14 maggio 1976

Sospesi ieri lo sgombero delle macerie e il recupero delle vittime

I temporali rendono più penose le condizioni dei terremotati.

- I morti finora trovati sono 903, i feriti 1742, i dispersi quasi 500 -

Si tenta un primo bilancio del disastro -

Sempre forte la richiesta di tende 

- Nelle 66 cucine da campo dell'Ariete si confezionano e distribuiscono 25.000 pasti giornalieri -

L'entità delle perdite: centinaia di miliardi ma si lavora alacremente per rimettere in funzione strade, telefoni, linee elettriche, ferrovie.

 

Udine, 13 maggio. Violenti scrosci temporaleschi si sono abbattuti a cominciare da questo pomeriggio sulle zone terremotate. Pioggia battente e folate di vento freddo hanno investito dapprima il Pordenonese, quindi l'area più provata, quella di Gemona, risalendo al nord verso Resia. Le già precarie condizioni in cui si trovano gli oltre centomila terremotati, attendati alla periferia dei paesi sinistrati, si sono ulteriormente aggravate.

Le condizioni meteorologiche hanno inoltre imposto il blocco di ogni attività nello sgombero delle macerie e quindi il possibile recupero di vittime. Secondo i dati ufficiali forniti dalla prefettura, le salme recuperate tra ieri e oggi, prima dell'imperversare dei temporali, sono state trentuno: 903 risultano infatti fino a questo momento i morti, 1742 i feriti ricoverati negli ospedali, ma i «dispersi» sarebbero quasi cinquecento.

Intanto, a sei giorni dalla tragedia, quando purtroppo ancora preme la pietosa necessità di tirar fuori le molte vittime rimaste sotto le macerie (come soprattutto a Gemona dove si calcola rimangano da disseppellire duecento corpi, e dove il cimitero è trasformato in uno spaventoso deposito di bare vuote) e mentre il problema dei senza tetto si allarga a macchia d'olio aumentando di ora in ora il numero degli alloggi lesionati e considerati quindi inagibili dalle squadre dei tecnici e dei periti, si tentano i primi bilanci, si cercano di tirare le prime somme del disastro. E' un conto approssimativo, spesse volte appena indicativo di quello che risulterà un domani. .......................aggiungono perdite su perdite: 400 miliardi; attività commerciale: 2.207 aziende danneggiate su 3.491, totale perdite 90 miliardi; attività artigianali: 2.807 aziende danneggiate su, 4.097, totale 120 miliardi; attività industriali: 240 aziende danneggiate totale 200 miliardi; agricoltura: 410 miliardi Totale complessivo delle perdite provocate  dalla catastrofe: 1.320 miliardi. Ma in questo bilancio non si fa cenno ai danni provocati in settori di vitale importanza come le linee elettriche, le strade, le poste, le ferrovie, i, telefoni gli acquedotti ecc., i servizi pubblici cioè di vitale importanza. Ed anche per quello che vorrebbe essere il consuntivo dei danni del settore dell'agricoltura,    sono    bastate appena dodici ore per spostare le cifre di centinaia e centinaia di miliardi. La sola Associazione degli allevatori friulani fa ammontare le perdite, pur limitate al patrimonio zootecnico e relative strutture, a 600 miliardi.

 Complessivamente gli animali periti sarebbero appena 200, ma a cura dell'assessorato regionale competente e soprattutto della Friuli Carne sarebbero stati raccolti 2500 capi, rimasti senza stalle, e quindi in condizioni di dover essere smerciati. Parte dei capi abbattuti sono stati e vengono riciclati direttamente in loco per soddisfare le esigenze di vettovagliamento dei terremotati, ma quantitativi non ancora controllabili sono finiti, secondo i dati raccolti dal  direttore dell'Associazione allevatori, Moretti, sui mercati di Modena, Bologna, Oderzo, dove sono in vendita a prezzi di mercato, anche se vengono acquistati nelle zone terremotate da sensali senza scrupoli a prezzi di molto  inferiori  al  normale.

Che significato, possono avere a questo punto i bilanci che si tentano di abbozzare? Nulla più, come si è detto, di semplici indicazioni. Prendiamo ad esempio il settore dell'occupazione; nell'industria si calcola siano andati persi 4300 posti di lavoro; 7500 nel settore artigianato e commercio, con un totale complessivo di quasi 12 mila posti di lavoro.  

Per quanto riguarda le vie di comunicazione la situazione è più complessa; molte arterie sono state riaperte, seppure in maniera provvisoria, soprattutto per consentire il flusso dei soccorsi, ma nessuno ancora sa quanti chilometri di strade bisognerà ricostruire. Il discorso vale anche per le linee telefoniche ed elettriche guastate dal terremoto su un centinaio di chilometri quadrati. L'ENEL a tutt'oggi ha riattivato con linee di emergenza gran parte dei territori sinistrati; ma si tratta di linee a cabina provvisorie per soddisfare esigenze di emergenza come quelle di un punto luce almeno, nelle centinaia e centinaia di tendopoli improvvisate mentre molte continueranno a rimanere al buio. Sempre da parte dell'ENEL, invece, è stato possibile rimettere in servizio un primo gruppo presso la centrale di Somplago.

Si è tentato subito di rimediare impiegando gruppi elettrogeni e batterie di emergenza, ma ci vorrà del tempo per riattivare le centrali dislocate nei luoghi più battuti dal terremoto come a Gemona, Osoppo, Venzone, Buia e Forgaria, dove erano installati 4.600 numeri e oltre 4.000 abbonati.

E sempre tornando al tentativo di rappresentare un primo sommario inventario dei danni non si può qui sottacere del primo sommario bilancio, tracciato dal Ministero dei beni culturali, delle spese necessarie a restaurare ciò che è rimasto dell'incalcolabile patrimonio culturale che fino a pochi giorni fa il Friuli poteva vantare: sei-sette miliardi. A questo punto, a tentare somme globali si corre il rischio di fare un pessimo servizio alla correttezza, dell'informazione, e soprattutto a chi ha il compito di presentare i conti finali; potrebbe nascere il sospetto di un imbroglio, o peggio, di una speculazione. Il che sarebbe mostruoso.