A  Domenico Zannier

«Per l'ispirazione cristiana e sociale che pervade la sua vasta opera letteraria e la meravigliosa capacità di salvare «vetera et nova», abbracciando la realtà friulana e universale dell'uomo. 

 

Per aver rinvigorito la lingua friulana con apporti personale e recuperi storici in modo da contribuire e renderla capace di esprimere qualsiasi concetto della civiltà.»

 

Domenico Zannier, «forse il maggiore poeta friulano di questi anni», come ama definirlo Sergio Salvi, noi di Buja lo conosciamo tutti da sempre, sia perché da molto tempo è insegnante di Lettere nella nostra Scuola Media, sia perché non può certo passare inosservato un uomo con una intelligenza e con una cultura così profonda e così vasta e nello stesso tempo con dei modi così semplici e alla mano...

Nato nel 1930 a Pontebba, si trasferì ben presto a Casasola di Maiano, il paese della madre. Esordì come scrittore ad appena 19 anni, inviando una prosa lirica e patriottica al periodico udinese «Patrie dal Friûl».

Nel 1952 fondò la «Scuele libare furlane» che tanta parte ebbe nell'insegnamento della lingua friulana ai giovani e nella valorizzazione della civiltà locale.

Nel 1967, Zannier, assieme ai poeti Mario Argante e Galliano Zof, diede vita alla «Cjarande», antologia-manifesto, che servì a rivelare tanti validi poeti di ogni angolo del Friuli. Ecco poi la raccolta di liriche: «Tal gorc dal soreli» (1968) e «De bande de vite» (1969).

Zannier ha composto anche la più valida quadrilogia epico-narrativa della Letteratura friulana: «Les culines palides» - «Furlanie di cîl» - «L'Ancure te Natisse» - «I dumblis patriarcâi».

Tra i primi due poemi e gli ultimi due, è innegabile una svolta in un crescendo di universalità e di interessi culturali, di approfondimento psicologico e molteplicità tematiche. Il ciclo di «Culines palides» e di «Furlanie di cîl» (pubblicati assieme nel 1976 sotto il titolo «I dîs dai ciclamins» dall'Editrice Laurenziana di Buja) appartiene all'epoca giovanile dell'autore; «L'ancure te Natisse» ed «I dumblis patriarcâi» si legano, invece, ad un'altra fase esistenziale della personalità poetica di Domenico Zannier, quella più matura negli esiti artistici ed umani.

Un'opera di tale ampiezza (più di 28000 versi endecasillabi sciolti) non esisteva finora nella Letteratura ladina ed essa si rivela come un documento linguistico e culturale di fondamentale importanza, in cui domina la ricerca di un respiro umano, cosmico, divino, del canto dell'essere.

Domenico Zannier è autore anche di numerose opere liriche, di teatro e di prosa.

Ricordiamo il romanzo «La crete che no vai», uscito a puntate sul periodico «Patrie dal Friûl» e raccolto in volume dall'Editore Ribis nel 1977, il dramma storico «Il midili di fuc» (1974) e «Pastorâls di Nadâl» (1976).

Sue prose e poesie figurano in tutte le Antologie della lingua e letteratura friulana e molte delle sue composizioni sono state tradotte nelle principali lingue europee e in tutte le lingue neolatine.

Domenico Zannier ha promosso anche numerose iniziative nel campo del folclore, di cui è studioso e saggista e nella musica popolare e d'autore.

Basti pensare al «Festival della Canzone Friulana Moderna» (1959), «La Sagra della Villotta» (1963) e la «Sagra del Canto Friulano» (1963), manifestazioni nate con la collaborazione del compositore Oreste Rosso.

Nel 1978 ha dato alla stampa «Fevelade a Diu», dove ancora una volta i suoi versi, pervasi da un profondo senso religioso e cristiano della vita umana, lo collocano tra i migliori e più autentici protagonisti della civiltà ladina del Friuli.

Tra i numerosi riconoscimenti che Domenico Zannier ha ricevuto in questi ultimi anni, ci piace ricordare il «Premio Internazionale del C.I.A.C.» (Centro Italiano Arte e Cultura) che gli è stato assegnato a Roma nel 1980, il «Campidoglio d'oro» dell'Accademia Jakob Burckhardt di Roma ottenuto nel 1980, ma soprattutto la Candidatura al Nobel per la Letteratura, negli anni 1986-1987, Candidatura che ha riconosciuto nel nostro poeta la voce altissima della cultura ladina contemporanea, nel cui alveo sa esprimere contenuti e valori umani universali.

L'idea è partita dall'Istituto di Filologia Romanza dell'Università di Salisburgo e da quello di Letteratura Comparata di Innsbruck. I docenti l'hanno sottoscritta perché «l'opera letteraria di Domenico Zannier costituisce un apporto prezioso al quadro della letteratura europea... per l'umanesimo profondo e sincero da cui traspare una luce di speranza per l'avvenire».

Ultimo, ma solo in ordine di tempo, il premio «Angelo del Castello - Città di Udine - ACAD - 1988».

Ancora una volta un giusto riconoscimento a chi ha reso grande non solamente la poesia friulana, ma l'intera cultura delle Minoranze.