A  Giorgio FAGGIN

 

«Ch’al à fat dal Friûl la sô seconde Patrie, scuviergint e promovint i valôrs de sô civiltât lenghistiche e leterarie e des sôs tradizions cristianis cun amôr di fi.»

 

Giorgio Tommaso Faggin professore universitario, storico e critico d’arte, traduttore, linguista, lessicografo,  è nato a Isola Vicentina il 9 agosto 1939.

Dopo essersi laureato in Lettere Moderne all’Università di Padova con una tesi sul pittore Bonifacio Veronese ed aver vinto una borsa di studio, ha soggiornato per quattro anni a l’Aia, dedicandosi con passione allo studio della pittura fiamminga e olandese dei secoli XV e XVI.

Tra il 1962 e il 1970 ha dato alle stampe una quarantina di studi storico-artistici su questa materia, tra cui “L’opera completa di Van Eyck”, “L’opera completa di Memling”, entrambe pubblicate da Rizzoli nel 1968 e il saggio “La pittura di Anversa nel Cinquecento”, uscito in libreria l’anno seguente.

Nel 1968 al Professor Faggin è stata conferita la libera docenza in “Storia dell’Arte fiamminga e olandese”.

Chiamato all’Università di Innsbruck per insegnare lingua italiana, ha tenuto in quell’Ateneo anche corsi di friulano e si è specializzato in Filologia Retoromanza.

Fu proprio durante il soggiorno nella capitale del Tirolo, che Giorgio Faggin ebbe per la prima volta l’idea di realizzare un nuovo vocabolario della lingua friulana.

Trasferitosi a Udine nel 1971, si è messo subito al lavoro! 

La fase prelimanare, durata fino al 1974, lo ha visto impegnato nello studio organico della letteratura friulana, ciò gli ha permesso di riscoprire e rivalutare autori ingiustamente dimenticati come Celso Cescutti alias Argeo, Antonio Broili, Eusebio Stella e tanti altri.

Ha potuto così individuare quali erano gli scrittori più idonei ad essere utilizzati per il suo dizionario ed iniziare una paziente opera di spoglio che lo ha tenuto occupato per più di due anni. Alla fine di quest’impresa veramente ciclopica, il Professor Faggin si è trovato fra le mani più di 56.000 schede contenenti citazioni di oltre 150 autori. Solo a questo punto ha iniziato la stesura delle singole voci. Sulla dibattuta questione della grafia, ha accettato l’introduzione delle “pipe” per i suoni palatali, rivalutando nel contempo le intuizioni di Jacopo Pirona.

Dopo otto anni di lavoro certosino, finalmente l’imponente mole di fogli dattiloscritti è passata alla tipografia Del Bianco.

Il 17 dicembre 1985 il “Vocabolario della lingua friulana” di Giorgio Tommaso Faggin è stato tenuto a battesimo nel Palazzo della Provincia di Udine da un grande italianista : Paolo Zolli. 

“Opera d’amore” l’ha definito Celso Macor, “Vero monumento della lingua friulana “ è stato il giudizio di Giovanni Frau e Carlo Sgorlon, sul “Piccolo” di Trieste del 28 febbraio 1986, così ha scritto:

“L’ambizione dello studioso vicentino non era soltanto quella di fornire alla piccola legione degli scrittori in friulano uno strumento di lavoro più moderno e più rigoroso di quanto non fosse il vecchio Pirona. Era anche quella di fare ordine all’interno della parlata friulana, che un po’ tutti gli scrittori, in ogni tempo, avevano usato a modo loro, con lessici diversi, per solito quelli appresi da bambini. L’ambizione di Faggin era quella di fare un po’ quello che era riuscito a  Pietro Bembo per l’italiano, quando esso cessò di essere un dialetto toscano e diventò, appunto, la lingua italiana nazionale “. 

Con la collaborazione di Walter Belardi, Faggin ha poi dato alle stampe “La poesia friulana del Novecento”, un’antologia nelle cui pagine sono raccolte ben 176 poesie di autori friulani contemporanei, “La cultura friulana nel Goriziano” è un altro importante saggio da lui scritto nel 1988. 

Avendo sempre mantenuto i contatti con i Paesi Bassi e con la lingua olandese, è incominciata abbastanza presto anche l’attività di traduttore del nostro premiato, attivita che in questi ultimi anni si è spostata dal campo dell’arte a quello letterario.

Ha tradotto, infatti, in Italiano parecchie poesie di autori contemporanei olandesi e fiamminghi, poi pubblicate su riviste e periodici.  Degne di nota le traduzioni dall’olandese al friulano della novella “Gimnasi e amôr” e di varie liriche di poeti del ‘900 apparse su ”Gnovis Pagjnis Furlanis” e “Studi Goriziani”. 

La poesia dialettale italiana è forse quella che più di qualsiasi altra possiede viva e festosa immediatezza, è ricca di immagini, di colori, di suggestioni, come testimonia “Il savôr dal pan”, uscito nel 1995 a cura de Clape Culturâl Acuilee, una raccolta delle migliori liriche in vernacolo scritte da vari autori del nord Italia in questi ultimi cento anni e tradotte in friulano da Giorgio Faggin con squisita sensibilità e grande padronanza della lingua, una traduzione curata che sa far rivivere pienamente la bellezza e la vivacità dei testi originali.

Solo mantenendo e salvando il Friulano salviamo la nostra storia, la nostra cultura, la nostra identità, per questo dobbiamo essere riconoscenti al professor Faggin e dirgli grazie per l’amore che porta alla nostra terra, grazie per la passione con cui lavora perchè la nostra lingua non scompaia, anzi si evolva e si sviluppi esprimendo voci e valori che meritino di essere conosciuti ed apprezzati ben oltre i confini della “Piccola Patria”.