Ad  Angelo CRACINA 

«Per la carica di profonda umanità, animata dalla fede; per la fresca, sorgiva, capacità di credere nella vita, di riconoscere entusiasticamente il bene, dovunque si trovi; per l'amore costante e fattivo alla cultura e alle tradizioni etniche, religiose e civili delle popolazioni del Friuli orientale; concretato nella sua attività pastorale, nei sui studi e nelle sue pubblicazioni.»

 

State ascoltando Mons. Angelo Cracina

(Matrimonio Luigina ed Egidio)

  Mons. Angelo Cracina è nato a Campeglio di Faedis il 16 aprile 1909.

Dopo aver compiuto gli studi presso il Seminario diocesano, è stato consacrato Sacerdote da Monsignor Giuseppe Nogara il 23 luglio 1933.

La sua vita pastorale è iniziata in Carnia, a Paularo; da lì è passato a Gemona, come Vicario dell'Arciprete, a Vernassino e a San Leonardo, nelle Valli del Natisone, dove ha svolto la sua opera dal 1939 al febbraio 1966.

Nel marzo di quell'anno, Mons. Cracina, viene nomi­nato Pievano Arciprete di Buja ed il giorno di S. Giuseppe, eccolo tra noi! Ricordo benissimo il suo arrivo: la visita alla Chiesa Matrice di Monte tra festosi battimani, l'omaggio del Sindaco prof. Ermes Santi, il saluto di una bambina della scuola materna, ma soprattutto risento le parole che Don Angelo ha pronunciato nel Duomo stracolmo di folla, parole piene di carità cristiana.

Cultore di Storia e di Tradizioni locali, amante degli studi, ha voluto, nonostante il lavoro in Parrocchia, allargare ed approfondire la propria formazione culturale, frequentando la Pontificia Università del Laterano dove, nel 1974, si è laureato «magna cum laude» in Teologia Pastorale.

E poi la notte del 6 maggio...

Quanto dolore ho letto nei suoi occhi, Monsignore, quando l'indomani L'ho incontrata sulla piazza mentre guardava quello che rimaneva nel nostro Duomo... Sono passati tre anni, tre anni duri, nei quali Lei ha lavorato, ha lavorato tanto e di questo tutti noi La ringraziamo di cuore!

Mons. Cracina da lungo tempo opera anche nel cam­po della cultura e della valorizzazione delle minoranze etniche in Friuli, con lavori di studio e di ricerca storicolinguistici e religiosi.

La sua opera è preminentemente indirizzata alle genti della Val Natisone. Ha scritto saggi su antiche preghiere slovene da Lui scoperte, testi devozionali della Slavia Friulana tradizionale, monografie storiche locali.

In particolare voglio ricordare «Devetica bozicna u Podutanski Fari» (La novena di Natale nella parrocchia di San Leonardo), dove l'autore riporta, nella parlata locale, la tradizione genuina della novena e delle canzoni natalizie del luogo, mentre in «Antiche preghiere popolari slovene del Santuario di Castelmonte» sono raccolte le formule più antiche, sempre nella lingua delle Valli del Na­tisone, dell'Ave Maria, del Padre Nostro e del Credo.

Fa spicco il suo volume: «Gli Slavi della Val Natisone», uno dei saggi più completi ed esaurienti della storiografìa attuale friulana. Esso concerne la Storia, il folclore, la religiosità e la vita delle popolazioni slave in Friuli.

Nell'opera sono messi a confronto tradizioni e modi di vita slavi e friulani, in una osmosi storica e geografica nella comune Fede Cristiana.

Per Angelo Cracina, come per i Padri della Chiesa, la Fede si innesta sul tessuto naturale delle genti e ne sublima l'individualità assoluta.

In pratica tutte le sue opere sono una pagina di storia del popolo di Dio, articolato nelle proprie incarnazioni etniche e sociali.

Con «Briciole di Storia e di Vita bujese», Monsignor Angelo Cracina ed il suo Vicario Don Valerio Zamparo, hanno dato l'addio ai parrocchiani di Buja il 30 giugno 1982.

«Una piccola raccolta di fatti, di persone e di cose a voi care ed anche a noi», si legge nella prefazione. Una storia fatta di momenti felici e di giorni tragici, di iniziative e di collaborazione, d'impegno e di spirito di sacrificio, di affetto e di stima.

Durante il convegno di studio tenutosi a San Pietro al Natisone il 7 dicembre 1983, a cura del Circolo Culturale «Studenci», sul tema «Cattolici e questione slovena in Provincia di Udine», Angelo Cracina ha ampiamente illustrato la situazione che si era venuta a creare nella Slavia Friulana, quando il governo fascista ha vietato l'uso della parlata slovena nell'esercizio pubblico del Ministero Sacerdotale.

La relazione, nata dallo studio di documenti, ma so­prattutto dalla esperienza personale dell'Autore, che ha esercitato il servizio pastorale in quella terra per più di trent'anni, è stata pubblicata nel 1985 con il titolo: «A cinquant'anni dalla proibizione dello Sloveno in Chiesa - Forania di San Pietro al Natisone».

Nello stesso anno viene dato alle stampe «Briciole di religiosità slava in Val Natisone. - La novena di Natale».

In questo angolo di Friuli, dice Don Angelo, esiste una devozione speciale per la Madonna, devozione che, in occasione delle festività natalizie, si traduce in antiche tradizioni, originali e tipiche della gente slava. «La funzione socializzante della Sacra Liturgia e in particolare della Santa Messa» (1987), è il lavoro di tesi che Monsignor Cracina ha discusso presso l'Università Lateranense di Roma nel 1971, quando ha ottenuto il Diplo­ma in Pedagogia Pastorale.

La seconda parte di quest'opera, intitolata: «In chiesa», è nata nell'ambito della Comunità parrocchiale di San Lorenzo di Buja, grazie alla collaborazione con il proprio Parroco di persone di ogni ceto ed anche degli alunni della Scuola Media locale.

Oggi, Angelo Cracina, sta dando gli ultimi ritocchi ad un 'opera monografica dedicata al suo paese natale, di cui racconta l'origine, le vicende civili e quelle religiose.

Storia che rivive dalle carte degli archivi e dalle testimonianze che conferiscono a Campeglio di Soffumbergo il suo volto.