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Ennio Pirac

espone tra enigma e mistero

di Matteo Tessaro

 

 

In occasione dei festeggiamenti di maggio, il Circolo Culturale Laurenziano, delegato dalla Pro Buja, ha avuto l’onore di organizzare ed ospitare un artista presente nell’Enciclopedia Mondiale dell’Arte Contemporanea.

Ennio Pirac è un artista udinese conosciuto maggiormente per la sua pittura “naїve” e definito più volte dalla critica “l’ultimo di questa corrente pittorica”. La passione per la pittura gli è stata tramandata dal padre anch’esso pittore. L’interesse per l’arte lo porta a viaggiare e a visitare i musei più importanti di tutta Europa dove ha la possibilità di interagire con i maggiori esponenti della cultura artistica contemporanea. Da più di trent’anni si trova nel panorama dell’arte nazionale ed internazionale e le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni pubbliche e private. Inoltre le sue opere si possono ammirare al Museo Internazionale di Arte Naїve di Nizza in Francia. Ha esposto in numerose occasioni con i massimi artisti italiani ed esteri. Al suo attivo si possono contare più di 180 esposizioni tra mostre collettive e personali.

L’esposizione, ospitata nella cripta di San Lorenzo in Monte, nonostante porti il nome di “Alfabeti Criptati”, può dare l’dea di un tema monografico, ma la collezione presentata può dirsi completa perché racchiude trent’anni di creazione artistica. Pirac non ha voluto consolidarsi solo come pittore di genere Naїve ma ha cercato continuamente una propria evoluzione, sia dal punto di vista del linguaggio artistico, sia dal punto di vista sperimentale per quanto riguarda le tecniche di realizzazione delle proprie opere.

L’esposizione è stata curata seguendo il criterio dell’evoluzione artistica ed è divisa nei tre fondamentali decenni:

Gli anni settanta, con i quadri naїve dipinti ad olio su vetro, raffiguranti paesaggi innevati, fiabeschi e talvolta onirici. I soggetti  appaiono a prima vista semplici ma celano un’ esecuzione complessa ed elaborata.

Un’idea di favola antica traspare facendo fondere armoniosamente vita reale e fantasia.

Gli anni ottanta, da cui prende il titolo la mostra, sono rappresentati da tavole in terracotta che l’artista ha proposto poche volte durante le sue esposizioni. Tali opere si differenziano dal suo intero repertorio artistico maggiormente conosciuto, non solo per i soggetti, ma anche per la tecnica con cui sono realizzate.

Il linguaggio artistico alfanumerico unito a simboli, segni e tratti completati da una superficie policroma delimita i relativi soggetti da interpretare essendo appartenenti ad un linguaggio “appunto” criptato. Si tratta di opere in codice decifrabili in parte da tutti oppure dal solo committente. Enigma e mistero sono la caratteristica percepita dai fruitori. Lo strumento principale per realizzare gli “Alfabeti Criptati” è costituito da vecchi caratteri mobili in legno o metallo utilizzati nelle tipografie di un tempo e ricercate dall’artista nei vari mercatini dell’antiquariato. Dopo aver creato una matrice di stucco vengono portati in rilievo su una tavola di terracotta ed infine dipinti. Il linguaggio astratto unito ad una scrittura misteriosa è il modo con cui l’artista vuole dirci che sono tante le cose che non comprendiamo subito, o che per alcuni non hanno un significato e per altri si.

La chiusura del percorso espositivo è lasciata ai cuori degli anni novanta, raffigurati su un fondo nero, dove il simbolo dell’amore realizzato in rilievo emerge, contrasta, ed attrae grazie ad un colore rosso vivo contornato ed impreziosito dal cromatismo nobile dell’oro oppure dell’argento. Pirac conclude il suo ciclo espositivo dicendoci che l’amore è un linguaggio universale dalla notte dei tempi.

L’esposizione nella cripta di San Lorenzo. (foto Matteo Tessaro)