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Lis pituris di 

Rico Ursella

te glesie di San Bortul

di Ugo Masotti

 

FOTO 1

FOTO 2

FOTO 3

 

A' son passâz 28 ains che il pitôr plui grant di Buje nus à lassâz‚ ma la int no si é imò smenteade di lui. A Sant Ramacul 'e vignarà inaugurade ancje une sô mostre retrospetive organizade dal Comun in ocasion dal milenari dal cjscjel di Mont.
Dut il paîs po al à comentât positivamentri la decision de Ministrazion Comunâl di ristorâ la glesie di San Bortul metint a puest ancje i afrescs di Ursella ch'a decorin dute la grande cupule di chê glesie. A proposit di chesc' afrescs nus plâs di riferî chì l'articul ch'al comparì sul
"Corriere del Friuli" il 4 di lui dal 1914.

Chest al é sigûr il prin articul scrit sul mestri di Buje che in chê volte al jere ancjemò un "giovane pittore sconosciuto".

Domenica trascorsa Mons. Arciprete G. Buffoni benediceva solennemente le pitture che ornano la cupola della Chiesa del nostro Cimitero. La Chiesa è nuova‚ grandiosa e bella. Immaginatevi un vasto ottagono (m. 15 per 15) dal quale si lancia con bell'impeto ardimentoso la cupola che raggiunge i 24 metri d'altezza. È un lavoro enorme al quale il benemerito Mons. Arciprete s'accinse con giovanile ardore non impiegandovi per la sua elevazione che lo spazio di otto mesi: un vero record nel genere di questi lavori! E quasi tanta mole di lavoro non bastasse egli volle che la chiesa dei suoi morti fosse ornata e dipinta, perchè avesse così direttamente a parlare al cuore dei suoi vivi. Ê per questo lavoro scelse un giovane ancora quasi ignorato della sua Buia. Era forse un atto audace‚ ma che certo onora l'idea di colui che volle così dar agio e campo allo sprigionarsi d'un giovane ingegno paesano.

Il giovane si chiama Enrico Ursella e non ha che 25 anni. Ê un giovane magro, pallido, dall'occhio vivido e nero. Gli si vede nello sguardo il lavorio interno di un pensiero che tenta, che prova, che lavora. Ha studiato con lode a Venezia, all'Accademia, sotto la guida sicura e larga di Ettore Tito e se n'ê ritornato con una passione tormentosa che gli bruciava dentro: l'arte, con un desiderio vivo, violento di afferrare quest'arte e di fermarla li, con la sua mano, con il suo pennello...

Non le disse queste cose l'Ursella perchè certe cose non si sanno dire; si leggevano però con chiarità bramosa nell'occhio vivo, sulla fronte aperta...

Mons. Arciprete gli offri cosi la candida, enorme cupola del suo cimitero.

Ce n'era da sbigottire qualunque artista dal polso ormai provato e dalla fama ormai sicura. Eppure l'Ursella accettò e forse fu troppo audace, e lavorò per otto mesi e fu certo, troppo premuroso e svelto. Perchè il lavoro ê colossale. Immaginatevi quattro vastissimi campi divisi da larghe fascie decorative, che, con larga base, salgono su incuneandosi acuti fino a raggiungere il lucernone, dal quale sfolgora una luminosità di ignee fiamme circondanti la figura simbolica dell'Amore divino che tutto illumina e muove. I soggetti dei quadri sono scelti benissimo per lo scopo della Chiesa.

1) C'ê la resurrezione del Cristo la cui figura ê ben lanciata in un contorno di luci indovinate e che indica la base della nostra fede nella resurrezione dei morti;

2) c'ê di riscontro la grandiosità del giudizio universale che parla della giustizia di Dio;

3) ai fianchi si delinea la morte placida di San Giuseppe, sorrisa da visioni angeliche scendenti, che è come modello ed esempio;

4) e infine fiammeggia la scena del Purgatorio, schiusa nel suo tetrore di fuoco, dalle preghiere che salgono alla Vergine sorridente, e che ci parla di speranza e di gloria vicina con gli angeli che volano liberamente attesi e invocati... Come potete indovinare sono quattro quadri e quattro generi di pittura che per il contenuto storico o psicologico possono mettere a prova tutta la genialità versatile dell'artista. Dal dolore violento alla gloria sovrumana, dalla gioiosa speranza alla disperazione spasmodica, c'ê tutta una graduazione di carattere e di momenti pittorici i piú strani ed originali.

Ebbene l'Ursella è riuscito perfettamente in questo suo lavoro? Sarei un adulatore ad affermarlo in via assoluta, un presuntuoso se volessi soltanto pretenderlo. Dei difetti si, ce ne sono; c'ê, ad esempio, troppa poca fusione nell'insieme di certi gruppi e figure, ci sono dei visi un po' duri, qualche massa di colore staccata, ci sono insomma di due peccati d'origine: l'opera troppo vasta per il primo lavoro di un giovane e il tempo troppo breve. E voi comprenderete che non sono peccati insormontabili questi, tutt'altro! L'Ursella deve perciò confortarsi.

Titta Gori dall'anima eletta d'artista, di vero artista e perciò senza grettezze o pose di critico dissolvitore, ha cantato l'inno della speranza su questo giovane. Ne ha ammirato la sua robusta tecnica nel dipingere i nudi, veri, pieni di movenze e di vita, il suo studio anatomico appassionato, la percezione sicura del colore e gli disse le parole buone: Studi e l'arte le si schiuderà bella e promettente!

E l'Ursella ha accettato l'invito e noi lo vediamo ora girare per la nostra magnifica campagna tutta luci, ombre, verde con sua tavolozza e ricavarne quadretti graziosissimi, veri, senza pedanterie o leccature... Oh, ma le parole del solitario eletto pittore di Nimis non sono soltanto un invito, sono una lode e un augurio, e a questo e a quella io m'associo ben volentieri con ferma speranza nel cuore.