconoscere.

Il medico che conosceva a sufficienza il latino, mi spiegò che era stato “prelevato” con la sua fidanzata mentre passeggiava per strada e non riusciva a capacitarsi del fatto che fossero stati portati in canonica. Cominciai a sudare freddo, pensando a quello che sarebbe potuto accadere se fosse giunto all’orecchio dei tedeschi la notizia che in canonica venivano tenuti dei prigionieri……… mia sorella poi, non ne parliamo!

Ad un certo punto da fuori sentimmo una voce:

"Esca il giovane".

Prima di uscire, il soldato spezzò la corona del rosario che teneva in mano, ne porse un pezzo alla fidanzata e, con volto cereo, uscì.

Che fine abbia fatto non l'ho mai saputo.

(Dalla voce di Pre Saverio)

Si era fatta notte, ad un certo punto decidemmo di portare nella stanza un divano per mettere la ragazza a dormire.

L’indomani mattina, dopo aver celebrato la Messa, preparai il caffè e le porsi una tazzina, lei però non volle bere  prima di avermi visto fare altrettanto.

Qualche ora più tardi, facendomi accompagnare da una persona, ………. (che per comodità chiamerò "Antonio") che conosceva correntemente il tedesco, mi recai al Comando di Collosomano. Spiegai al Comandante quanto successo la sera precedente in canonica, invitandolo a mandare a prendere la ragazza.

La domenica dopo, giorno delle Palme, il Comandante tedesco, venne ad Avilla a ringraziarmi per come avevo trattato la giovane.

Cinque o sei anni fa (1990/1) fui avvicinato da "Antonio" che mi disse:

Don Saverio sa chi c'era fuori della porta della canonica che le parlava, la sera del ’45 quando le portarono i due prigionieri tedeschi?...……….ero io!!"

 

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Ogni anno le vie di Avilla la “Domenica delle Palme”, erano attraversate dalla processione, ma nel ‘46 i partigiani avevano organizzato proprio per quel giorno una festa presso l’osteria “Periti”.

Suoni e danze erano in programma per tutto il giorno. Mi avevano fatto capire che non intendevano affatto fermarsi, nonostante la processione dovesse passare proprio davanti al locale. Decisi di sospendere il rito sacro.

La guerra era finita, ma circolavano ancora molte armi fra i partigiani e, spesso, quando avevano bisogno di sedie o lampadine venivano a chiederle al sottoscritto.

In predica parlai chiaro, facendo nomi e cognomi. Spiegai ai fedeli raccolti in chiesa come stavano le cose aggiungendo che, in quegli anni, forse avevamo patito più noi che i partigiani, che ne avevano combinate di cotte e di crude.

L’indomani, mi trovavo a Santo Stefano quando fui avvicinato dal Segretario Comunale che mi disse:

"Don Saverio ha visto quella carta attaccata alla porta della Chiesa questa mattina? " "No" risposi stupito e rientrato ad Avilla dissi al sacrestano:

"Dammi la carta che era attaccata alla porta".

Mi porse un cartone dove c'era scritto: "La finisca di parlar male e di offendere i partigiani se non vuole finire male "

Il giorno dopo mi avvicinò un partigiano in abbigliamento paramilitare, si trattava di ....…..  il quale cominciò a parlarmi della predica che avevo fatta giorni prima.

Ad un certo punto lo interruppi chiedendogli:

"Ma, lei c'era ?”

“No”

“Allora se non ha sentito quello che ho detto ..... di che cosa sta parlando?

Lui proseguì minacciandomi:

"Guardi di stare attento se non vuole passare un brutto quarto d’ora.....",

Lo interruppi di nuovo:

"Attento a chi, a  voi? …… vi conosco tutti …..... se uno di voi sta davanti con il mitra e uno dietro con un cannone, a quello con il cannone rido in faccia e a quello davanti gli sputo in un occhio!"

(Dalla voce di Pre Saverio)

La cosa finì lì .....................  e pensare che me ne avevano combinate di tutti i colori!.........……. Più che a Bertoldo……..  Io li nascondevo dietro l'altare e loro fumavano in chiesa a più non posso. Figurarsi!  Se fossero entrati i tedeschi se ne sarebbero accorti subito e chi avrebbe finito per rimetterci, naturalmente eravamo io e mia sorella che li aiutatavamo.”

(Dalla voce di Pre Saverio)

 

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Era il 1942. …………. mi aveva regalato una pistola, era di piccolo calibro (6,30),  una pistola da donna, o da borsetta.

(NB una pistola del genere può anche uccidere, a condizione che la vittima si trovi a cortissima distanza e la mira sia esatta).

Io feci l'errore di farmi vedere un giorno con quel giocattolo mentre sparavo qualche colpo a dei barattoli nel cortile, fatto sta che qualche anno dopo, nel ‘44 un partigiano ………… si presentò in canonica dicendomi:

"Pre Saverio la pistola in suo possesso serve ai partigiani" così gliela consegnai.

(Dalla voce di Pre Saverio)

Due ore dopo venni chiamato a portare l'Olio Santo a Diego Piccoli che, con quella pistola era andato contro a dei cosacchi armati di mitraglia, entrati in casa Calligaro de Ciane ad Avilla.

Gaudina aveva un braccio amputato dai colpi, mentre Diego era a terra morto. Vidi la pistola che due ore prima avevo consegnato a ………. in mano a Mariani, marito di una sorella di Diego, e dissi:

“Dammi quella pistola”, "no" mi rispose “voglio tenerla io per ricordo".

Gaudina perdeva molto sangue ........ infatti non ci fu purtroppo nulla da fare, morì dissanguata. 

 

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Dappertutto, quando accadono fatti come quelli vissuti nel periodo dell'occupazione, succede che si formino dei gruppi di partigiani, in questi gruppi finisce per comandare chi ha più forza, a prescindere dalle qualità, ma il peggio è che poi, purtroppo entrano a farne parte persone che non intendono affatto far la guerra all'invasore, ma preferiscono farla alle cantine, (in friulano camarins).

(Dalla voce di Pre Saverio)

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Se i partigiani il 2 maggio 1945 avessero atteso ancora due ore, non avrebbero più potuto fucilare Leonardo Serravalli perché era entrato in vigore il “cessate il fuoco”.

I partigiani, dopo il suo arresto, avevano istituito un tribunale di cui facevano parte .........…………... il presidente era .......……………... .

Quel giorno appena incrociai per strada  ….............. componente la giuria.

Senza paura gli dissi:

"Chi di voi conosce la legge al punto tale da permettersi di emettere una sentenza di morte?”

(Dalla voce di Pre Saverio)

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Il Commissario Prefettizio di Buja Francescato che, a mio parere,  temeva troppo i tedeschi, aveva  emanato, con mio grande disappunto,  un ordine con cui si vietava l'uso delle campane.

Quando il Commissario Prefettizio morì,  il segretario comunale, signor Rizzi mi chiese se potevo suonarle.

" No!" gli risposi prontamente, "è un ordine del Commissario Prefettizio" e, lasciato passare il tempo necessario per vedere sul suo volto la reazione, aggiunsi: "In compenso lunedì mattina, celebrerò una Messa in suo suffragio".

Il lunedì, infatti, arrivarono a presenziare alla Messa le guardie comunali mandate dal Segretario, con loro grande disappunto per aver dovuto alzarsi alle sei di mattina……….

 

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