La figura del podestà Pier Arrigo Barnaba primo paracadutista dell'esercito italiano vita da medaglia d'oro una figura quasi leggendaria – chiese tedeschi più rispetto di Luciano Provini | da un articolo di giornale ?? |
Nel 1943 il podestà di Udine è Pier Arrigo Barnaba. E una figura leggendaria per quel tanto di enfasi che ci ha messo la retorica fascista. Un uomo imponente che incute rispetto con il volto sfigurato da una vasta cicatrice. Una figura così fatta in tempo di guerra e di educazione militaresca non può che essere un uomo carismatico, valorizzato dal titolo di medaglia d'oro al valor militare. E una "medaglia d'oro" in vita è un'eccezione. La sua storia viene raccontata anche alla scuola elementare dalla maestra. Barnaba di nobile famiglia di Buia è figlio di un granatiere di Sardegna, che ha combattuto i Savoia e con Garibaldi nella guerra d'indipendenza. Pier Arrigo si è conquistato la medaglia d'oro nella prima guerra mondiale per essersi fatto paracadutare nella zona di casa, a Buia, quando era occupata dagli austriaci. Il primo paracadutista dell'esercito italiano, sceso di notte dal cielo con un carico di gabbiette con piccioni viaggiatori e alcune bombe ad orologeria. Tenente degli alpini ha fatto lo "007" e azioni di sabotaggio dietro le linee nemiche. Poi "squadrista" per il fascio e quindi comandante dei Dubat (truppe di indigeni della Somalia) nella conquista dell'Impero. E la mutilazione al viso? Soltanto gli intimi sanno che è la conseguenza di una caduta dalla motocicletta in gita sulle strade della Carnia. Quando è divenuto Podestà gli è toccato di preparare lo scenario di cartapesta. per accogliere a Udine Mussolini; poi gli è toccato di varare il nuovo piano urbanistico della città. Che sia beneamato dalla gente lo dimostra il fatto che anche nei quarantacinque giorni del governo Badoglio, Barnaba, più fedele al Re che a Mussolini, rimane al suo posto, che - si badi bene non è retribuito. Quando arrivano i tedeschi si ritira dal Palazzo Comunale, perchè come ex combattente nella guerra '15-'18 non si sente di collaborare con loro. I fascisti, ritornati al potere, io accusano di iconoclastia per aver eliminato i simboli del fascismo dagli uffici comunali. Ma prima l'Arcivescovo in persona, poi l'avvocato Schiratti del Partito Popolare (Dc) lo convincono a rimanere in Municipio per aiutare gli udinesi. Quando s'incontra con il comandante tedesco della piazza di Udine si presenta con la sua abituale autorità e decisione: si darà da fare per tenere calma la popolazione, però chiede autonomia completa nel suo incarico. Gli uffici di Largo Lionello assumono giovani udinesi oltre il necessario e vengono emessi numerosi libretti di lavoro in bianco per dare credibilità a fittizi rapporti d'impiego, si rilasciano carte d'identità con la firma di Pier Arrigo Barnaba a persone sospettate di essere antitedesche: Fermo Solari, esponente del partito d'azione a contatto con i partigiani, può ottenere una carta d'identità con il nome di Firnino Seraffini. E così pure alcuni udinesi di origni ebrea (dopo la guerra arriveranno molti riconoscimenti da Israele). Pochi giorni dopo l'arrivo dei tedeschi c'è un assembramento di persone davanti le vetrine dei magazzini di abbigliamento "Basevi" di via Mercatovecchio. È tempo di facili saccheggi di magazzini militari: si pensa che anche quel negozio, essendo di proprietà di un ebreo, possa essere messo a soqquadro. Ma la polizia tedesca non lo permette. Si dice che il titolare sia fuggito in Svizzera, mentre si e ritirato in Carnia con carta d'identità falsa. In clandestinità si formano i Gruppi di azione partigiani (Gap) a Udine presso l'autorimesse delle corriere della Sgea in vi; Crispi, a Cussignacco e; Colugna. Sono i ragazzi del Fronte della Gioventù, comandati dal comunista Manlio Cucchin: L'azione dei Gap si fa sentire specie in operazioni notturne con l'interruzione delle linee telefoniche e l'asportazione dei fili di zinco. In novembre il comando tedesco chiede al Podestà i danni per questa azioni: 50 lire per ogni abitante. Barnaba risponde che il Comune non ha soldi. In dicembre il comando tedesco obbliga il Podestà a costituire la cosidetta «Guardia ai fili» con cittadini di giorno impiegati, di notte sentinelle. Dal 8 dicembre montano la guardia ai fili telefonici di viale Venezia 25 udinesi per un turno di due ore (in una giornata 300 uomini fra i quali funzionari di enti pubblici) con l'incubo della fucilazione in caso si verifichi il sabotaggio. Il provvedimento ha una durata di una decina di giorni, dopo di che Barnaba ne ottiene la revoca. Il Podestà non si ferma qui e scrive una lettera di protesta per il comportamento di un tenente del comando tedesco, che pretendeva di requisire la Casa del missionario di San Giuseppe in Chiavris senza l'avviso di sfratto. Alla risposta del comandante tedesco «Se non ci fosse stato il tradimento non avremmo affatto bisogno di essere qui, le conseguenze le deve sopportare anche la popolazione udinese», Barnaba è perentorio: «Debbo osservare che la popolazione civile è proprio quella meno responsabile dell'attuale situazione È mio compito attenuare il disagio e di tutelarne, con i mezzi a mia disposizione, gli interessi, cosa che ebbi, d'altra parte, a fare presente fin dai primi contatti, come condizione della mia permanenza in carica». Prima di Natale Barnaba viene arrestato dalla SS tedesca e interrogato per sapere la ragione per cui ha accumulato, tramite i vigili urbani, un diverso quantitativo di indumenti militari nel forno crematorio del Cimitero e in una stanza della Casa del Combattente a Porta Poscolle. Risponde: «E materiali regolarmente richiesto e ottenuto dalle autorità militari per i sinistrati ed i bisognosi del Comune». E quel materiale, assieme ai medicinali della Farmacia «Beltrame» di Piazza Contarena, andrà anche ai partigiani, datisi alla macchia a dispetto dei tedeschi. Barnaba lascerà l'incarico due anni dopo, il Alle onoranze funebri del |