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Il Circolo Culturale Laurenziano Consuntivi e prospettive di Ottorino Dolso |
È ormai comunemente accettata la distinzione fra cultura in senso umanistico che designa una profonda rielaborazione sia intellettuale che spirituale delle nozioni acquisite nei vari rami del sapere risolventesi nella promozione della personalità morale dell'uomo e nell'educazione del gusto e della cultura in senso antropologico che d'altronde comprende l'insieme di tutte le manifestazioni della vita materiale, spirituale e sociale di un popolo. Quando nel lontano 1972 don Valerio Zamparo con un gruppo di professori della Scuola Media di Buja e alcuni volontari, con la sua intelligente tenacia riuscì a costituire il Circolo culturale Laurenziano, si proponeva di promuovere, utilizzando tutte le tecniche e i mezzi di informazione possibili, la promozione culturale sia individuale che della comunità. Tale Circolo è nato come emanazione della parrocchia, pur mantenendo completamente autonoma la sua gestione, anche per non perdere i contatti con i giovani che uscivano dalla scuola media inferiore o superiore e si addentravano indifesi e moralmente impreparati nel tanto agognato mondo del lavoro, ma così difficile e pregnante di incognite. I soci fondatori inoltre, conoscendo a fondo il fenomeno della circolazione culturale nella nostra comunità in tutte le sue articolazioni e in tutti i suoi aspetti, si proponevano anche di evidenziare le differenze fra cultura popolare reale e cultura popolare «osservata» e descritta e di favorire un costante e prezioso travaso tra la comunità sempre viva e operante e i numerosi e valenti scrittori, poeti artisti locali che bisognava far conoscere e degnamente valorizzare. Effettivamente in tutti questi anni, nonostante la forzata ma breve pausa del post-terremoto, il Circolo ha svolto molteplici attività e tutte di notevole interesse: corsi di aggiornamento culturale e sociale; conferenze, dibattiti e tavole rotonde; spettacoli musicali e rassegne; spettacoli teatrali anche di tipo sperimentale; spettacoli cinematografici e cineforum; mostre di vari artisti; ha anche stimolato e incentivato lo sport specie tra i più giovani; inoltre ha curato l'edizione di libri e pubblicazioni e ha promosso varie attività intese a difendere, valorizzare e sviluppare le lingue e le culture locali sia nella scuola che nel mondo del lavoro. Nel 1979 il Circolo ha istituito il Premio «Nadâl Furlan» con la precisa finalità di «riconoscere l'impegno umanitario, sociale, artistico e culturale, caratterizzato dal messaggio cristiano, nella civiltà friulana, di persone operanti nell'ambito del Friuli-Venezia Giulia»; il premio ha avuto un buon successo e in cinque anni é stato conferito a personalità di grande prestigio nel campo delle lettere, delle arti e della benemerenza sociale, ma non è stato adeguatamente valorizzato e per affermarsi ulteriormente dovrebbe essere maggiormente caratterizzato dai valori cristiani e dovrebbe acquisire una fisionomia e un'identità più specifica In qust'ultimo anno, in occasione delle celebrazioni per il millenario, il Circolo ha partecipato attivamente alle manifestazioni organizzando, con il patrocinio del Comune, un ciclo di conferenze sulla storia e la cultura di Buja; è stato un impegno eccezionale che ha coinvolto tutti i consiglieri ed anche la popolazione ed è servito di stimolo allo sviluppo di una migliore cultura storica e alla ricerca sistematica e scientifica delle nostre origini. Il Circolo, per il futuro, si prefigge non solo di continuare questa sua opera di promozione culturale, ma anzi di intensificarla nella ricerca costante dei veri valori qualitativi, spirituali e metafisici in contrapposizione alla concezione illuminista e materialista che riduce i bisogni e le aspirazioni dell'uomo, i suoi sogni e i suoi desideri alla sola ricerca dell'interesse materiale ed individuale. La cultura senza valori è come l'Idra dalle mille teste o come la torre di Babele; quando si parla di questa cultura s'intende quasi sempre un esasperato individualismo o un amorfo collettivismo; tante chiacchere senza sostanza; libri, riviste e giornali che invadono le case senza essere letti; continuo e massacrante martellamento dei mass-media; pseudo folklore senz'anima; è destino di tale cultura disperdersi e sminuzzarsi in miriadi di polvere, quando decade l'ordine da cui promana e da cui soltanto riceve sostanza. Dicono Rifkin e Howard «Abbiamo magnificato i concetti di progresso materiale di efficenza e di specializzazione sopra qualsiasi altro valore. Così facendo abbiamo distrutto la famiglia, la comunità e le tradizioni. Abbiamo lasciato indietro tutti i nostri valori assoluti, salvo la fede assoluta nella capacità di superare i limiti posti alla nostra attività fisica, al nostro libito». Solo quando saremo riusciti a rifondare una vera cultura con veri valori sapremo indagare con profondità tutti i settori dell'attività umana in tutte le scienze e in tutti i campi e potremo affrontare con serenità i problemi del futuro dell'umanità con le sue prospettive fisiche, morali e sociali. Certamente la nostra cultura e la nostra concezione del cosmo si avvicina di più a quella del Premio Nobel Ilya Prigogine: «Al posto della descrizione classica del mondo (quella della scienza) che considera l'uomo come un automa e l'universo come una macchina, è necessario tornare al modello gergo del mondo come opera d'arte». |