A Renzo BALZAN

 

«Ch'ai dà aghe di fontanon a lis lidrîs de Cjargne, scrivint lui e promovint a creâ chei âtris par une rinascite umane e cristiane des monz dal Friûl, cun clapis culturâls, libris e sfueis, e judant fraternamenti ogni etnìe.»

 

State ascoltando Renzo Balzan alla presentazione del libro "Drams Lirics" di Domenico Zannier - Buja ..-..-1991

E' nato a Feletto nel 1943, ma da molti anni vive a Terzo ai Tolmezzo., in Carnia. Tecnico e giornalista pubblicista è tra i fondatori de Clape Culturâl Cjargnele «Stele di Mont», di Tolmezzo e cura la redazione dell'Antologia «Aghe di fontanon»», ormai arrivata al quinto volume, in cui poeti e scrittori della Carnia, pubblicano le loro opere in «marilenghe». Siro Angeli, Gemma Nodale Chiapolino, Leonardo Zanier, Lucia Dorigo e moltissimi altri, noti e meno noti, possono così, grazie all'impegno e al lavoro di Enzo Balzan, dare alle stampe ogni anno la loro produzione migliore.

Firma anche la rivista «Gnovis Pagjnjs Furlanis» dell'Unione Scrittori Friulani. Nel 1983 Renzo Balzan ha vinto la quarta edizionel «Premio San Simeon» di Codroipo, con una raccolta di prose svelte ed eleganti: pagine che l'anno seguente sono state pubblicate con il titolo di «Liendis de Cjargne e dai Contôrs». La sua prosa è ricca, ampia, vigorosa, intensa, capace di rielaborare poeticamente le più immediate impressioni.

Le immagini, i suoni, i colori che ravvivano quest'opera compongono un quadro stupendo, ricco di valori poetici e pittorici capaci di esprimere il profondissimo amore che l'autore sente per la Carnia, dove le tradizioni hanno radici profonde, dove vivono usi e costumi che celebrano in modo altamente simbolico i momenti fondamentali della vita.

Nel 1985 Balzan ha dato alle stampe «Vitis in Cjargne e misteris tal cûr», pagine di prosa che hanno il profumo della poesia e la dolcezza di un acquarello. Una vera e propria festa di colori, dove l'occhio sensibile dell'autore sa cogliere sfumature e contrasti di tinte, dove le acque hanno voce fresca e gioiosa su uno sfondo di abetaie innevate ed il bosco rinasce a nuova vita col canto dei nidi. In queste pagine aleggia anche la nostalgia per le cose passate, per il ricco patrimonio di ideali, di sentimenti che oggi sembrano aver perso il loro valore, ma che noi, dice l'autore, dobbiamo far rivivere in un mondo senza odio e senza crudeltà, libero e giusto.

Dopo «Cjargne e tradizion» del 1988, ecco «Quintri contis» (Premio Friuli 1987), arrivato in libreria nel 1990. Un libro diverso dai precedenti. Non sono più le leggende e la dura vita della gente di Carnia, con le sue valli remote e lo spettacolo incomparabile della cerchia dei monti, bensì la città con tutti i suoi problemi che l'autore analizza con saggezza montanara, col buon senso di sempre. Celso Macor a proposito di quest'opera scrive: Il dramma dei nuovi mali, l'agonia dei luoghi abbandonati, la solitudine dei vecchi, gli spazi ampliati dai problemi rifuggono da malinconie preferendo piuttosto il controcorrente, il razionale accanto all'umoristico, al poetico e all'umano....

E ancora: «Al pregio letterario si aggiunga la vena umana di questo ancor giovane autore che trasfonde nei racconti e nei suoi articoli su "La Vita Cattolica., i sentimenti della gente, i luoghi della memoria, il sacro e la leggenda, esprimendo un soggetto collettivo che ha filtrato in anni ed anni di frequentazioni di quella miniera di umanità che invecchia e muore cupa e abbandonata e senza storia tra i monti  dopo Tolmezzo «Radis e Semence» è l'opera più recente del nostro premiato, opera che ha ricevuto un particolare riconoscimento al «Premio Cortina», in lingua ladina, nel 1990.

Mi piace concludere con le parole che la Giuria ha scritto sul verbale di premiazione: «Quest'opera di Renzo Banzan, pur non trattandosi di narrativa e collocandosi a metà strada fra l'etnografìa ed il giornalismo, merita la segnalazione per l'esaustività nella ricognizione della materia e la ricchezza delle informazioni raccolte».