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La storia di Buja

e della sua gente

 nelle medaglie di 

Guerrino Mattia Monassi

 di Gemma Minisini Monassi

 

State ascoltando uno stralcio dell'intervista a Guerrino Mattia Monassi fatta dal giornalista Furio di Bello l'11-6-1980

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Tra le numerose iniziative promosse lo scorso anno dall' Amministrazione Comunale di Buja, la mostra dedicata a Guerrino Mattia Monassi, nel ventesimo anniversario della sua morte, è stata sicuramente la manifestazione di maggior spessore culturale.

L'esposizione, ricca ed accurata, ha permesso di conoscere, vedere da vicino, ammirare una parte importante delle medaglie nate dall’estro creativo, dalla fantasia e dalla sensibilità dell'artista, ma anche di ripercorrere i luoghi e gli eventi che hanno segnato le vicende del nostro paese, di rileggere, nei piccoli tondelli di metallo, frammenti di vita,  ricordi, emozioni. Monassi,  infatti, ha fissato nell'argento e nel bronzo i momenti più importanti, le pagine più significative della storia di Buja e della sua gente,  ha cesellato nelle sue opere il risolversi dell’esistenza nello scorrere del tempo.

Ha cominciato nel 1935 quando, in occasione del restauro della chiesetta di Andreuzza, ha riprodotto in una medaglia di piombo, le semplici linee architettoniche del “Sacellum” dedicato al Sant’Andrea, con il piccolo campanile a vela sul colmo della facciata.

Nel rovescio, con mano ancora incerta, ha modellato La Madonna delle acque.

Nel 1936, invece, ha fuso nel bronzo il profilo dell'antica Pieve di San Lorenzo, posta sul colle di Monte, con l’imponente torre campanaria addossata alla facciata.

Nel verso, ha raffigurato il diacono romano mentre stringe nella destra una croce. Fanno da sfondo i simboli del suo martirio: la graticola, il fuoco, un ramo di palma.

   Foto  (1) e (2)

Per ricordare i venticinque anni di vita della Chiesa di San Bartolomeo (1) , il giovanissimo Matiute Tove , come tutti a Buja familiarmente lo chiamavano, ha realizzato nel 1937 una fusione ricoperta da una patina molto scura. “Nel medaglione è ritratta la Chiesa del nostro Cimitero Maggiore, che occupa, col suo Cupolone la parte centrale dell'opera, con la fuga delle arcate che la fiancheggiano e sovrastano le tombe particolari, di gusto e aspetto conventuale” (2).

In basso, tra gli stemmi arcivescovili di  S. E. Mons. Rossi e S. E. Mons. Nogara, spicca quello di Buja.

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Aveva appena vent’anni quando, con estrema sensibilità artistica, ha tradotto nell’argento, il profilo di Edy Desiderato.

Una creazione dal segno raffinato, dal ritmo lineare, con effetti modernamente pittorici che, nel 1938, gli è valsa lusinghieri giudizi critici in occasione della XXI edizione della Biennale di Venezia.

  Foto (3b)

Il 1942 è stato un anno di guerra duro e difficile, malgrado ciò la comunità di Buja ha voluto ricordare in modo solenne il 1150º anniversario del documento scritto nel quale Carlo Magno ha riconosciuto al patriarca di Aquileia Paolino, la giurisdizione su alcuni territori del Friuli, tra questi la “ecclesia sancti Laurentii, quae sita est in Foroiulii loco qui nuncupatur Boga”, cioè la Pieve di San Lorenzo che si trova in Friuli in un luogo chiamato Boga (Buja).

In occasione della grande festa, che si è svolta domenica 18 ottobre, è stato eseguito per la prima volta il “Cjant di Buje”, composto dal maestro Garzoni, è stato pubblicato il libro di Pietro Menis “Buja e il suo duomo” e fusa a Roma, presso la Zecca di Stato, una medaglia in bronzo opera di Guerrino Mattia Monassi.

Nel dritto una torre merlata, circondata da una grossa catena, emerge dal verde di un fitto bosco. Lungo il bordo la legenda “Cincta floret”.(3)

Più complessa la raffigurazione del rovescio, dove il campo centrale è dominato da una pergamena srotolata su cui si leggono le parole: “Karolus Imperator - Paulino Patriarchae – DCCXCII – Plebem Bujae – d. d.”  (4),  sulla destra, in giusto ed armonioso equilibrio, fa capolino il bue araldico, mentre regge il vessillo della Gastaldia.

Foto (4) e (5)

Sempre nel 1942, l'artista ha creato una bella medaglia per i cinquant'anni di Sacerdozio dello zio, Mons. Leonardo.

È del 1947 la medaglia-ritratto dedicata all'amico Pietro Menis, opera “di notevole efficacia e di delicata interpretazione psicologica, realizzata attraverso un modellato contenuto che concentra la luce sullo sguardo e sulla bocca serrata....., con una legenda a far da corona che esalta l'emergere della figura nello spazio di risonanza della memoria”.(5)

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Nel 1949 Guerrino Mattia Monassi ha voluto ricordare con una fusione la Prima Messa di padre Emidio Papinutti e nel 1951 quella di don Gian Carlo Menis.

In quest'ultima ha raffigurato, con nitida modellazione dei volumi, una dolce Madonna con il Bambino in braccio, con la mano destra regge il modellino del Duomo di Buja.

La legenda recita: “Sub umbra alarum tuarum”, sotto l’ombra delle tue ali.

Nel rovescio, campeggia un altro cipresso, l'albero che Pietro Menis ha piantato il giorno in cui la sua casa è stata allietata dalla nascita del figlio.

Foto (7) e (8)

Per commemorare i cinquant'anni dalla morte di Mons. Pietro Venier (1830-1902), per lunghi anni Pievano di Buja, nel 1952 l'artista ha ideato una medaglia-ritratto nella quale, alla riproduzione fedele delle sembianze del sacerdote, ha saputo accompagnare e mettere in rilievo il carattere dell'uomo, evidenziando il suo sguardo penetrante ed intenso.

Nel rovescio, l'interno del Duomo di Santo Stefano è reso con efficacia, in un notevole effetto spaziale, grazie alla successione dei piani prospettici degli archi.(6)

Foto (9) e (10)

Nel 1956, anno del centenario della Consacrazione episcopale di Mons. Andrea Casasola, il Comune di Buja ha affidato a Monassi l'incarico di plasmare una medaglia commemorativa per ricordare questo illustre figlio della nostra terra. (7)   E’ nato, così, un ritratto che colpisce per l'esecuzione raffinata e la straordinaria lettura psicologica del personaggio, espressa ed accentuata dalla resa minuziosa dei dettagli.

Molto bello anche il rovescio in cui, nel gioco alternativo della luce sul rilievo magistralmente modellato,  rivive la cerimonia di Consacrazione avvenuta a Vienna, nella Cattedrale di Santo Stefano.

Foto (11) e (12)

L’omaggio a Doardo di Zuan di Matie Tove d’Avile, inciso nel 1960 per festeggiare gli 85 anni del padre, è forse una delle opere più intense realizzate dall’artista.

E’ una creazione rivissuta interiormente e cesellata in modo superbo, è “un bellissimo conio in argento ……… tra moneta e medaglia celebrativa, tra ritratto dal vero e celebrazione espressiva.(8)

Come in altre medaglie-ritratto, Monassi ha saputo, cogliere “il movimento dei dati espressivi (sguardo, sorriso, atteggiamento della fronte, del mento, del collo, rughe e pieghe)” (9) , per creare un capolavoro in miniatura.

La firma, Tiut a so pari,  è affetto cantato con partecipazione piena.

Foto (12 B)

 Per il centenario de La Madonna del Rosario, “solennemente intronizzata nell'ottobre 1870 nella Chiesa di Santo Stefano”, lo scultore-medaglista, con un modellato che rende sfumati e quasi indefiniti i contorni, ha riprodotto l'immagine della Vergine con il Bambino nello spazio dilatato dei Cieli.

Fanno da sfondo: la Pieve di San Lorenzo ed il Duomo.

All’ intorno il motto “Centum  iam  annos bujensium patrona”, protettrice dei bujesi già da cento anni. (10)

Foto (13)

Nel 1976 l'artista ci ha regalato un’autentica opera d'arte che si distingue, oltre che per la bellezza e la cura del conio, anche per l'originalità dell'ispirazione. Nel tondello de L’Orcolat l’ere vêr – gnot dal sîs di mai, è riuscito a concretizzare l’atavico senso di paura che ogni friulano prova quando sente rievocare la spaventosa figura dell'Orcul,  il gigante che cammina sui tetti delle case, sulle cime delle montagne e che, quando si arrabbia, distrugge ogni cosa.....

Nel verso il fogolâr, simbolo della famiglia.

Oltre a questo rovescio, l’Orcolat ne ha avuto un secondo, creato per ricordare il gemellaggio Caritas tra l'Arcidiocesi di Firenze e la Pieve di Buja.

È stato Mons. Angelo Cracina a commissionare la nuova versione della medaglia, per poterla donare ai numerosi volontari fiorentini venuti a portare un aiuto a chi, in quella calda notte piena di stelle, aveva perso tutto, anche la speranza..... “par dâ une man ae int furlane a tornâ come prin”, per dare una mano alla gente friulana a ritornare come prima, per incoraggiarla a tessere nuovamente la trama della vita.

Foto (14) e (15)

Ed ancora nel 1979, Monassi ha cesellato una medaglia che al dritto riporta il Duomo di Buja restaurato, mentre nel rovescio è riproposta l'immagine de La Madonna del Rosario.

Il ritratto in onore di Maria Forte, modellato del 1980, è stato l'ultimo dono dell'artista al suo paese ed alla sua gente.

Guerrino Mattia Monassi, si è spento nel 1981, “ma - ha scritto Gian Carlo Menis - l'opera sua vive e continua a narrare la storia della sua Buja e del Friuli. - Attraverso le splendide opere del suo bulino egli continua a raccontare gli eventi e le persone della sua terra trasfigurati dal potere della sua arte”. (11)

Note: 

(1) La Chiesa di San Bartolomeo, voluta fermamente da Mons. Giuseppe Bulfoni, è stata inaugurata il 1º novembre 1912. Il progetto, opera di Antonio Furlani di Colloredo di Monte Albano, è stato portato a termine in appena otto mesi di lavoro, da operai di Buja sotto la guida dell'impresario Lorenzo Fabbro.

Nel 1914 la grande cupola è stata affrescata da Enrico Ursella, allora appena venticinquenne.

(2) Da “Il Popolo del Friuli", sabato 20 marzo 1937 - XVI

(3) La legenda “Cinta floret” è stata suggerita da Mons. Giuseppe Vale, bibliotecario arcivescovile di Udine.

In una lettera indirizzata a Pietro Menis il 28 gennaio 1942, l’insigne prelato ha scritto: “Cinta floret = incatenata fiorisce. Buja fu sempre soggetta ai signori del suo castello..... ciò non ostante fiorì e fiorisce per le opere dei suoi figli animati da fede in Dio e d'amore alla loro zolla. Fioritura d'agricoltura, d’arte, d'attività economica, d'opere di religione e di carità….….”.

(4) Anche la scritta riportata sul retro della medaglia è di Mons. Vale.

Può essere così tradotta: “Carlo Imperatore dà in dono la Pieve di Buja a Paolino Patriarca –792”.

Poiché, a causa della guerra, era molto difficile reperire del bronzo, per realizzare i dieci esemplari della medaglia è stato fuso un candelabro rotto, donato alla comunità da Mons. Giovanni Chitussi.

(5) Giorgio Segato, “Guerrino Mattia Monassi e la medaglia come sigillo”, dal catalogo della mostra nel XX anniversario della morte dell'artista, Trieste 2001, pag. 104 .

(6) In attesa della fusione, il gesso della medaglia è stato esposto nella “Personale” del pittore Enrico Ursella, aperta il 6 luglio 1952 presso l'asilo Franco Andrea Nicoloso, a Santo Stefano di Buja. Nonostante i molti visitatori, nessuno ha segnalato all'autore l'errore commesso nel riportare la data di morte di Mons. Venier: MCCCCII  invece di  MDCCCCII.

(7) Mons. Andrea Casasola, nato a Buja nel 1806, è morto a Udine nel 1884.

(8) Giorgio Segato, op.cit. , pag.105.

(9) Ibidem, pag.105.

(10) La statua de La Madonna del Rosario, modellata a Monaco di Baviera presso la Bottega d’Arte Sacra di J. G. Majer, è opera dello scultore prof.  Josef Knabel.

(11) Gian Carlo Menis, “Lo scultore Guerrino Mattia Monassi e il Friuli”, dal catalogo della mostra nel XX anniversario della morte dell'artista, Trieste 2001,  pag. 96.