16 maggio 1976 Rifiorisce la vita nella tendopoli offerta dai nostri lettori Villaggio Brescia: stamani si celebra un matrimonio Il rito avrà luogo all'interno del tendone inviato l'altro giorno dalla nostra città - Gli sposi saranno ospiti in luna di miele a Sirmione - Finita la cucina. di Renato Berti |
Nostro Servizio Buia, 15 maggio Villaggio Brescia. Fuori dalla tenda del centro operativo abbiamo attaccato un cartello. Chi passa lo commenta con animazione ed una manciata di allegria. C'è scritto: «Anna Carla Garzoni e Pietro Tondo annunciano il loro matrimonio che si terrà al Villaggio Brescia il 16 maggio alle ore 11. Sono tutti invitati». Il rito sarà celebrato nel tendone, mandato da Brescia, che abbiamo montato ieri. Non si tratterà di una cerimonia sfarzosa. Non ci saranno lanci di riso, pranzi sontuosi e solennità particolari: qua nessuno, infatti, non ha ancora dimenticato i morti del paese e del resto del Friuli. Però, nei limiti del possibile, si cercherà di trarre da questo avvenimento l'entusiasmo e le speranze che soltanto una settimana fa sembravano impossibili. Del resto quanto accadrà domani nel campo non è affatto casuale: con questo gesto, infatti, i due giovani vogliono dimostrare l'apprezzamento e il legame che ormai, Commozione La notizia, ha suscitato una ondata di commozione. Molti si sono, già fatti vivi, chiedendo di poter mandare qualche omaggio ai due novelli sposi . Domattina, con una auto inviata appositamente da Brescia, arriverà anche un dono offerto dai bresciani: una grande torta nuziale (che certamente altrimenti non si sarebbe potuta avere) qualche bottiglia di spumante e quanto serve per il rinfresco. Dopo la cerimonia, inoltre sempre attraverso il Giornale i due giovani saranno saranno ospiti per una settimana dell'albergo Olivi di Sirmione. I preparativi hanno propagato per il campo dopo tanti giorni un benefico fervore. La gente è in movimento perchè prima di sera tutto sia pronto e in ordine; la cucina è ormai ultimata. I cugini Celotti, tra l'altro, hanno avuto in omaggio da una ditta di veneziane necessarie per completarla e proteggerla adeguatamente. L'attrezzatura arriverà nel pomeriggio. Il capo spedizione Franco Maestrini ha fatto una scommessa con Emilio Cucchiaro, che con il suo camioncino ogni giorno fa la spola tra il campo e la piazza del mercato per procurare i rifornimenti alimentari: « Entro mezzanotte si inaugurerà la cucina con una buona spaghettata». Non si è puntato niente, però: la cosa importante, infatti, è un'altra: buttarsi nel lavoro con nuovo vigore. Per l'occasione Emilio stapperà una bottiglia di «Picolit». Giovanni Rattin, un cuoco dell'ospedale di Trento ha preso le ferie apposta per venire a dare un contributo al villaggio. Per stasera ha promesso un'idea "a sorpresa". Tutti accolgono con entusiasmo l'idea della spaghettata. Dopo tanto tempo, per la prima volta si resterà alzati fino a tardi per motivi diversi dal lavoro, dalla tempesta o dalla scossa di terremoto. Appostati su un tavolino davanti alla tenda cominciamo davvero a guardarci intorno con una certa soddisfazione. Dove cinque giorni fa c'era un campo di grano vicino a centinaia di persone salvatesi a stento dai crolli delle loro case, ora c'è un villaggio che è riuscito, per quanto umanamente possibile, a provvedere alle prime necessità degli abitanti e infondere un minimo di allegria. Sempre più completa si respira aria di amicizia e di collaborazione. Soddisfazione Davanti alla cucina è già pronto un grosso pentolone a pressione, non si conosce il generoso donatore: ha scaricato il prezioso utensile ed è sparito. Poco più distante tre simpatiche ragazze svolgono il servizio di magazziniere. Sono Maria Teresa, Annarosa e Anna: hanno la funzione di accogliere chi ha bisogno di qualcosa che noi possiamo fornire, come brandine, sacchi a pelo e altre cose. In cucina sempre più stanche (ma presto grazie al nuovi arrivi ed al cuoco potranno un po' riposarsi), Irene e Ines stanno già aiutando Anna a preparare la cena, Cecilia si adopera a fornirci continuamente caffè e panini e circonda tutti di mille pensieri gentili. L'arrivo di alcune copie del Giornale provoca un piccolo assalto alla nostra tenda. Una foto, in prima pagina con la veduta dall'alto del campo genera parecchi commenti di soddisfazione. «Sento che sarà difficile superare questa sciagura » — commenta Berto Londero che ci ha dato un prezioso aiuto ideando un tipo di picchetto più solido per le tende — «però queste sono cose che danno davvero coraggio ». Sono aumentati nel frattempo i bresciani che fanno capo al Villaggio. Nel pomeriggio arrivano due agenti della Polizia stradale: Bianco Silvani in servizio a Desenzano, e Paolo Giovenco che viene da Brescia. Hanno portato le tute. «Riprendiamo il servizio domani sera — dicono — abbiamo pensato di poter essere utili ». Quassù sono pure venuti Remo Brunetti, don Luigi di Pisogne, Mario Savio di Lovere, e Giancarlo Fongaro presidente del circolo C.B. di Costa Volpino, aiutati da Giovarmi Bugini, un bresciano trapiantato a Buia. Sono loro, infatti, che in quattro carichi che hanno portato quassù — con i camion dati dall'Italsider di Lovere e dalla ditta Eval di Sovere — i materiali ammassati nei centri di raccolta di Boario Terme, San Martino, Costa Volpino e Iseo. E' venuto a trovarci anche il veterinario condotto di Buia: si chiama Achille Moneghini, è di Rezzato: i suoi si sono rivolti a noi nei giorni scorsi per avere sue notizie. Un gruppo di giovani in tuta di lavoro ci viene ad aggiornare sull'andamento dei lavori. «Docce e servizi sono completamente a posto» annunciano. Sono Ivo, Italo, Angelo, Afro, Melio e Michele: a causa della tempesta hanno dovuto rifare il lavoro due volte. Enzo, il magazziniere, ci porta una moneta da 500 coniata da Giampaoli, un compaesano di Buia, «E' affiorata dalle macerie della mia casa — dice — tienila per ricordo; ti porterà fortuna». Ives Giordani, venuto dal Venezuela per rintracciare i parenti, ci mostra un pezzo di campana. «Apparteneva alla campana di Madonna di Buia — spiega — guardi che bellezza. Me l'hanno data con l'incarico di mostrarla ai paesani rimasti laggiù». La situazione è abbastanza tranquilla nel nostro campo e ci consente anche di fare un giro verso le zone più sinistrate dei dintorni. Sotto la guida di Luigino Celotti, così con Maestrini e Solina compiamo un viaggio attraverso le allucinanti immagini di distruzione e di morte che da giorni e giorni ormai vengono riportate dalle foto dei giornali. Ecco Artegna, Montenars, Maniaglia, Gemona, Osoppo. Il paesaggio è informe. Rovine, rovine, rovine. Gli elicotteri continuano a girare. Gemona è nelle condizioni peggiori: si dice che ancora decine e decine di morti debbono essere estratti dalle macerie. Nelle tendopoli di quei Paesi c'è solo silenzio. Di fronte a tutto questo l'impresa del Villaggio Broscia in questo momento ci sembra quasi un miracolo. Ci rendiamo conto, più lucidamente, di quanto la solidarietà sia importante nel rendere più sopportabile una tragedia. A chi, in qualche momento di tristezza, ci chiede notizie sulla iniziativa che ha portato alla costruzione di questo campo, continuiamo a rispondere sempre allo stesso modo. « I bresciani continueranno a darvi una mano. Coraggio». Renato Berti |