Siena e le biccherne: l’organizzazione di una citta’

di Paolo Lenarda

 

Nel 1200 Siena era sicuramente una delle città più importanti d’Europa.

Eppure Siena non ha ricchezze naturali, non ha nemmeno, come invece ha Venezia, uno sbocco al mare, ma la sua capacità organizzativa, la struttura sociale, la correttezza con la quale gestiva la cosa comune, le hanno consentito di diventare un’importantissima potenza commerciale e finanziaria.

Vorrei ricordare che nel 1260, nella battaglia di Monteaperti, Siena, con l’aiuto dei fuoriusciti ghibellini di Firenze, guidati da  Farinata degli Uberti, umilia la guelfa Firenze e pare conquistare la supremazia politica in Toscana.

Fattori diversi hanno poi portato al successo di Firenze, ma lo sviluppo e la potenzialità di Siena, espressa nel 1200, le consente  di imporsi come una delle potenze finanziarie più credibili, anche nei secoli successivi.

La potenza finanziaria si basa sull’ assoluta credibilità delle sue strutture e delle sue organizzazioni.

Ordinate strade, ordinati palazzi, una chiara e precisa contabilità dello stato.

E qui siamo alla biccherna.

Biccherna era il nome della principale magistratura finanziaria del Comune di Siena, che teneva un’attenta contabilità della gestione delle finanze del Comune, sul  “libro della biccherna”.

Era un documento importantissimo: non solo regolava le entrate e le uscite del Comune, ma doveva evidenziare la regolarità della gestione amministrativa ed era un documento che Siena era disposta a mostrare.

Per questo la copertina del libro contabile era un oggetto di grande pregio e di grande valore.

La preparazione della copertina era affidata agli artisti più prestigiosi, più conosciuti, più in voga del momento.

E dobbiamo ricordare che il libro contabile cambiava ogni sei mesi, perché questa era la durata della carica del Camarlingo

Le prime notizie di un ufficio amministrativi, l’ufficio della biccherna, è del 1168, ma la prima tavoletta è del secondo semestre del 1257.

E’ bellissima: è una miniatura che rappresenta Don Guido, monaco di San Gargano, camarlingo.

L’ultima è di una data che può andare dal 1607 al 1610.

All’interno di questi tre secoli e mezzo di gestione della città stato, abbiamo il susseguirsi di tutti gli stili che hanno percorso il periodo che va dal Medioevo fino al Rinascimento: sono tavolette di legno della dimensione di un foglio di quelli che usiamo anche noi nei nostri studi.

Mi piace ricordare la biccherna del secondo semestre del 1344 attribuita ad Ambrogio Lorenzetti che ha come titolo “Il buon governo di Siena”.

Ricordo che nella sede del Governo dei nove, nella sala della pace, possiamo vedere gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti dipinti attorno al 1337 in cui sono rappresentate l’ allegoria del buon governo e l’allegoria del cattivo governo.

Non era un caso che, a Siena,  fosse ben chiaro che l’organizzazione pubblica era l’unica cosa che poteva dare ricchezza e benessere alla città.

Nel bellissimo catalogo che ha accompagnato la mostra di Roma del 2002 sono riportate anche le scritture relative al compenso per gli artisti che hanno prodotto le copertine.

Non c’è l’importo, ma c’è una bella descrizione dell’attività svolta ed è interessante vedere come la medesima scrittura contabile è indicata prima in un latino decadente, e poi, di anno in anno, in una lingua che assomiglia sempre più alla nostra attraversando quella che all’epoca di Dante chiamavano il volgare e lui indicava come  “il dolce stil novo”

Nel volgere degli anni, la municipalità di Siena ha avuto, come ovvio, molti cambiamenti e molte ristrutturazioni: l’ufficio della biccherna si è mantenuto sostanzialmente immutato.

Preposti all’ufficio della biccherna erano un camarlengo e quattro provveditori.

Il loro potere era enorme: la loro nomina era complicata, come succedeva sempre nelle cariche elettive. Si doveva passare per più elezioni con molte esclusioni. Ricordo i complicati passaggi per arrivare alla designazione del Doge a Venezia.

Gli eletti duravano in carica sei mesi e anche questa è sempre stata una garanzia negli stati che hanno avuto lunga durata: impediva a chiunque di assumere troppo potere.

Nell’arco di 350 anni circa abbiamo  700 copertine di libri mastri, 700 biccherne.

Se ne sono conservate soltanto un centinaio che danno però una bellissima sensazione del modificarsi del gusto, del mantenimento della correttezza amministrativa, dell’amore per la propria città e dell’orgoglio di poter presentare a tutti una struttura amministrativa in grado di assicurare ai clienti dei banchieri senesi sicurezza e  credibilità nelle Istituzioni cittadine.

Non è difficile andare a Siena: è sempre una gita piacevole.

Andate all’Archivio di Stato all’interno del Palazzo Piccolomini e chiedete di vedere le biccherne.

E’  un doveroso omaggio ai nostri più antichi colleghi.

 

N.B. La visita può avvenire soltanto in mattinata e, purtroppo, alla domenica l’Archivio di Stato è chiuso.