Pasqua 1998

Incontro della Caritas parrocchiale

con Mons. Giovanni Nervo

A cura di Maurizio Santi

 

Durante la sua visita pastorale nella forania di Buja (Dicembre 1997) l'Arcivescovo Mons. Alfredo Battisti ha invitato, per quanto concerne la testimonianza, a tenere vivo ed a potenziare l'impegno nel settore della carità, ad istituire una Caritas in tutte le parrocchie ed a promuovere la costituzione della Caritas foraniale.

Per approfondire adeguatamente questi argomenti la Caritas parrocchiale di Santo Stefano ha invitato a Buja Mons. Giovanni Nervo, ex vicepresidente della Caritas italiana, presidente della fondazione Zancan di Padova e autore di numerose pubblicazioni sul tema della carità. Nella sala della canonica di Santo Stefano, mercoledì 18 febbraio, alla presenza di numerosissimi operatori pastorali di Buja, Majano e Treppo Grande sono stati proposti a Mons. Giovanni Nervo alcuni temi sulla testimonianza della carità in parrocchia ed in forania.

Credo sia utile per creare in tutte le persone sensibilità alla carità, promuovere la cultura della solidarietà e coinvolgere la comunità e la forania in un itinerario di crescita e maggior attenzione ai poveri, riportare la breve sintesi della conversazione di Mons. Nervo.

1. Mons. Nervo come si può favorire la promozione di una Caritas foraniale e quali sono i suoi compiti principali?

La Chiesa si forma e cresce in seno alla celebrazione dell'Eucarestia.

La Chiesa universale è presente là dove la comunità cristiana si riunisce a celebrare ogni settimana la Pasqua del Signore, cioè nella parrocchia. Questa è la prima scuola per far crescere la comunità cristiana come famiglia di Dio.

La Caritas parrocchiale è lo strumento del Consiglio Pastorale e comunque della comunità parrocchiale per richiamarla continuamente alla scelta preferenziale dei poveri, con due obiettivi necessari se vuole vivere come famiglia di Dio: - che nessuna persona e nessuna famiglia che vivono nel territorio della parrocchia quando hanno gravi difficoltà materiali o morali, siano lasciate sole; - che ciascun cristiano che partecipa all'Eucarestia la domenica, eserciti durante la settimana le "opere di misericordia corporali e spirituali" perché la pratica della carità non è delegabile in quanto è essenziale per la vita cristiana.

Perciò la Caritas foraniale non può sostituire la Caritas parrocchiale. Può fornire invece alle parrocchie e alle Caritas parrocchiali alcuni servizi che si realizzano meglio in un ambito territoriale più ampio delle singole parrocchie: -la formazione degli animatori della carità, cioè dei membri delle Caritas parrocchiali; -la formazione dei volontari delle varie associazioni di volontariato; -il sevizio di informazione sulla rete di risorse del territorio per rispondere ai bisogni dei poveri; -un centro di ascolto (di segretariato sociale) che sia l'azione di stimolo sulle istituzioni.

Tutto questo dovrebbe essere vissuto come esperienza di comunione fra le comunità parrocchiali e le loro Caritas.

2. Mons. Nervo con quali strumenti si può sensibilizzare la comunità parrocchiale alla carità.

Valorizzare al massimo la Pasqua domenicale. La Caritas parrocchiale dovrebbe collaborare con il parroco a questo scopo.

Formulare proposte di segni di condivisione. l'Avvento di fraternità (sull'esempio di San Paolino da Lima: condivisione per i poveri della parrocchia, per i poveri di una parrocchia più povera, per il fondo diocesano di solidarietà, per i poveri lontani con una micro-realizzazione); la Quaresima di carità che prepari ad una giornata della carità come revisione comunitaria di vita.

3. sono i nuovi impegni e compiti di una Caritas parrocchiale?

 Promuovere la partecipazione di base delle associazioni di volontariato per stimolare e sostenere le istituzioni nella tutela dei soggetti deboli. Ad esempio un convegno ed un pubblico dibattito ogni anno, con una buona documentazione, sul "Posto dei poveri nel bilancio del Comune".

4. Mons. Nervo quali sono le strade più opportune per inserire nuovi membri in una Caritas parrocchiale?

Si può preparare il terreno con la "leva annuale del volontariato", cioè un'assemblea aperta a tutti in cui le associazioni di volontariato esistenti presentano i bisogni del territorio, illustrano il loro tipo di intervento e aprono le iscrizioni a nuovi volontari, magari proponendo un corso breve di formazione. Da questo humus si potrebbero ricavare i partecipanti ad un corso di formazione foraniale per animatori di Caritas parrocchiali.

5. Mons. Nervo, quali sono i rapporti tra la Caritas diocesana e la Caritas parrocchiale?

In estrema sintesi io penso che la Caritas Diocesana può: -provvedere ai sussidi didattici per la formazione degli operatori; - dare indicazioni per microrealizzazioni; - fornire esperti per corsi di formazione; -essere occasione di partecipazione di membri della Caritas diocesana a corsi e seminari regionali e nazionali. La Caritas parrocchiale può dare informazione e documentazione sulle proprie iniziative e sollecitare occasioni di incontro e di scambio a livello diocesano.

 6. Mons. Nervo come possono i membri di una Caritas riprendere le loro energie?

Per riprendere energie può servire andare a visitare esperienze significative anche in altre Diocesi, partecipare a incontri, convegni e seminari su temi attinenti il lavoro della Caritas a livello nazionale. Si potrebbe prevedere nel bilancio della Caritas parrocchiale una voce di spesa a questo scopo e creare le occasioni perché almeno ogni due anni tutti i membri della Caritas parrocchiale partecipino ad una iniziativa culturale esterna - meglio due a due - con l'impegno di riferire e riportare documentazione a tutti i membri della Caritas.