A Francesco PLACEREANI 

 

 

«Per la molteplice opera suscitatrice della coscienza di un popolo autenticamente friulano, in cui i valori dell'etnia, della storia e della fede si congiungono con il progresso sociale, economico e civile. »

 

Francesco Placereani è un personaggio inscindibile dalle vicende della recente storia del Friuli.

Nato a Montenars nel 1920, in quella fascia prealpina che è la più povera della montagna friulana, ancora vi risiede, meditando sui destini ultimi della propria terra.

Ordinato Sacerdote nel 1944, quando il Friuli era dilaniato dalla guerra tra opposte fazioni e invasori, all'indomani della libertà riconquistata partì per l'Argentina e, a Buenos Aires e a Rosario, svolse il suo ministero.

Rimpatriato si dedicò all'insegnamento della Religione prima, della Filosofia e della Storia poi, nei Licei classico e scientifico di Cividale e di Udine.

Laureatosi in Filosofia all'Università di Padova, ha sempre avuto una specializzazione personale nella conoscenza di varie lingue moderne e classiche.

A cominciare dal 1970 ha così potuto compiere la traduzione del Vangelo in lingua friulana, partecipare alla compilazione dei libri liturgici e addirittura affrontare la versione dell'intera Bibbia. Ma soprattutto è stato un animatore e un trascinatore.

La sua opera ha stimolato e risvegliato la coscienza etnica e comunitaria della gente friulana, le sue frasi «forti», maturate di getto, vibranti di vigore, sono state, e lo sono ancor oggi, testimonianza della sua passione e del suo amore per il Friuli e per il popolo friulano, un popolo che Egli vuole vivo e ricco di dignità.

Mediante le associazioni ed i gruppi culturali in cui ha operato e nei movimenti che ha promosso, compresa l'iniziativa della Mozione del Clero del dicembre 1967, ha sempre indicato un traguardo sicuro, una meta positiva. Poco importa se ancora resta molto da fare per questa nostra Terra, l'opera di Francesco Placereani, di Pre Checo, rimane una pietra miliare della nascita della «Piccola Patria».

Pre Checo si è spento nella «sua» Montenars il 18 novembre 1986.

Dal suo testamento spirituale:

O intint di passâ di cheste vite

in te fede di Gjesù Crist ch'e

si è sacrificât par me secont la

dutrine de glesie dal Ocident in te

tradizion de glesie patriarcjâl di

Aquilèe che à nudrît la mê fede:

in cheste fede o ai vivût e o

intint, come ch'o ai dit, di murî.

O domandi perdon a Diu di

duc' i miei pecjâz e ju rimet al

podê, come che dìsin, des clafs

che Crist j à dât a la sô glesie.

Se o ai ofindût qualchidun, cun

umiltât o domandi perdon.

Montenars, 22 rnarzo 1983