| A Galliano ZOFF
«Per la vigile arte poetica in lingua ladina friulana, volta a celebrare la storia sacrificale dei lavoratori della terra e la vocazione dell'uomo alla giustizia e all'amore. » |
State ascoltando Galliano Zoff - 28-3-1997 - Dopo la presentazione del Poema "Anilusi" di Domenico Zannier ci ritrovammo a Caporiacco al "Agriturismo da Gabri" . Il "Cappello" alla serata lo mise Galliano Zoff con questo memorabile intervento.
La personalità di Galliano Zof, nato a S. Maria La Longa nel 1933, si è andata sempre più imponendo in questi ultimi anni per lo spessore artistico e culturale dei suoi scritti e per la viva partecipazione alle fasi più salienti dell'odierno risveglio friulano, sia sul piano pratico che su quello ideale. Uomo di grandi pulsioni intellettive ha fatto della propria arte poetica un'arma di rivendicazione e di riscatto, celebrando nelle sue varie opere, quali «Pan cence levan», «Lindrîs di tuèssin», «Cercli di lune», «Contadinance», «De bande dai siôs», «Flôrs», celebrando, dicevo, il lavoro, la sofferenza, l'amore della povera gente; ha dato alla poesia la socialità amara dell'antico mondo contadino e ha scandito la forza degli uomini, affratellati con gli altri esseri terrestri in una superiore visione esistenziale. Laureato in Lettere e in Filosofia, specializzato in Psicologia, Galliano Zof non ha mai nascosto la sua identità cristiana, specie nella campagna del movimento per la vita. Sui problemi della scuola ha scritto: «Lettera a un deputato» e nel campo folcloristico troviamo diverse sue opere sia singole, sia stese in collaborazione con altri esperti. È tra i fondatori de «La Cjarande», dopo essere stato del gruppo del «Tesaur», con D'Aronco. È stato socio, e lo è ancora, delle varie istituzioni friulane che si propongono il riconoscimento delle peculiarità linguistiche e storiche del Friuli. Nell'attuale panorama delle lettere ladine della Regione, gli esiti poetici di Zof appaiono tra i più liricamente e spiritualmente motivati. Una costante, nell'opera di Galliano Zof, è la volontà, il desiderio di non fermarsi mai alla superficie delle cose, ma di scavare sempre più a fondo. In «Spire e Muse», del 1984, il poeta prosegue un discorso iniziato da tempo. Con una sensibilità tutta particolare, ancora una volta, riprende il tema della dura vita dei contadini, disseminata di incomprensioni e di amarezze. I suoi versi ritraggono, con occhio amaro e sofferta partecipazione, le dolorose vicende vissute un tempo dalla gente dei campi, sopraffatta dalla miseria, eppure fiera, coraggiosa, tenace, capace di lottare e di resistere. Anche se oggi le cose sono cambiate, il poeta non può dimenticare le ingiustizie patite da generazioni di uomini; per questo, attraverso il suo canto, vuole restituire al mondo contadino dignità e rispetto. «Timp cence timp», è l'ultima raccolta di liriche, pubblicata da Zof nel 1988. C'è in essa un'ansia continua che anima il poeta e che assume, di volta in volta, aspetti diversi. Ansia che è desiderio di amore, dolcezza di ricordi, nostalgia di giovinezza, voce della coscienza che indica, in mete che vanno al di là della nostra esistenza terrena, il fine dell'uomo ed il senso delle sue azioni. |