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di Gianfranco Ellero

 

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II 22 settembre '97, nella sala consiliare della sede comunale, è stata inaugurata la mostra in onore di Celestino Giampaoli, patrocinata dal Comune di Buja, dal Comitato Commercianti, Esercenti e Artigiani, dalla Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e dal Centro Friulano Arti Plastiche.

Per l'occasione le Arti Grafiche Friulane di Tavagnacco hanno stampato l'elegante catalogo curato da Mirella Comino Osso, che contiene un esaustivo profilo biografico dell'artista, la riproduzione di opere in pittura, grafica, scultura, e di ottantotto medaglie, per ognuna delle quali sono stati forniti i dati tecnici e, se esistenti, le referenze bibliografiche.

La mostra è stata presentata al pubblico dal Sindaco Aldo Calligaro, da Mirella Cornino Osso e da Gianfranco Ellero, Presidente del Centro Friulano Arti Plastiche.

A ricordo dell'avvenimento, che ha ottenuto una meritata adesione dal pubblico, e con il consenso dell'autore, pubblichiamo la sequenza degli appunti che Gianfranco Ellero aveva scritto e portato con sé.
Si tratta di fogli "rubati", che potevano essere facilmente completati, ma noi preferiamo stamparli cosi come sono, perché ben rispecchiano lo stile dell'oratore.

È un grande onore per me quello di essere stato chiamato a rendere testimonianza a Celestino Giampaoli, artista severo e riservato, che trova nella medaglia soltanto uno degli sbocchi, certamente il più riuscito, e felice, del suo multiforme ingegno...

Il catalogo, infatti, curato con grande passione da Mirella Comino Osso, molto opportunamente documenta le altre forme d'arte che escono dalle mani di Celestino, che si esprime stupendamente con il disegno e l'acquaforte, con la scultura e persino la meccanica!

Chi leggerà attentamente queste pagine, che rimarranno nel tempo a testimoniare l'avvenimento artistico della mostra, si imbatterà in frasi e parole che bene definiscono, a mio avviso, la personalità del nostro artista e le qualità delle sue creazioni: una storia a due facce, l'eredità dei Giampaoli, l'arte dei metalli, ritorno alla Torre, alla ricerca della propria strada, la medaglia come emozione estetica: sono questi i sottotitoli del saggio che precede le riproduzioni delle opere e degli apparati.

Non racconterò le tappe della biografia, agevolmente leggibili in questo libro e userò pochi aggettivi, perché non piacciono all'artista. Vorrei, piuttosto, agganciarmi ai sottotitoli che ritmano il saggio, per alcune considerazioni che, mi auguro, non siano banali e ripetitive.

1 - Una storia a due facce: "forse più conosciuto nell'ambiente romano e internazionale che in quello friulano". Ogni artista ha due facce, perché visto in modo differente dai compatrioti, che non lo vedono, se non in ritardo, come profeta, e dagli estranei, che lo giudicano con maggiore obiettività... Questa sera...

2 - L'eredità dei Giampaoli che si inserisce nell'eredità dei bujesi, naturaliter medaglisti...

3 - L'arte dei metalli. Spesso accade che, come i fotografi che creano soltanto il negativo e lasciano ad altri la sua traduzione in positivo (Robert Capa...Carlo Pignat) anche i medaglisti sono spesso soltanto dei modellatori, perché lasciano ad altre mani la fase finale, il conio o la fusione. Celestino al contrario, e questo è uno dei lati eccezionali della sua personalità di artista, cura personalmente l'intero iter creativo, perché è in possesso delle tecniche necessarie e anche perché riesce a ottenere esiti di straordinaria raffinatezza nella fase finale. Egli è dunque un grande maestro dei metalli.

4 - Ritorno alla Torre. La torre dei Capocci, in Roma, era il suo buen retiro ma anche la sua magica fucina. L'erma solitudine dell'artista è ben rappresentata dalla medaglia che riproduce la Torre e il motto "Beata solituto sola beatitudo"; l'esito estetico della medaglia è palese testimonianza della sua severità.

5 - Alla ricerca della propria strada. Ogni artista, se non vuol rimanere nella condizione di un sia pur eccellente artigiano, deve trovare una propria strada verso l'originalità espressiva, un sentiero segreto che lo porta alla sua cifra creativa: nel caso di Celestino tale cifra è la sintesi, cioè la magica composizione di segni e volumi che comunicano immediatamente il messaggio, da cogliere anche senza le suggestioni dei segni alfabetici.

6 - La medaglia come emozione estetica. Data la grande apertura mentale dell'artista, l'ampiezza
dei suoi interessi culturali, la disponibilità a esprimersi al di fuori degli stimoli della committenza per fini celebrativi, hanno consentito a Celestino di considerare la sua arte come uno strumento al servizio delle sue emozioni, con esiti di grande eleganza e modernità: direi, anzi, con una sorprendente giovanilità, perché ha saputo includere nel cerchio magico della medaglia linguaggi formali recenti, incubati e maturati nel nostro difficile secolo.

Egli rimane, dunque, un medaglista, perché tale è la sua specializzazione tecnica, ma di fatto è soltanto un artista dalle molteplici capacità espressive.

Penso sia bello poter dire questa sera a Celestino Giampaoli che la sua arte, l'arte della sua famiglia, sta diventando cultura di tutti i bujesi e in particolare, tramite la scuola, dei giovanissimi.

Mi rendo conto, a questo punto, di non aver mantenuto la promessa di non usare aggettivi laudativi, ma servivano per manifestare la mia emotiva partecipazione a quest'evento.