Perche' 15 anni di Protezione Civile a Buja

di Armando Sant

 

 

Anche per i Bujesi, come per gran parte del popolo friulano, il terremoto del 6 maggio 1976 ha segnato, come una terribile rasoiata, un passaggio fra due epoche diverse, fra passato e futuro. Chi ha vissuto di persona l'esperienza non potrà mai dimenticare le immagini, i rumori, le grida, la polvere, la ricerca frenetica di chi non era piú accanto o il dolore per la perdita delle persone piú care; l'esodo verso la costa dell'Adriatico di quanti erano rimasti senza tetto, le tende ed i prefabbricati, ed infine l'avvio e la lunga fase della ricostruzione. E non potrà assolutamente dimenticare la solidarietà di coloro che sono accorsi in aiuto: di quanti, da ogni parte del Friuli, d'ltalia e del mondo, con i mezzi piú disparati e con grande spirito di solidarietà e di umana fratellanza, hanno lasciato il lavoro, la famiglia, gli impegni, per accorrere in quei drammatici frangenti a portare il loro aiuto, e soprattutto la speranza per rinascere e guardare al futuro. La spinta emotiva originata da questa grande solidarietà, unita al desiderio di aiutare quanti sono nella necessità (quasi per contraccambiare chi ci aveva aiutato), ha contribuito alla nascita, alcuni anni dopo i tragici eventi, della Protezione Civile Regionale e, in ambito comunale, alla costituzione del nostro Gruppo di Volontari.

Partendo dal presupposto che noi volontari non siamo e non possiamo essere considerati dei professionisti, ma solo la punta emergente di una popolazione maturata dagli eventi e dalle tristi esperienze passate nelle quali lo spirito di autodifesa risulta ormai un sentimento profondamente radicato, lasciateci sottolineare brevemente quegli aspetti del nostro volontariato che riteniamo piú positivi; aspetti che, a nostro avviso, meritano di essere potenziati in quanto puntano principalmente alla divulgazione e alla crescita della coscienza civica di autoprotezione. Con le dimostrazioni pratiche che da anni effettuiamo nelle scuole di ogni ordine e grado del nostro Comune (dalle scuole dell'infanzia alle scuole primarie ed a quelle secondarie), tentiamo di inculcare questa coscienza nei nostri ragazzi illustrando i pericoli ed i rischi ambientali dai quali dobbiamo imparare a difenderci. La conoscenza dei pericoli é infatti indispensabile in quanto ê necessario temere e rispettare la natura per imparare tutti assieme a difenderci, a difendere l'ambiente e ad aiutare il nostro prossimo, soprattutto il nostro prossimo piú debole. Oltre al compito della prevenzione, purtroppo, in 15 (quindici) anni, cioé a partire dal 1992 - anno di costituzione, il nostro Gruppo di Volontari é intervenuto per fronteggiare tutte le emergenze locali (comunali e distrettuali), ed in decine di situazioni critiche a favore delle popolazioni colpite da eventi o da calamità naturali. La nostra squadra ha portato il suo contributo dal Piemonte all'Alto Friuli, dall'Umbria all'Albania, al Molise, alla Val Canale, e questo non lo sottolineiamo per vanto, né perché crediamo di avere dei meriti particolari.

Noi Volontari preferiamo fare piuttosto che parlare, preferiamo dare piuttosto che ricevere. Abbiamo messo a disposizione del prossimo, della gente che ne aveva bisogno, le nostre esperienze, le nostre capacità tecniche, ma soprattutto la nostra solidarietà. Ovunque siamo intervenuti, abbiamo trovato nuovi amici che non dimenticano quanto fatto per loro, e con questi amici continuiamo a mantenerci in contatto perché la condivisione ed il rapporto umano sono di gran lunga migliori di qualunque aiuto economico, freddo e distaccato. Ma cos'é che spinge noi volontari a dare? Qual é lo spirito che ci anima, nonostante le ingenerose critiche di qualcuno? Forse si chiama coscienza civica? Generosità o l'altruismo innato? Forse é tutto questo, ma soprattutto crediamo che il segreto stia nella capacità di aggregazione che hanno questi uomini e donne, nella capacità di accettarsi, ognuno con i propri limiti, qualche cosa che travalica le capacità tecniche, le conoscenze e le esperienze di ciascuno, qualche cosa che li accomuna, qualche cosa che non guarda alle idee, che non guarda all'eventuale tessera che qualcuno puó avere in tasca, qualche cosa che si chiama "cuore".

Sono stato nominato Responsabile Comunale della Protezione Civile con una deliberazione dell'allora Giunta del compianto Sindaco della ricostruzione Gino Molinaro, nel lontano 1988; questa figura di Responsabile ê ormai praticamente scomparsa, direi giustamente a favore dei "Volontari" (coordinatori, capisquadra ecc.), però io non l'ho interpretata come una nomina caduta dall'alto, ma come una missione da compiere. Così posso dire di aver visto nascere e crescere il nostro Gruppo comunale, di aver conosciuto ad uno ad uno i Volontari che si sono resi disponibili in questi 15 anni di attività. Credo quindi di poter testimoniare la loro crescita in professionalità e competenza.

Se alcuni hanno abbandonato il Gruppo, altri sono comunque arrivati, e lo spirito che li ha animati ê sempre stato quello giusto: quello spirito che nei momenti difficili ti esorta ad impegnarti ulteriormente; che non esige risposte; che considera il dovere sociale come priorità, anche a discapito delle esigenze personali. Ringraziare questi Volontari ê quasi offensivo, basta una stretta di mano ed un sorriso sincero; affermerei che il loro "dare", il loro "fare" è naturale, il piú delle volte non ê necessario chiedere di intervenire, perché si offrono spontaneamente. La "coscienza civica di autoprotezione" in questi uomini ê innata, per un motivo o per un altro: riescono a percepire meglio, e prima di altri, le necessità ed i problemi sociali. Senza voler cadere nella retorica ma con la consapevolezza dei grandi problemi che ci aspettano, sia dal punto di vista sociale che da quello ambientale, causati dalle catastrofi naturali o dall'imperizia umana, io credo di poter affermare che, finchê ci saranno uomini come loro, potremo guardare fiduciosamente al nostro futuro ma soprattutto a quello che lasceremo ai nostri figli.