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1981

Sopravvivenza di Guerrino Mattia Monassi

di A. Rondini

 

G. M. MONASSI è stato definito «uomo ed artista straordinario». Chi ha avuto la ventura di essergli accanto, di averlo amico o anche solo conoscente, sa quanto siano vere tali parole e come non ne servano altre per ritrovare in loro il più completo e profondo significato.

Chi non l'ha conosciuto come UOMO, ha perduto molto.

Per questo, nel dubbio di non riuscire a dire adeguatamente e ben sapendo che nel dire bene degli scomparsi (e di Monassi non si potrebbe che dire tre volte bene!) si finisce generalmente per incorrere in luoghi comuni cui si è portati di conseguenza a dare un valore assai relativo, ce ne asteniamo.

Chi non l'ha conosciuto come ARTISTA, può sempre farlo attraverso le sue opere genuine, schiette, talvolta delicatissime, tal altra grezze e spontanee, ma sempre frutto di meditazione, sensibilità profonda, spiritualità, compostezza. Scevre da qualunque velleità avveniristica, anzi - secondo il credo dell'artista -volutamente più vicine all'accademia di quanto non le discostassero in definitiva certi suoi svelti colpetti di sgorbia o di bulino, capaci di togliere alle stesse qualunque leziosità classica ed anzi conferenti loro una forza tutta particolare e qualificante.

D'altro canto, l'UOMO e l'ARTISTA insieme, in perfetta sovrapposizione di spirito e di intenti continua a vivere, non è scomparso.

Egli è con noi, nella realizzazione della «Fondazione Artistica G. M. MONASSI», con sede ad Avilla di Buia (Udine), che si sta avviando, con qualche plausibile sforzo iniziale, verso la sua efficienza.

Tutte le opere sue e non sue ed ogni altra cosa del Maestro sarà sistemata al «Gialut dai vons» che dovrà diventare anche un centro di incontri e di studio per i giovani medaglisti italiani e stranieri, che, secondo l'intenzione del Benefattore, dovranno ancora essere vicini a lui, continuando la tradizione del suo studio romano.

Mi piace riportare uno stralcio di una delle lettere di condoglianze giuntaci 'da New York. È un ex-alunno che scrive: il nostro consocio Gary Eriksen: «... Per me, il Professor Monassi era una delle poche persone, che essendo venuta a capo del suo mestiere, anche dopo molti anni di sacrificio, trovava il tempo per parlare con gli studenti, dando consigli, suggerendo metodi, organizzando mostre, facendo si che l'arte della medaglia fosse viva anche negli allievi quanto in lui. È stato lui ad invitarmi a iscrivermi alla scuola della Zecca, ad aprire il suo studio a me e agli altri allievi, a darci la sua esperienza, a incendiarci lo spirito alla competizione, essenziale per una vita di artisti».

Questo era lo spirito del maestro, maestro soprattutto ed innanzitutto,perché ha saputo circondarsi di allievi, anche se non sempre e non tutti hanno saputo riconoscere in lui il padre che egli era per loro e che grati e ingrati seppe tenere sino alla fine nel cuore.

«Dare, dare, dare tutto quello che si può agli altri, alla società...» questo è stato il suo grande ideale socialista e lo diceva e lo dimostrava continuamente.

Un giorno, passeggiando insieme lungo l'Appia, arrestatosi, quasi in estasi, mentre ammirava il sole e il cielo di Roma, mi disse: «Ma, guarda quanto sono belli i doni della Natura, quanto è bella la vita! Come deve essere felice il Padreterno nel darci tante cose meravigliose... Ma, va' là, che in fondo anche noi due possiamo essere felici e soddisfatti... Abbiamo dato e diamo tanto al prossimo, alla società... per questo, qualunque cosa accada dobbiamo ringraziare sempre la Provvidenza... lo, per me, La ringrazio...».

Un mese più tardi, l'amico dei giovani artisti di tutto il mondo, l'amico di tutti, l'amico anche dei suoi nemici, in un mattino pieno d'azzurro, dolcemente come era vissuto, quasi in punta di piedi, se ne andava per sempre verso il Sole lasciandoci un esempio non comune di probità, onestà e generosità da imitare..., se ci riusciremo!