| A Tito MIOTTI «Ch’al à gjavât de fumate dai secui il sfiandôr dai cjscjêi furlans e inlustradis tantis nestris pieris di sanc e di glorie e la vôre dai artesans dal len.» |
Il professor TITO MIOTTI è nato a Udine il 25 giugno 1913. Completati gli studi classici si è laureato a pieni voti in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Torino, dove, nella Clinica Ostetrica e Ginecologica, fu prima Assistente e poi Libero Docente. Chiamato alle armi, nel 1941 è partito alla volta della Jugoslavia col 13° Nucleo Chirurgico. Al suo rientro in Italia, nel settembre 1943, è stato incaricato dalla Resistenza di organizzare e dirigere, per la Divisione Osoppo, il settore Medio-Tagliamento. Ricercato dai tedeschi è passato al servizio informazioni della “Franchi”, nelle isole della laguna veneta. Gli sono state conferite due croci di guerra ed una promozione di grado al merito. Terminata la guerra, è diventato prima Aiuto presso l'Ospedale di Venezia, poi, per trent'anni ha esercitato in Friuli, gli ultimi dieci con l'incarico di Primario nel reparto lungo degenti chirurgici del Nosocomio di Udine. Ha scritto quasi cento pubblicazioni di ordine medico-specialistico, ad una di queste è stato assegnato, nel 1940, il premio nazionale “Guzzoni degli Ancarani”. Il Circolo Culturale Laurenziano ha voluto quest'anno rendere omaggio ad un medico che ha dedicato con abnegazione tutta la sua vita alla professione, esercitandola con serietà e competenza, ma anche all'appassionato cultore di storia e di arte. L'avvio agli studi artistici è nato nel professor Miotti dall'essere collezionista di opere antiche, scelte col gusto del grande intenditore. La sua passione si è trasformata, così, ben presto in bisogno di conoscenza, di approfondimento. Autore di saggi critici apparsi su giornali e riviste, ha dato alle stampe nel 1962 “Il collezionista di disegni”, edito da Neri Pozza. E' questo un compendio di esperienze nel campo delle tecniche grafiche e delle analisi estetiche dal IV al XVIII secolo. Nel 1968, con il volume “Le nature morte di Paolo Paoletti”, Miotti ha reso pubblica la sua riscoperta dell'unico specialista in Friuli di questo “genere” di pittura, illustrando le 43 opere sino allora attribuite al pittore vissuto a cavallo tra il ‘600 ed il ‘700. In seguito lo studioso ha rintracciato altri 8 dipinti dell’Artista, che per tanti anni ha lavorato per molte nobili famiglie friulane, ma nessuno dei proprietari, nonostante fosse loro assicurato l’anonimato, ha acconsentito alla ristampa dell’opera con i suoi consistenti apporti. Nel 1970 è comparsa la prima edizione de “Il mobile friulano”, rinnovata cinque anni più tardi, un approfondito studio sull'arredo di appartenenza popolare, spesso, però di così alto livello da poter essere considerato vera opera d'arte, e nel 1991 ecco apparire nelle librerie “Nobiltà del mobile Friulano”, edito da Del Bianco. Un'accurata, minuziosa ed elegante pubblicazione sul mobile signorile della nostra Regione, dallo stile gotico a quello rinascimentale, dal Barocco al Rococò, una pubblicazione nelle cui pagine, arricchite dalle splendide fotografie di Paolo Brisighelli, si possono ammirare cassoni e forzieri, cassettoni e cassepanche, culle e inginocchiatoi, arredi chiesastici e di impiego civile, tutti usciti dalle botteghe di artisti mobilieri. Il prof. Miotti ha, però, acquisito una collocazione autorevole nel campo della cultura, soprattutto per i sette ponderosi volumi editi da Del Bianco tra il 1976 ed il 1988 su “I Castelli del Friuli”, una delle più importanti ricerche storiche a livello europeo. Fondatore e primo Presidente della Sezione Friuli-Venezia Giulia dell'Istituto Italiano dei Castelli, già nel 1965 e nel 1967 lo studioso tricesimano aveva pubblicato due agili volumi sull'argomento. Questi studi avevano messo in evidenza l'opportunità di un'indagine più ampia da dedicare a settori trascurati della castellologia friulana, da cui l'idea di una ricerca sistematica su tutto il territorio dell' “Antica Patria”. Ricerca che il professor Miotti ha affrontato sia per mezzo di una analisi approfondita di tutti i resti esplorati affioranti, sia con un vastissimo lavoro in campo bibliografico. Ne è risultato un percorso storico che supera i due millenni - dai Castellieri della Preistoria alle Fortezze dell'età moderna - senza trascurare gli avvenimenti che attraverso i secoli li hanno visti protagonisti di tante pagine di vita del nostro Friuli. |