Discorso pronunciato nel Duomo di Santo Stefano il giorno 7 maggio 2006 |
TRENTESIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO di Luca Marcuzzo |
A tutti un sentito benvenuto e con immenso piacere, per molti di voi, anche un caloroso bentornato. Nella vita di ognuno di noi ci sono dei momenti in cui, colpiti nel profondo, ci assale il desiderio di mollare tutto, di affidarsi completamente al destino senza più la voglia di lottare o di inseguire i propri sogni e il proprio futuro rassegnati all'impotenza ed alla convinzione di ritrovarsi soli e incapaci di reagire. E' quanto è successo il 6 maggio di trenta anni fa alla nostra gente, al popolo friulano già provato, nei decenni precedenti, da guerre e migrazioni. In una manciata di secondi, un terribile terremoto modificava per sempre il volto dei nostri paesi, distruggeva le nostre case, decimava le nostre famiglie mietendo un migliaio vittime e, come accade in questi casi, il Friuli balzava sulle prime pagine di tutti i giornali. Ci fu una grande mobilitazione che da ogni parte del mondo attivò aiuti finanziari, raccolta ed invio di medicinali, di viveri e di tutto quanto in quel momento c'era bisogno. Ciò stupì tutti quanti, noi friulani per primi, che colpiti nel profondo del nostro animo, dei nostri affetti, dei nostri averi, ci sentivamo impotenti, moralmente distrutti ed incapaci di guardare al futuro con fiducia. Ma qualcosa di forte ci colpì profondamente nello spirito, qualcosa che provocò in noi una reazione altrettanto potente quanto lo era stato il terremoto. Gli aiuti che continuavano ad arrivare dalle ore successive al sisma del 6 maggio, furono accompagnati da quei fondamentali segni di solidarietà, di amicizia e di fratellanza che ci giunsero da tutti coloro che arrivavano in nostro soccorso. Fu soprattutto questa solidarietà e quanto essa rappresenta nel profondo dell'animo umano, a farci sentire la presenza e la vicinanza di tanti amici, in un momento di grande solitudine e di abbandono. Questi valori, questi sentimenti, così scontati per chi li possiede, sono arrivati al cuore, all'anima e così, via via, fino alle braccia e alle gambe di noi friulani, dandoci quella forza che, unita a quella dei nostri soccorritori, riuscì dare vita all'opera di ricostruzione. Oggi sono molto felice perché siete numerosi. Questa è un'occasione anche per me, che allora avevo solo 11 anni, e percepivo soltanto in parte lo straordinario momento che questa terra e questa gente stava vivendo, per ringraziare tutti voi in un simbolico abbraccio che testimoni la gratitudine e l'indimenticabile sentimento di riconoscenza che Buja manterrà per sempre nei vostri confronti. Abbiamo pensato che fosse giusto che di questo trentesimo anniversario, in tempi molto più sereni di allora, si dovesse lasciare, qualcosa di scritto e di documentato, come traccia storica di un nostro passato. Una testimonianza di ciò che è stato il vero miracolo, cioè tutti quei gesti e quelle donazioni, che abbiamo potuto ricordare e raccontare, che hanno contribuito alla rinascita di Buja. Abbiamo messo insieme una pubblicazione che riteniamo importante soprattutto per i giovani e per i ragazzi delle scuole, perché sappiano, perché comprendano e riconoscano l'amicizia vera e la solidarietà, ma anche per noi, per ricordare e rivivere in qualche modo, quei momenti intensi tanto difficili quanto costruttivi e carichi di umanità. Voglio per questo ringraziare a nome di tutta la comunità, tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione di questa pubblicazione e a tutti i componenti del comitato organizzatore che fra l'altro, è composto dalle stesse persone che nel 1976 hanno ricoperto l'importante ruolo di coordinatore di borgata per i primi soccorsi e la gestione delle emergenze. Grazie al loro contributo oggi come allora la nostra comunità può dimostrare la sua riconoscenza e la sua voglia di fare. Voglio rivolgere un ringraziamento ancora a tutti quelli che hanno contribuito, anche finanziariamente, e fortunatamente sono tanti, e che hanno dimostrato sensibilità in questa iniziativa e in quei valori che in questa giornata abbiamo voluto esprimere. Spero vivamente che tutti voi abbiate potuto ritrovare Buja, oggi rinata in ogni suo aspetto, spero che vi piaccia, perché ciò che oggi potete vedere è anche merito vostro. Spero possiate mantenere sempre dentro di voi il ricordo di una comunità che non dimenticherà mai ciò che avete dato e ciò che avete fatto per lei e che sarà sempre pronta ad ospitarvi in amicizia e fratellanza la stessa amicizia e fratellanza che ci avete insegnato voi venendoci in aiuto trenta anni fa. Ancora e per sempre grazie. |