| Ad Otto D'ANGELO
«Che cui soi colôrs incjantâz, nus à tornade la memorie di ce ch'ojerin tai paîs, tal lavôr, te famèe e te glesie, cun dignitât e puaretât, cul gust di vivi e di crodi» |
Otto D'Angelo, fedele cantore della civiltà contadina del nostro Friuli, è nato a Silvella di San Vito di Fagagna nel 1923. La sua era una famiglia numerosa, ricca solo di bambini e di affetti profondi. Sin da ragazzo amava dipingere sulle pareti bianche e lisce del granaio di casa, utilizzando i colori in polvere con cui suo padre imbiancava la stalla. Avrebbe voluto studiare, frequentare l'Accademia di Belle Arti a Venezia, ma la guerra con il suo carico di sofferenze, non glielo ha permesso. Così, con altri amici, ha dato vita a Udine, ad uno studio di pittura, che si è subito rivelato un’ importante fucina di idee e di esperienze. Fonti prime, istintive, di ispirazione sono state per lui i paesaggi campestri di Silvella, i volti ed i caratteri dei contadini dai nomi familiari, ma anche semplici zucche, cachi, mele, utensili di cucina, diligentemente fissati ad acquerello o schizzati a matita con tratto rapido e sicuro. Alla fine della seconda guerra mondiale molti friulani hanno dovuto prendere la valigia ed emigrare, tra questi anche il nostro premiato. A Parigi, la città più amata dagli artisti di tutto il mondo, D'Angelo ha trovato finalmente un lavoro capace di gratificarlo: è diventato, infatti, disegnatore di fumetti. " Fumetti agili, sempre di buon gusto e di fine disegno, curati fino in fondo, nei quali dinamismo e figura convivono felicemente" ha scritto Domenico Zannier. In Francia ha continuato a studiare pittura, si è iscritto anche all'Accademia Grande Chaumière dove ha realizzato migliaia di schizzi dal vero. Nel 1959 eccolo, però, nuovamente nel suo Friuli, tra la sua gente. Per dieci anni ha lavorato nello studio pubblicitario aperto a Udine, dove ha creato belle ed accattivanti etichette per le bottiglie dei nostri vini migliori, manifesti suggestivi per reclamizzare feste tradizionali e prodotti tipici, iniziative culturali e commerciali. Nel 1970, però, ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla pittura. E' nata, così, una produzione ricchissima di opere che ha il respiro e l'incanto di un poema bucolico, nella quale l'Artista ha fissato ogni momento della vita e del lavoro che fino a qualche decennio fa avevano come teatro le nostre campagne. Un mondo capace di dare senso all'esistenza, dove ciascuno di noi può ritrovare nelle forme, nelle luci, nei colori una profonda emozione spirituale. D'Angelo, con la sua bravura, ha saputo dare corpo poetico alla memoria e ricostruire in maniera rispettosa la vita concreta di tutti i giorni, una vita segnata dall'avvicendarsi delle stagioni, dal lento trascorrere del tempo regolato dall'aratura, dalla semina, dalla mietitura, dalla vendemmia e da tutte le altre fasi legate al lavoro della terra. Nelle sue opere la visione delle cose sembra quasi sospesa in uno spazio oscillante tra naturalezza e sogno, ogni immagine è viva e precisa nei colori, puntuale della successione dei dettagli. Nei suoi quadri tutto è ancora come una volta: i giorni del sole e del grano, le veglie invernali al caldo della stalla, la polenta fumante scodellata sul tagliere, il momento magico della neve, i giochi chiassosi dei bambini, le donne e gli uomini col viso segnato dalla fatica di ogni giorno, i mestieri ormai scomparsi, i suggestivi borghi di un tempo, spesso attraversati da una roggia ........ La semplicità della vita dei campi appare all'Artista come il modello di una felicità antica che conserva intatte la fede nella conoscenza dei cicli delle stagioni, della ricchezza e dei bisogni della terra, una vita verso la quale egli guarda con nostalgia. I suoi dipinti dai colori caldi, brillanti destano la sensazione struggente delle cose ormai lontane nel tempo, la malinconia di un caro mondo dissolto, di cui nulla resta se non la memoria. |