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Marisa Plos

Ragioni di una rassegna

di Domenico Zannier

 

Marisa Plos è sufficientemente conosciuta nel panorama molteplice e vario dell'arte friulana attuale. La sua presenza, nonostante l'età ancora giovane, data da diversi anni nel campo della ceramica, della pittura e della scultura.

Non ci troviamo dunque davanti a una rivelazione, quanto davanti a una conferma, che consolida il suo ruolo artistico, sorretto da valide capacità tecniche, da vivida fantasia e da una ammirevole tenacia operativa. L'impulso intuitivo e fantastico sta alla base di partenza con l'impeto e l'entusiasmo, ma senza l'apprendimento strumentale, il lavoro diuturno, l'affinamento tecnico è impossibile realizzare l'opera d'arte. Specie in una operosità continuativa la genialità si collega alla fatica e alla ricerca. Capacità e mezzi sono indispensabili per la concretezza dei risultati.

La rassegna ci dice che Marisa Plos li possiede e li accresce. Afferriamo una gradazione progettuale nella sua produzione e una pluralità di tematiche, che passano da modelli cui siamo adusi a esemplificazioni più lontane nel tempo e nello spazio, discorso diventa da locale esotico, da contemporaneo arcaico. Coagula conformemente ai nostri tempi, ispirazioni diverse in un caleidoscopio multi-culturale e polisemantico.

È come se l'artista si ponesse al centro di un cerchio ideale, accogliendo suggestioni esterne e proiettando le proprie personali tensioni, rielaborando, innovando creando.

Comprendiamo in questa prospettive l'avvio locale, quello di ceramiche utilizzabili, friulane e italiane, di ascendenza classica e medioevale.

Abbiamo il balzo verso culture che ci portano nelle civiltà mesoamericane precolombiane, la dilatazione all'area asiatica, in particolare cinese delle varie dinastie, a impressioni africane e polinesiane.

L'esperienza del mondo africano e dei Mari del Sud si riflettono già nella pittura dell'Ottocento europeo, in particolare francese.

Marisa Plos ne avverte la primitiva attrazione, come del resto ha vivo il senso storico della nostra tradizione aquileiese e mediterranea che riproduce, rifuggendo da classicismi eccessivamente statici, che attenuerebbero la sua fresca e vitale dinamicità. Soggetti sacri e profani, elementi naturali e ambientali si alternano disponendosi in pluralità di forme e di materiali supportanti.

Coppe e piatti, tondi, statue, rilievi, pitture di brillante cromatismo che richiamano Chagall e Klimt per gli effetti illusori e altri artisti, che ci riportano a una lezione mitteleuropea. Marisa Plos si attiene ai misurati parametri di un'anima friulana, che sente però come una briglia sul collo e che romperebbe volentieri per un esplosione più solare. Siamo sul limitare di una soglia varcabile e che in pratica è già aperta, per un cammino ulteriore. Cogliamo la felicità e l'armonia di una esposizione che avvince e conquista.