A David Maria TUROLDO 

 

 

«Per l'elevatezza e l'ardore ecumenico della sua molteplice opera letteraria e culturale, per l'attività di redenzione e riscatto degli umili nel segno della giustizia cristiana.»

 

State ascoltando Padre David Maria Turoldo (registrazione del 7-4-1990)

Il nome di Padre David M. Turoldo corre da molti anni sulla bocca delle masse, sulle onde della Radio e sugli schermi televisivi, perché ci si possa dimenticare di lui. Grande figlio del Friuli, nasce a Coderno di Sedegliano nel 1916 in piena Prima Guerra Mondiale, mentre sul Carso e sulle Alpi Carniche e Giulie gli uomini non riescono a conoscere amore. Nel suo paese friulano, a poche miglia dal Tagliamento, la miseria regna sovrana, eppure nella povertà profonda la dignità morale non viene meno, sostenuta da una religiosità antica e paziente.

 Turoldo compie gli studi presso la congregazione dei Servi di Maria e raggiunge il Sacerdozio, completando studi filosofici, teologici e letterari. La sua opera di apostolato e di arte si svolge in varie città italiane. La sua scelta sociale e libertaria parte presto.

Nel periodo della Resistenza fonda la rivista clandestina «L'uomo» in cui appaiono le sue prime poesie. Da allora la sequenza bibliografica si accresce di innumerevoli opere, da «Non hanno più vino» del 1957 e «La Passione di S. Lorenzo» del 1961 a «Laudario alla Vergine» e «Bibbia Storia dell'Uomo» del 1980.

Tra le più significative opere poetiche e letterarie ricordiamo «Io non ho mani» del 1948, «La terra non sarà distrutta» del 1951, «Gli occhi miei lo vedranno» 1955, «Poesie» 1970.

Ha scritto pure di Teologia nella ventata rinnovatrice del Concilio Ecumenico Vaticano II, verso i nuovi orizzonti della Fede. Con il regista Pandolfi ha realizzato un film: «Gli ultimi», drammatico messaggio di un popolo e di una terra, premiato al Festival di Cannes nella sezione films per la gioventù.

Collabora assiduamente alla RAI e le sue rubriche religiose sono molto seguite.

Dirige a Sotto il Monte, presso Bergamo, il Centro di Studi Ecumenici Giovanni XXIII, per favorire l'unione tra le confessioni cristiane ed evangelizzare i lontani.

La tensione delle sue opere reca il sigillo di una fervorosa protesta morale ed il desiderio di una fratellanza che riscatti la condizione umana.

David M. Turoldo ha visitato le comunità friulane in vari continenti e si è accostato alle civiltà non cristiane dell'Asia per uno studio e una conoscenza che aprano la via al Vangelo, al Signore della Parusia, al Cristo uno in tutti. Né va dimenticato il costante grande amore che lo lega da sempre al Friuli.

Uno di noi in tutto! Pur destinato a servire altrove diverse e varie comunità, rimane presente ed attivo, non solo durante le frequenti visite volte a stimolare ed animare coloro che sono i suoi fratelli «di carne di sangue», ma pure riprendendo con forza e vitalità la tradizione più autentica del Friuli di ieri e di oggi.

«Mia terra... addio», è il titolo di un'opera pubblicata da Turoldo nel 1980, in cui egli sostiene che il Friuli, quello vero, non esiste più.

Il terremoto ha distrutto «non le cose» ma i Friulani, certi valori del passato sono scomparsi: la vita guadagnata con le proprie mani, il sapore delle cose, il rispetto di sé e degli altri, soprattutto le tradizioni intese come radici.

Ripensando a quello che era il Friuli, alla sua storia di abbandoni forzati, di fatiche impensate, di accoglienze discrete, ma anche calde, di generosità schietta ed essenziale, la parola di Turoldo diventa messaggio del Vangelo, impegno a ricostruire partendo dall'uomo.

L'uomo è ancora al centro di un 'altra importante opera del grande poeta religioso, coscienza inquieta del nostro tempo. Ne «Il grande male», l'attuale società va procedendo dal TUTTO verso il NULLA, la nostra civiltà è basata sul vuoto ed il guaio è che non abbiamo coscienza di questo!

Il mondo non è più minacciato dalla morte, ma dall'oltre morte, cioè il NULLA, la distruzione totale.

Il fenomeno da studiare oggi è la disperazione: nessuno sa quello che deve fare e perché deve farlo, il problema vero è l'uomo senza ruolo.

Ma per Turoldo deve nascere l'uomo della Speranza che, dopo aver preso coscienza della realtà, sa far fronte ad essa.

Ultimo in ordine di tempo, tra le moltissime pubblicazioni del Padre Servita: «Il Vangelo di Giovanni» in cui l'autore tenta un dialogo tra la spiritualità dell'Oriente e quella dell'Occidente.

Giovanni è una porta spalancata sull'Oriente, una porta tra le due culture, è colui che propone la concretezza di Dio all'Oriente e la necessità di recuperare il mistero all'Occidente.