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Grandezza e umanità 

della scultura di 

Troiano Troiani

di di Agostino Picot

marzo 1974

 

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Dalle sculture di Troiano Troiani emana un senso di composta e drammatica grandezza, un'umanità raccolta, pensosa e vibrante.

L'uomo è la sua opera, è stato detto anche per lui, ma anche nel carattere duro e sempre ascensionale della sua vita vi è la genesi, il timbro della sua scultura.

Per meglio comprendere la sua opera seguiamo le tappe della vita di Troiano Troiani: di umili, ma dignitose origini, a nove anni, secondo un duro e imperioso costume dettato dalle necessità, incomincia la sua vita di emigrante per recarsi a lavorare in una fornace, « nelle Germanie ». E' una fucina selettiva di uomini e di caratteri: si resta segnati per sempre col marchio del lottatore o si sparisce. Troiano Troiani resiste e coltiva in sé una quasi innata tendenza per l'arte plastico-figurativa. Non è favola: già allora plasmò in argilla una statuetta di un omino chiamato « il blanc de Venzon »: un piccolo gioiello tuttora conservato.

Affidato alle cure di un onesto e valente artigiano, lo scapellino Domenico Conchin, trovò l'avvio alla sua arte, non senza affinarsi, durante il periodo invernale, frequentando le scuole della sua Buia, dove era nato nel 1885, corsi di disegno e di musica. E' segnato dall'antica, quasi inesorabile legge dei friulani: emigrazione, lavoro. Egli vi aggiunge lo studio e l'impegno ancora più severo con sé stesso: la creatività artistica. Ogni suo pur limitato miglioramento delle condizioni di vita è pagato con sudore e sacrificio di una durezza che oggi la maggior parte ignora, ogni sua visione ed espressione artistica nasce da questo mondo di lotta e di sofferenza, dalla speranza e dalla volontà di renderlo più adeguato alla dignità dell'uomo, dalla visione e sogno di popolarlo di creature ideali, che tuttavia esprimono sempre un travaglio e un dramma ineliminabile pur nell'equilibrio della forma e nella maestria del segno. Troiano Troiani si trasfigura veramente nella sua opera. Dirà di lui un amico « Egli era la sua opera, in essa era lui stesso nell'aspetto fisico, nell'espressione spirituale e in quella plastica ». Il dolore, la speranza, la volontà di superamento vi emanano in ogni tratto. Si era fatto uomo quasi forgiato dal lavoro: petto ampio, larghe le spalle, linee del volto marcate, profilo netto e deciso, come quello delle sue statue, occhio ceruleo, penetrante.

Un corpo carenato per il lavoro anche manuale, una muscolatura agile, vigorosa. Si conquista una solida e personale cultura che assimila i valori ideali e dell'arte, substrato delle sue composizioni volte ai grandi ideali e alle più alte figure, alle più alte espressioni del pensiero e dello spirito. Avrebbe potuto precipitare in un volgare e deprimente verismo populista se la volontà non lo avesse sempre sorretto e se la fiducia in sé gli fosse mancata. Preferì sempre i temi dei grandi e difficili ideali, sdegnando le cose piccole e immediate.

Trascorre tre anni di vita militare a Firenze: ne sarà segnato per sempre, suona il clarino nella banda del reparto, ma visita soprattutto musei, palazzi, chiese, studia opere d'arte. Pur nelle continue trasformazioni, nel rinnovamento della sua arte, attraverso esperienze formative e stimolanti, non dimenticherà l'originalità toscana dell'arte, la sua delicatezza e la cura dei particolari, che, del resto, già il suo tirocinio di artigiano gli aveva imposto. La legge del mestiere diventerà regola della sua arte e del suo magistero di professore di sculture all'Accademia delle belle Arti di Buenos Aires, dove approderà per concludere, circondato dall'ammirazione e dal rispetto, la sua esemplare vita.

Dopo il servizio militare si iscrive e frequenta l'Accademia di Venezia: l'ultima tappa italiana nella città che è una manifestazione impareggiabile d'arte, di genio e di valori. Segnato da quella visione e da quelle esperienze, nella primavera del 1914, Troiani Troiani lascerà, si può dire, per sempre l'ltalia, salvo per un breve periodo di riposo e di riscoperta del suo mondo di Buia nel 1952.

Le rinunce, le esperienze non lo avevano bruciato, ma vivificato e temperato: « Arrivò tra noi, scrive una rivista portegna, portando nell'animo d'artista un fuoco intenso che ancora dopo trenta anni arde con uguale intensità. Fin dall'inizio lavorò assiduamente sapendo che la vita di un artista è legata ad un permanente sforzo, ad una costante tensione di energie. Il giovane italiano che veniva in cerca di nuovi orizzonti era forte e coraggioso. Le sue prime prove rivelarono subito la potenza del suo temperamento ».

La vita è l'uomo, l'uomo è l'opera. Ma vi è anche un'altra dimensione della quale non si può non tener conto: quella dell'ambiente. Questa è l'Argentina: nuova dimensione storica, diversa misura umana ed etnica, moltiplicata dimensione spaziale e di prospettiva, altra problematica artistica.

Troiano Troiani incomincia a sentire la nuova realtà sempre più intensamente; le sue prime esperienze affrontano in modo originale soluzioni plastiche e spazio ambientali. L'Argentina ha una dimensione civile, umana ed etnica diversa da quella dell'Italia, è una prospettiva dimensionale sub continentale, mentre quella dell'Italia può essere universale nello spirito, ma selettiva e raffinata nel campo storico e civile, frutto di una tradizione plurisecolare e in fondo unitaria. La Argentina è un incontro di popoli, di razze, di tradizioni molteplici, convergenti o divergenti, europee e non, latine e autoctone: un mondo nuovo che cerca una sintesi originale, all'espressione della quale anche l'artista è chiamato a contribuire.

Troiano Troiani prima lo intuisce, poi lo sente e infine affronta soluzioni non solo valide, ma artisticamente felici e produttive.

Basti esaminare i quattro busti per la torre commemorativa del trecentocinquantesimo anno della fondazione della città di Alta Grazia nella provincia di Cordoba: il conquistatore dall'espressione sdegnosa, fiera del combattente che affronta l'ignoto, il missionario dal volto scavato, dal profilo affilato e tagliente che reca sul petto una ben stagliata croce, simbolo di fede e di conquista, il gaucho che pare assomigliare per i tratti al conquistatore spagnolo, ma che all'elmo e all'armatura sostituisce il cappello di chi deve guardare i greggi e difendere i propri campi e non affrontare un nemico misterioso e onnipresente, il tradizionale abito del ranchero argentino e infine quello dell'indio, diverso per gli occhi appena socchiusi per gli zigomi più pronunciati, per i tratti del volto più rozzi e primitivi, quel che distingue il suo aspetto da quello degli invasori europei è una piuma appena abbozzata che emerge da una lunga e ben pettinata chioma cinta da un nastro. I quattro eroi dell'epopea argentina, i conquistadores veri e propri, si distinguono per lo oggetto della loro avventura non solo per i tratti somatici ispano-americani, ma anche per il loro sguardo fisso verso l'avvenire e un orizzonte lontano, quello del loro avversario e vittima ha invece il tragico volto di chi si difende e che sembra braccato e senza scampo.

Troiano Troiani lo esprime con la sua esperta e originale modellazione analoga ad un linguaggio bene appreso che assomiglia alla sua grammatica che, una volta conosciuta, si applica con felice spontaneità e proprietà. Quattro volti: espressione di un mondo veramente nuovo conquistato nella linea espressiva, nei volumi modellati con tratti diversi, nel gioco di luci in funzione di forme e di contenuti spirituali contrastanti: un gioco di psicologia artistica e di volumi-ritmi caratteristici, di fatture nervose originali e proprie.

L'artista consegue ancor giovane la sua piena maturità formale ed espressiva, di contenuto e di valore.

Qualcuno troverà nella sua arte influenze prossime e lontane: da Michelangelo (e neppure a noi sembra manchi per un ben dosato manierismo e potenza espressiva di volumi e di movimenti equilibrati) di Rodin Bourdelle (l'espressionismo di origine francese è una notevole componente dell'arte europea dell'epoca) di Mestrovich (perchè no? il dalmata ha una potenza espressiva pari a quella del nostro, ma più sfumata e astratta) di Medardo Rosso (col quale possiamo trovare talune analogie, come nello psicologico - figurativo busto di Pietro Menis).

Ma si tratta di influenze e di analogie che non ci convincono del tutto, anche se di volta in volta gli accostamenti sono tutt'altro che arbitrari, anche se lo stile trovi generiche convergenze nella potenza e nella linearità delle espressioni, nell'affinità del gioco volumi-luci, nell'introspezione di personaggi e di valori, nello sfumato impiego dei simboli, pur così efficace nel moderarne l'impiego.

Esistono modalità di espressione, di valori e di forme che sono universali o quasi, l'originalità consiste nel diverso modo di manifestarli e di tradurli in forme estetiche che possano essere da tutti ammirate e accettate.

In Troiano Troiani scopriamo, sì, la continuità di una tradizione di contenuti e di valori, le analogie di stili classici e l'affermazione di un misurato e ben dominato senso del barocco, l'affermazione di un figurativo solido e ben equilibrato nel gioco di volumi e di luci, di un preciso richiamo alla forma e al carattere del soggetto, l'influenza di più stili e di più epoche, il richiamo e una penetrante modernità, che però mai travalica in una dissennata avanguardia di ricerca senza approdo. Sotto questo riguardo potremmo dire che Troiano Troiani è uno degli ultimi classici della scultura senza naturalmente essere il primo dei moderni, ma in lui classico e moderno-figurativo si incontrano felicemente e con sano equilibrio, che prelude a nuove e più originali sintesi.

Il valore e il significato della scultura di Troiano Troiani ci sembra stia soprattutto nel suo stile personale e originale, prodotto di una sintesi personale dell'arte plastico-figurativa del suo tempo, di una interpretazione psicologico-formale dei suoi personaggi e delle sue idee tradotte in volumi e luci che interpretano la realtà e le molteplici caratteristiche della vita, in una continua meditata ricerca e superamento.

Ripetiamo ancora: l'uomo è l'opera e Troiano Troiani volle sempre che la sua espressione artistica fosse anche quella della sua esperienza, della progressiva scoperta dell'uomo e dei valori della vita. La sua vita è una continua ascesa verso lo spirito e le forme, via via, più purificate dal contingente e dal marginale.

Emigrante fin dalla prima età, profugo della povertà anche se non della miseria, lavoratore-artigiano capace di forgiare le materie più refrattarie come quelle più plastiche, studioso e osservatore delle emanazioni più elevate che l'umanità ha saputo produrre: da quella toscana a quella di Venezia e infine a quella del Mittel Europa per finire nel crogiolo ispano americano, ha saputo conquistare, attraverso ripetute e diverse prove, il nome e il ruolo di maestro di una prestigiosa scuola d'arte e di scultura.

L'arte di Troiano Troiani e la sua evoluzione corrispondono quindi alle sue esperienze di vita, al concetto stesso della vita che egli si è fatto attraverso il suo lavoro, la sua creatività, il suo modo sociale e spirituale di interpretare la vita, e, d'altra parte, col maturare di nuove forme d'arte e di stili, da lui sempre esaminati e mai passivamente accettati.

Il suo concetto della vita fu e rimase sempre drammatico, inizialmente sotteso da una protesta sociale, espressa, ad esempio dalla statua del suonatore ambulante Bondanze, conservata nel civico museo di Udine, mentre successivamente al verismo si sostituisce il dramma spirituale che include quello umano, ma in certo modo lo supera, l'esaltazione delle forze cosmiche e di quelle dell'uomo, del le sue opere e del suo pensiero sociale, spirituale e religioso. A mano a mano che egli si

to per accentuarne il valore del simbolo. Lo stesso si potrebbe dire della soda e forte figura di donna che rappresenta il risparmio: è forse meno spiritualizzata per il peso del lavoro, ma non meno nobile ed essenzialmente umana. E' così, ancora, il Cristo Crocefisso di una soave ghibertiana lieve spiritualità: un Cristo che ha già redento l'umanità (se mai l'umanità può essere redenta) e si libra più a spirito che corpo su una composita croce, animata da felici incisioni evangeliche. E' un Cristo simbolo che magnifica ed esalta la vittoria sul male, che non può essere opera e conquista dell'uomo. Tutta l'opera del Troiani è una continua elevazione dalla materia alla poesia, dalla poesia allo spirito: una liberazione che è prima sua e poi dell'umanità. L'uomo è, ancora, l'opera. L'uomo che dai problemi del pane volge la sua mente, la sua capacità creativa, allo spirito.

Un'evoluzione in sé stesso e su stesso in rapporto alla propria visione e interpretazione della vita, alle conquiste della propria cultura e all'affinamento della propria sensibilità è l'arte di Troiano Troiani. Essa diventa con l'avvento della maturità, più interiorizzata, più formale e più immediata nella realizzazione, ma più sofisticata nell'idealizzazione senza però mai perdere il valore e il significato figurativo. Troiano Troiani era allergico all'informale astratto. Rimase tuttavia sempre fedele ai valori e ai significati del simbolo.

Altri, e in particolare il prof. Federico Borghini, in un saggio fondamentale per la comprensione del carattere e dello stile del Troiani (Risorgimento di Buenos Aires, 27 novembre 1950) distinguono la formazione del nostro scultore in tre tappe, in funzione della diversità dello stile da lui espresso:

« La prima epoca di Troiani è costituita dalla sua opera di medaglista e ritrattista, egli scrive... di allora si può anche nominare il San Giorgio, opera che rientra nel verismo... Di questo periodo sono anche « El hijo » (il figlio) e il « S. Francesco » due lavori che incominciarono a farlo notare come statuario. Si notano la forza espressiva del Troiani e la originalità del movimento ... Il secondo gruppo, formato dalle opere di quindici anni fa (1935 circa) è il più importante: Troiani raggiunge la massima forza e anche la massima classicità con le opere come « Resurrecciòn de America », « Amazona », « Promisiòn »...

Nel terzo periodo, attuale, (1950) nel Troiani la ricerca delle ombre e dei piani ha maggiore valore: c'è un principio di concezione barocca, che temperata dall'innato classicismo del periodo precedente, produce insieme linea e piani torturati, molto interessanti dal punto di vista plastico. La fattura è più nervosa e più rapida e l'argilla del lavoro originale, essendo trattata rudemente, si spezza in diversi piani-luce. L'insieme è più ricco, meno sereno e più tormentoso. Questa maniera di lavorare porta l'artista verso una linea più moderna e più vibrante. Succede al Troiani ciò che accadde al Ghiberti... le sue figure sono appena marcate nel bronzo con mano leggera e rapida. La stessa bellezza dei particolari osserviamo nel Troiani ad esempio nelle porte del mausoleo della Recoleta: i dettagli rientrano in una categoria quattrocentesca e mantengono sempre una freschezza e una bellezza propria delle sculture del secolo quindicesimo.

Certamente, conclude il Borghini, i tre anni passati a Firenze dal Troiani hanno lasciato la loro impronta. Aggiungiamo ancora Rodin e Bourdelle, l'impressionismo di Medardo Roso, le sculture di Mestrovic, e forse avremo l'idea dell'insieme del sostrato formativo di Troiano Troiani ».

Citazione lunga, ma necessaria e per comprendere la risonanza dell'opera del Troiani e per il significato dei confronti e dei valori, nonché per una esegesi del suo stile e della sua evoluzione artistica. Ma proprio su quest'ultima ci permettiamo dire il nostro dissenso, pur nell'accettazione del giudizio globale sulle caratteristiche formali e stilistiche del Nostro.

A parte il periodo iniziale e di tirocinio dell'attività artistica di Troiano Troiani, ovviamente la meno nota e certamente la meno personale e originale, riteniamo che lo stile e le tecniche del Troiani siano, sia pure in varia misura e con veri accenti, presenti in tutte le opere della sua maturità.

E ciò abbiamo potuto constatare anche nella recente visita all'atelier di Troiano Troiani, in calle Neuquen di Buenos Aires, grazie alla squisita gentilezza delle figlie Fulvia e Vanna, che conservano gelosamente il patrimonio artistico e di memorie del padre e della madre Eugenia — che conoscemmo una ventina di anni fa, come donna di fermo carattere e di nobile sentire.

Nel piccolo e luminoso atelier si conservano molte opere di Troiano Troiani. Sopravvive il suo spirito: si tratta di opere create nell'arco di una trentina di anni e fra esse non si nota uno stacco essenziale di linee, di volumi, di luci, di tecniche. Vi è una progressione in uno stile di una personalità originale e compiuta, che ricerca sì la perfezione, ma non rinuncia mai alle proprie fondamentali esperienze, alle essenziali intuizioni, a un modo di essere sé stesso.

Vediamo ad esempio « Karma » l'opera che risale al 1926, o San Francesco di Assisi (1925) o ancora «Madre» del 1929, nulla hanno da invidiare per plasticità e per potenza espressive all'imponente e drammaticamente pensosa figura di « Sintesi », un nudo maschile dal volto classico-moderno e dalla figura ben levigata nella sua essenzialità.

Opera di particolare rilievo e di una maturità intensamente creativa ci pare il bozzetto Resurrezione o Risorgimento dell'America, statuetta di poco più di un metro, percorsa da un soffio di grandiosità, come giustamente osserva il Borghini, anche per il suo atteggiamento inconsueto. L'America risorgente si leva dalla terra sostenendosi su un braccio, mentre l'altro punta verso l'alto e la figura si mantiene rigida, puntando con i piedi sulla terra. « Sto parlando, aggiunge, dell'aspetto grandioso della piccola scultura, che non arriva ai trenta centimetri di altezza. Ma questa è una delle caratteristiche dei lavori del Troiani: la grandiosità che si mantiene sempre indipendentemente dalle misure fisiche ».

Se a scopo semplificativo e didattico la opera di Troiano Troiani può essere divisa in vari periodi, in lui troviamo continuità e unità, quindi un'unità di stile e di ispirazione, una continuità di problemi ideali e strettamente umani che si sono espressi lungo una unica linea artistica: quella del costante impegno, della forza espressiva, dell'originalità dello stile e delle tecniche, pur nella inesauribile ricerca, nell'onorare se stesso con la propria arte.

Una volta Troiano Troiani, fidando di avere realizzato un'opera degna e duratura, esclamò « Gli uomini passano, l'arte rimane ». I ricordi dei suoi numerosi premi ed affermazioni — italiani, argentini e internazionali — sembrano affievolirsi e svanire nelle alterne vicende del tempo, la sua arte però rimane salda e duratura. La critica è più orientata all'ammirazione che all'approfondimento del suo stile, del suo carattere. Egli rimane uno dei grandi « antichi » e classici senza aver varcato le soglie della tempestosa espesso inconsistente attualità dell'arte informale.

A qualcuno le sue opere potranno sembrare retoriche e antiquate per i soggetti e per la drammatica forza che emanano: sono invece espressione di un'epoca che in quelle forme e in quei valori che essi esprimono ha fermamente creduto, come vi ha creduto Troiano Troiani, vedendo in essi l'emanazione più alta dell'umanità e della sua arte.

Esse testimoniano oltre che il carattere di un'epoca, l'importanza e il riconoscimento di un nostro artista all'estero e in particolare di quella patria di adozione di milioni d'italiani, l'Argentina, che lo onora, lo ammira e lo ricorda.

Da undici anni egli riposa nell'immenso cimitero della Chacarita di Buenos Aires vicino alla sua fedele compagna, Signora Eugenia.

L'Argentina lo ha degnamente onorato. E l'Italia? E il Friuli?

Durante il suo ultimo ritorno in Patria e nella prediletta Buia, rivisitata con commozione e affetto di figlio, venne nominato membro corrispondente dell'Accademia di Scienze e Arti di Udine. Onore più che meritato.

Il Civico Museo di Udine possiede la sua statuetta già ricordata che rappresenta un suonatore di fisarmonica « Bondanze », già noto in tutto il Friuli, ma si tratta di un'opera non acquistata dal museo, ma offerta da Troiano Troiani alla città di Udine.

Una testimonianza troppo modesta per l'autore di opere mirabili per stile e per valori formali quali la resurrezione dell'America, il Tritone, l'Arciere, Madre, il superbo busto di Dante, Promision, una delle opere più delicate e vigorose nello stesso tempo del Nostro.

Molti suoi gessi si trovano ancora nella sua casa-atelier di calle Nequen 1475 a Buenos Aires e attendono di essere calati nel bronzo.

Prima che sia troppo tardi la Regione, o la Provincia di Udine o il Comune di Udine ne dovrebbero, in parte almeno, riscattarli perchè l'opera di un così insigne e degno nostro artista non vada distrutta o travolta dall'oblio.

E' una proposta alla quale, ne sono certo, Maria Fulvia e Vanna Troiani, le gentili figlie che custodiscono con geloso affetto le memorie e vorrei dire le glorie del padre, non direbbero di no.

Agostino Picot