| A Marcello De STEFANO
«Pal so lavôr di regist, avodât ai omps
che no àn plence di vivi e al Friûl risurint. » |
Marcello De Stefano, laureato in Legge e diplomato in Regia cinematografica, è nato a Benevento. «Non sono un Friulano di nascita, ma di scelta», ama dire! Dopo aver vinto un concorso particolarmente selettivo, nel 1954 accede al Corso biennale di Regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Qui fa le prime esperienze nel campo del soggetto cinematografico, della sceneggiatura, dell'aiutoregia e realizza due mediometraggi a soggetto religioso. Nel 1964 in «Un inno a Dio e un inno all'uomo», Marcello De Stefano comincia «a vivere» il suo manifesto d'arte, proclamato nel nome di Teilhard de Chardin. Manifesto nuovo, perchè non scritto, ma vissuto come presenza cristiana nella cultura contemporanea, fondamentalmente atea. Manifesto originale ed unico, perchè artistico e religioso, quindi controcorrente, strutturato da anni di attività artistico-culturale e non in un enunciato scritto. La visione del mondo di Teilhard de Chardin con il suo concetto di «philum», cioè di un passato positivo, base di una vera proficua evoluzione, è al centro di tutta Fattività cinematografica del regista. Benchè vincitore di un concorso alla T. V. nazionale, De Stefano lascia Roma per far ritorno in Friuli, dove si impegna a far conoscere i valori autentici della nostra Terra, di cui è stato sempre partecipe, attivo e scrupoloso osservatore. Comincia con un impegnativo problema umano. «Incontro con un'infanzia rifiutata» è, infatti»il suo primo documentario, presentato alla Mostra Cinematografica di Venezia, nel 1972, con vivo successo. In esso si rivive l'esperienza di un mese di vacanza con i ragazzi handicappati di Via Planis, a Udine, e del graduale coinvolgimento dei loro genitori. Un'opera questa, in cui il regista non lascia allo spettatore alcuna possibilità di distogliere l'attenzione dal tema ed in cui mantiene quel rigore di scelta e quella finezza di intuizioni che sono le caratteristiche preminenti del suo stile. (Si è anche scritto che se i «Leoni d'oro» ci fossero ancora stati — in quegli anni erano stati eliminati come nuova politica culturale post-contestazione sessantottesca — l'opera di De Stefano avrebbe sicuramente conseguito il premio. Paolo Pedretti - «Gazzetta di Parma» 19/9/1972). Segue la pellicola «Eucarestia e segno» (1972), per il Congresso Eucaristico Nazionale, pellicola che illustra le radici aquileiesi della nostra Chiesa locale, solido ancoraggio che permetterà ad Essa di approfondire sempre di più, di proporre in misura sempre più vasta, la sua dimensione spirituale. Dopo aver vinto il «Premio Nazionale di Qualità» dei critici italiani, il film è stato selezionato per rappresentare l'ltalia alla «19a Semana Internacional de Cine de Valladolid» nel 1974. La produzione continua con «In verità, in verità vi dico» (1975), sui luoghi delle due guerre mondiali e con «Da un pugno d'erba», sulla storia economica del Friuli, storia che De Stefano analizza in modo sobrio e stringato, cogliendone l'essenze, attraverso l'evolversi di situazioni comuni, vissute da uomini comuni, fino alle contraddizioni e alle inquietudini della civiltà industriale. Altre opere significative sono «In un linguaggio il futuro» e «Controlettura», scelto dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, per la serata di inaugurazione dei «Nastri d'Argento 1976» al Cinema-Teatro Sistina di Roma. Nell'anno seguente, in occasione del Festival Cinema-tografico Internazionale delle Nazioni di Taormina, «Controlettura» è stato abbinato alla mostra itinerante dei film internazionali d'autore, ottenendo un attestato di partecipazione nominativo e nel 1978, ad Aosta, a «La première rencontre du cinéma des communautés ethniques et culturelles», ha vinto la «Grolla d'oro», quale omaggio al Friuli. In «La prima pietra, una linfa che scorre», film nato per la posa in opera dell'acquedotto e in «Uomo, macchina, uomo» De Stefano presenta concrete proposte per un modo diverso di essere soggetti umani del proprio lavoro. Per il suo professionismo alternativo, le opere del regista friulano sono presenti sia in sedi culturali, sia in rassegne o festival cinematografici nazionali ed internazionali, con affermazioni di pubblico e riconoscimenti di critica. In occasione del 50° anniversario della fondazione di Aprilia, durante le celebrazioni della «Settimana della friulanità 12-19 luglio 1986», Marcello De Stefano ha rappresentato nella città laziale il Friuli cinematografico ufficiale. Sono state proiettate le sue opere più significative e, a conclusione della manifestazione, il Fogolâr Furlan di Aprilia ha donato al regista una targa-cartiglio. Con i suoi quattordici filmsaggio, come li chiama la critica, De Stefano «ka dato al popolo friulano il suo cinema». Cinema che, come dice Oscar Morandini «non è mai pura rievocazione, ma provocazione, qualche volta anche violenta, per smuovere le acque stagnanti che uccidono la vita» e che se è «documentazione sul passato» non ignora «nella ricerca storica il presente e il futuro» alla luce «del piccolo, dell'umile con le radici ben fonde» e di «quei fermenti nascosti nel reale» che «potrebbero dare alla società quel supplemento d'anima di cui ha estremamente bisogno». |