| A Gino FACCHIN «Pal regâl di une vite consacrade a educâ, semenant cristianitât e savê, pe sô poesie di lidrîs, pa la sô immense ricercje inografiche |
Gino Facchin, nato a Concordia Sagittaria nel 1914, appartiene all'Ordine dei Padri Stimmatini. Dopo aver studiato all'Angelicum di Roma, "dove ha trovato strada, prospettive vere, possibili, stimolanti" - come ama ripetere - si è laureato in Lettere, presso l'Università Cattolica di Milano. Ma il titolo più grande, più importante della vita, lo ha ricevuto nel 1937, da allora è Sacerdote in eterno. Per 35 anni, con serietà ed impegno, ha svolto la professione di insegnante ed anche di Preside, a Udine, a Verona, a Gemona. Capace di inventare mille cose pur di coinvolgere e di educare i ragazzi, sempre pronto al dialogo, generoso e disponibile, il professor Facchin è stato per i suoi allievi un maestro in grado di andare ben oltre gli steccati ..... Particolarmente importante la sua esperienza didattica per l'insegnamento del latino nelle scuole medie inferiori. Per i suoi studenti la grammatica non è mai stata arida enunciazione di regole, passivo apprendimento di schemi, ma seguendo criteri estremamente semplici e chiari, quasi un gioco ad incastro. Per l'originalità della struttura e la facilità di acquisizione, il suo metodo di lavoro ha dato vita ad uno strumento di studio nuovo, in grado di esaminare gli elementi portanti della lingua latina nel modo più naturale, anche attraverso il canto, senza eccessive complicanze grammaticali. Alla base del suo testo di grammatica, "NOBIS LIRANDUM", il professor Facchin ha usato il buon latino medioevale, ma anche autori locali. Nel 1962 ha dato alle stampe "Il Panisco", una raccolta di brevi sillogi poetiche scritte negli anni '50. Nei suoi versi, aderenti e consoni alla spiritualità dell'autore, l'uomo, il Sacerdote, il poeta patiscono insieme la personale vicenda terrena, dolorosa eppure serena, perché sorretta dall'amore di Dio. Nelle poesie che ha scritto per celebrare il bimillenario del paese natale, l'antica Jiulia Concordia, domina -dice Aldo Capasso- "il senso malinconico e penoso del tempo che passa, ripassa e cancella. Ma, insieme dona la certezza che tutto può spiritualmente risorgere....” Per il poeta, dunque, nelle pietre consumate dal tempo ritroviamo, se sappiamo capirle, una testimonianza tangibile della Storia di cui noi stessi facciamo parte. Esse ci danno il senso della continuità dei progetti e dei sentimenti umani. Da molti anni il professor Facchin si occupa anche di liturgia. Il tutto è incominciato quasi per caso. Nel 1950, due giovani inglesi, ospiti del suo Istituto di Verona, al momento del commiato hanno voluto regalargli un volume appena pubblicato in Inghilterra, il "LIBER CANTUS" della Chiesa Anglicana. Leggendo quell'opera, lo hanno colpito profondamente la perfezione metrica dei testi, la solennità dei canti, l'ampia scelta delle fonti, la sicura possibilità di cantare in inglese qualsiasi melodia. In quel momento ha pensato che ben diversa era la situazione della metrica nei nostri canti, soprattutto liturgici. Proprio per questo ha incominciato a fare il "manipolatore " di testi, riscrivendo migliaia di versi secondo i principi di una nuova metrica, che ha chiamato MELICA, perché le strofe si adattano con esattezza alla melodia. Un lavoro silenzioso, lungo, paziente. Ha tradotto testi latini e ne ha composti di nuovi, ha aggiustato sillabe e accenti, ha rimesso in uso trochei e giambi. Un’ impresa immane la sua: non si è accontentato di adattare sillabe a note, ma ha cercato anche di capire il brano melodico, entrando nell'animo del compositore. Moltissimi sono i testi che il professor Facchin ha affrontato, analizzato, adattato, ma anche opportunamente rivisto. Ha dimostrato che il Gregoriano non è un modo musicale riservato al latino, ma si presta magnificamente anche per l'Italiano. Oltre al vastissimo archivio personale e a due saggi, Don Gino ha affidato a oltre 8 ore di cassette televisive la spiegazione e la esemplificazione della "SUA" metrica. Dopo molti anni di studio e di ricerca nel 1988, editi da " La nuova base " ha dato alle stampe di " Canti Sacri ", tre volumi in cui ha raccolto testi italiani, latini e friulani, corredati da molti esempi musicali. A commento di quest'opera, Monsignor Albino Perosa ha scritto: "La lingua italiana, per la prima volta nella sua lunga storia di mirabile strumento corale, viene rigidamente disciplinata negli accenti e nelle elisioni. La lingua friulana trova qui l'occasione più idonea e più rapida per la sua accettazione e diffusione". Gino Facchin ha anche pubblicato un volume di " Cjantis furlanis", per le nostre villotte, ma le opere che ha già pronte e che aspettano solo di essere stampate sono più di venti. Per i sessant'anni di Sacerdozio, l'Abbazia di Rosazzo ha ospitato una mostra antologica delle sue opere liturgiche, didattiche, ricreative, musicali, una tavola rotonda ed un dibattito. . Tutto per fare festa a questo innografo, noto ed apprezzato in cerchie molto ristrette e specialistiche, così ricco di proposte e stimolazioni. |