"Notizie del Castello di Buja" di V. JOPPI
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Sulle rovine di antico Castellare romano, si ergeva il castello di Buja verso la fine del secolo X sopra la più alta cima di un gruppo di amene colline che stanno a dieci miglia da Udine verso settentrione a sinistra del fiume Ledra. Non lungi da questo castello, fino dal 792 esisteva la Chiesa di S. Lorenzo in luogo detto Boga, che da Carlo Magno venne sottoposta a Paolino Patriarca di Aquileja con diploma del 4 agosto. Intorno alla Chiesa suddetta, divenuta in seguito parrocchiale, fino da quel tempo devono aver cominciato a formarsi i vari gruppi di abitati che col tempo costituirono il villaggio di Buja. Nel 983 (11 agosto) l'imperatore Ottone II donava al Patriarca Rodoaldo cinque castelli. Buja, Fagagna, Gruagno, Udine e Brazzano, che furono il primo nucleo del possesso temporale di Aquileja. Per lungo tempo gli annali Friulani non ricordano il castello di Buja, ove fino dal 1194 troviamo che abitava Johannes de Buga, probabilmente uno degli antenati della nobile famiglia di Buja che ebbe qui feudo d'abitanza e ministeriale, e ancora sussiste nelle famiglie Barnaba, Rizzardi e Comoretti che dai nomi de' loro capi acquistarono il cognome. Il castello di Buja dipendeva nel secolo XIII unicamente dal Patriarca che là vi teneva un gastaldo o capitano che, oltre alla custodia del luogo, rappresentava il Principe nei Consigli e Giudizi e amministrava le rendite della gastaldia, che, oltre a Buja, si estendeva nelle vicine ville di Chiarvaco, Farla, Maiano, Treppo piccolo e Vendoglio. La gastaldia di Buja era nel 1265 posseduta dai signori di Arcano, che in quell'anno (14 aprile) la rinunziarono al Patriarca Gregorio, il quale la conferì ai Signori di Villalta, che due anni dopo la rivendettero (1267 23 gen. e 6 febb.) a lui per 2300 lire di piccoli; Nel 1293 Buja era in mano di Preogne di Varmo e poi di Asquinutto di Varmo, che poco la tenne, poiché nel 1298 (10 luglio) Costantino e Carsimano di Savorgnano promisero di restituire al Patriarca Raimondo il castello di Buja e pertinenze ed il diritto sull'acqua del Ledra. Nel 1312 (11 nov.) il Patriarca Ottobono donava il castello di Buja, dominio, proprietà, pesche, caccie e uomini al cav. Federico di Pramperch con retto e legale feudo d'abitanza, e ciò a premio de' servigi ricevuti da questo come paciero fra lui ed il Duca d'Austria. Nel febbraio 1315 moriva Ottobono, e la sede aquilejese restava molti mesi vacante per differenze tra il Papa ed il Capitolo nell'elezione del successore. Il Friuli senza governo, precipitò nella più completa anarchia. Il conte di Gorizia come avvocato e capitano della Chiesa d'Aquileja, sede vacante, fece avanzare le sue truppe ad occupare la Provincia. Contro lui e suoi partigiani, qui si formò una lega nella quale presero parte i Signori di Cuccagna, Pramperch, Villalta, Pinzano, Colloredo, Mels e Susans con Udine e Gemona. Le truppe dei collegati comandate da Artico di Pramperch il 26 maggio del 1315 presero di forza Buja ed Artegna che tenevano per il Goriziano. Accorse questi colle sue genti e impadronitosi dei castelli di Susans e Colloredo, pose l'assedio a quello di Mels, al quale dopo 23 giorni di assedio fece buoni patti, purché gli fosse restituito il castello di Buja. Eletto Patriarca nel 1317 Gastone e subito dopo Pagano ambi della Torre, Buja ritornò sotto il diretto governo della Chiesa aquilejese e così fino al 1341. Il primo del gennaio di quest'anno il Patriarca Bertrando cedette per otto anni al signor Vicardo e fratelli di Colloredo il castello e gastaldia di Buja per 40 marche di danari aqnilejesi all'anno, per pagare in tal modo un debito di 300 marche con loro contratto nelle guerre contro i Conti di Gorizia. Le venti marche che avanzavano, doveano impiegarsi in riparazioni al castello. Scorso tale periodo il Patriarca volendo premiare la fedeltà del Comune di Gemona, il 22 nov. 1349 incorporava a quello le gastaldie di Buja e di Artegna con le loro giurisdizioni, garriti e redditi, prescrivendo che il Capitano di Gemona dovesse render giustizia secondo gii Statuti di questo Comune. Nel 1350 durante la lontananza dal Friuli del Patriarca Bertrando, alcuni Nobili coll'aiuto del conte Enrico di Gorizia, gli ribellarono quasi tutto il Friuli. Udine con pochi fedeli, mosse contro i nemici che aveano occupato il. castello di Buja. La posizione di questo e le sue difese ne prolungarono l'essedio, e mentre erasi deciso di ottenerlo colla fame, un felice colpo della manganella degli Udinesi, loro aperse l'ingresso del castello, ove fecero prigioniera tutta la guarnigione. Ciò avvenne il 27 maggio 1350. Ucciso dopo pochi giorni Bertrando, durante la vacanza della sede, Buja fu data in custodia a Ulvino e Guglielmo di Pramperch (20 giugno). Eletto nel 1351 a Patriarca Nicolò, questi il 29 novembre 1355 riuniva la gastaldia di Buja al Comune di Gemona, ma nel 1357 (12 marzo), vedendo che il castello di Buja per la sua antichità minacciava rovina, lo diede con tutti i fortilizi ad Alessandro Bugni e fratelli di Tolmezzo, a patto dovessero ripararlo, obbligandosi a risarcirli della spesa. In pari tempo li investiva delle gastaldie di Buja ed Artegna col garrito e giurisdizione per otto anni, richiedendone giuramento di fedeltà. Il castello venne rifatto con torri, palazzo di abitazione, cinta ed altro, e loro vennero pagate le spese dal Patriarca Marquardo il 21 dic. 1366 in 393 marche di denaro (Doc. I). Allo spirare del termine prescritto, ritornò Buja sotto il diretto governo de' patriarchi, finché 1' 8 gennaio 1375, lo stesso Marquardo bisognoso di duc. 1580 per ricuperare Tolmino dalle mani del Comune di Cividale, colTassenso del Capitolo d'Aquileja diede al cav. Francesco di Savorgnano ed eredi castello e gastaldia di Buja con giuridisdizioni e rendite sino al pagamento del debito, accordandogli di poter riparare e fortificare la torre del castello e compire il muro del palazzo, quali opere dovevano ogni anno essere pagate a stima. Morto nel 1381 Marquardo, e datogli dalla S. Sede a successore Filippo d'Alençon cardinale, gli Udinesi e molti nobili castellani non lo vollero riconoscere perchè avea avuto il patriarcato in commenda ossia a godimento. Cividale, coll'aiuto dei carraresi signori di Padova, davasi invece al partito dell'Alençon. Ne nacque in Friuli una lunga ed ostinata guerra, durante la quale Buja venne saccheggiata, e trentaquattro de' suoi abitanti. caduti nelle mani delle truppe padovane nel 1384, dovettero riscattarsi sborsando ben 331 ducato d'oro. Capo della parte avversa al Patriarca era Federico di Savorgnano, e quindi venne spogliato del castello di Buja avendone da Padova il Patriarca il 21 nov. 1385 investito il suo amico Michele di Rabatta maresciallo patriarcale. Questi per poco lo godette, che verso la metà, del febbraio 1387, fu preso dai Collegati e ridato al Savorgnano, al quale nuovamente lo tolse il nuovo Patriarca Giovanni di Moravia, che appena giunto in Friuli si dichiarò avverso a quella illustre famiglia, che non riebbe Buja che all'uccisione del Patriarca avvenuta il 12 ottobre 1394. Non successero altri mutamenti nel reggime di Buja che allo scoppio della guerra tra l'imperatore Sigismondo ed i Veneziani, della quale fu teatro il Friuli. Udine si dichiarò per gl' Imperiali, mentre Tristano Savorgnano come nobile veneto si dichiarò coi suoi aderenti dall'altra parte. Gli Udinesi misero al bando Tristano e ne confiscarono i beni. Nella primavera del 1413 l'imperatore e i suoi collegati mossero all'acquisto dei castelli de' Savorgnani, e tra gli altri s'impadroniva di Buja e d'Osopo. Il 15 maggio di detto anno volendo premiare i servigi resigli dal Comune di Gemona, Sigismondo concedergli la gastaldia di Buja alle condizioni colle quali la aveano goduta i Savorgnani. Pochi anni appresso, continuando la guerra contro i Veneziani che ad ogni patto volevano annettersi il Friuli, il Patriarca Lo-dovico di Teck bisognoso di danaro vendette Buja, cioè il castello diroccato e la gastaldia, al nob. Gregorio Arcoloniani di Udine il 20 novembre 1418. Caduto per sempre il dominio temporale di Aquileja nel giugno 1420, la Signoria di Venezia fece restituire ai Savorgnani quanto loro era stato confiscato e così Buja, la quale rimase sotto il loro dominio sino al 1797, in cui colla caduta della Repubblica tutte le giurisdizioni andarono abolite. La villa di Buja che erasi andata all'ombra del castello sempre più popolando, malgrado le guerre ed i frequenti cangiamenti di padrone, si era costituita sin dal principiare del secolo XIV in Comunità, nella quale teneva il primo posto la numerosa famiglia de' nobili di Buja. Alcuni membri di questa, dietro ricevuto incarico formularono lo Statuto del Comune, che nel giorno 8 dicembre 1371 venne dal Consiglio di Buja ed indi dal Capitano di Gemona a nome del Patriarca approvato. Il governo di Buja era composto da un Consiglio di 24 persone, 12 nobili o notai e 12 popolari, che si rinnovavano per metà ogni anno. La elezione di nuovi consiglieri, si faceva da 12 uscenti e dal Massaro che era l'amministratore delle rendite del Comune. Il Capitano o gastaldo o il loro vicario presiedeva al Consiglio ed ai giudizi civili e criminali, senza voto. Le cariche comunali più importanti, oltre al Massaro, erano i due giudici o giurati che giudicavano secondo lo Statuto proprio negli affari di annona, sanità, caccia, pesca, pesi e misure, riferendosi allo Statuto di Gemona o della Patria nelle questioni di proprietà, successione e criminali portanti pena di sangue. Ne' casi gravi oltre che interrogare la propria coscienza ricorrevano al Consiglio di persone dotte (Doc. II e III). Lo Statuto di Buja notevole pel buon senso, mitezza nelle pene, tutte pecuniarie, consta di 68 capitoli ed ebbe vigore di legge anche durante il dominio de' Savorgnani che più volte tentarono di usurpare i diritti del Comune, che usci vincitore come da Sentenza del 1506 confermata successivamente. La villa di Buja porta a stemma un Bue che è l'insegna anche de' nobili di tal nome. |