18 maggio 1976

I bresciani hanno risposto ad un'urgente richiesta da Buia

Un camion di tegole è partito ieri da Capriano
per la zona terremotata

 

Il rifornimento è stato possibile grazie all'interessamento del sindaco del paese e al generoso intervento di un'azienda. L'adesione degli operai - Spedito da Lumezzane un carico di posate

Ed ora la ricostruzione. Dopo essere rimasti senza niente e aver provveduto alle più urgenti necessità, sistemate le tende, allestita la cucina, fatta una buona scorta di alimentari, a Buia si sta ora pensando al futuro. Lo dimostra una telefonata, giuntaci dalla tendopoli bresciana nella zona del terremoto, nella quale è stata segnalata la necessità di tegole.

E' la prima richiesta del genere che ci arriva dal campo, «Si tratta di cominciare a riparare le case giudicate non pericolanti — ha spiegato nel corso della telefonata Maestrini, organizzatore del Villaggio e fedele interprete delle esigenze dei terremotati — in questo modo, così, all'arrivo del prossimo inverno sarà possibile avere a disposizione almeno un certo numero di abitazioni in cui i nostri amici potranno ripararsi dal freddo». Per ora, quindi, si tratta di questo: riparare le case riparabili. La ricostruzione vera e propria delle case crollate, invece, dovrà essere effettuata in un secondo tempo, dopo un opportuno piano regolatore e con gli stanziamenti messi a disposizione a questo scopo dallo Stato e con una parte dei fondi raccolti in tutto il mondo.

Anche questa volta la generosità bresciana non si è fatta attendere. Il collega Danilo Tamagnini, non appena ha saputo della richiesta da Buia, si è prodigato con entusiasmo nella ricerca dei «coppi». All'inizio ci sono state alcune difficoltà. Poi, grazie alla collaborazione fornita dal sindaco di Capriano del Colle, Santo Possi, la buona notizia: le tegole sono state fornite dai fratelli Angelo e Antonio Ruggeri, soci della Fornace «San Giorgio» insieme ai trenta dipendenti della fabbrica (che daranno il loro contributo sotto forma di ore non retribuite). Si tratta di 5.600 «pezzi»: sono stati offerti insieme al trasporto. «Per eventuali altre richieste, di materiali da costruzione - hanno soggiunto i Ruggeri - noi siamo, disponibili assicurando, che il prezzo non supererà i costi di produzione. Quanto al resto siamo stati ben lieti, anche se non è un momento economicamente facile per l'azienda, di venire incontro alle necessità di Buia».

Il camion con il prezioso carico, guidato da Francesco Zani è partito ieri mattina da Capriano. Lo hanno seguito alcune vetture su cui si trovavano il sindaco Possi, il segretario comunale Beniamino Zambelli, Felice Caraffini, don Antonio Rossi, parroco di Fenili Belasi, Giovanni Benedini, Mario Ancellotti e Secondo Osio.

Il gruppo è arrivato ieri pomeriggio nella zona di Buia e, guidato dall'equipe del giornale, ha visitato i luoghi del disastro promettendo altri aiuti e altre iniziative a favore dei terremotati. Per lo scopo che ci si è prefisso saranno necessarie altre, tegole; se qualcuno dei gruppi e delle amministrazioni che attualmente stanno facendo sottoscrizioni provvedere in questo senso continuerà l'opera di solidarietà intrapresa dai bresciani certo di fare qualcosa di utile. La generosità è corsa sul filo del telefono anche tra Buia e Lumezzane. Dal Villaggio Brescia, a Buia, questa mattina era giunta la richiesta urgente di 750 posate (coltelli, forchette e cucchiai) e di dieci mestoli.

La richiesta è rimbalzata a Lumezzane e precisamente alla ditta Mepra dei fratelli Prandelli. Il comm. Felice, saputo di che si trattava, ha disposto immediatamente che la domanda venisse soddisfatta e nella mattinata stessa le « urgenti » posate hanno iniziato il viaggio verso Buia per compiere un umile quanto assolutamente indispensabile servizio.

Si è appreso, inoltre, che la sottoscrizione organizzata dalla Curia vescovile ha raggiunto gli 89 milioni.

Il servizio volontario internazionale e il centro missionario diocesano hanno erogato quale acconto una sottoscrizione che, inizia, oggi tra gli amici della iniziativa bresciana della Missione di Kiremba, un milione di lire diviso tra i tre. volontari che mentre erano in Africa, al servizio di quelle popolazioni sono stati colpiti dal terremoto.

Si tratta di Tullio Zearo, Mario Bortolotti e la moglie Maria Zamolo, tutti e tre di Gemona. Le loro case sono rase al suolo. Zearo ha perso la cognata, con due nipotini, Mario un cugino; Maria Zamolo, una sorellina. Numerosi i feriti, grave la sorella di Zeano.

Altre offerte si raccolgono al Centro Missionario (via Tosio 1) o servendosi del ccp 17/11837 intestato alla Missione di Kiremba. I tre, dato il loro servizio gratuito in Africa, non hanno né lavoro né mezzi per far fronte alla situazione.

Anche l'Ospedale Provinciale Chiari-Rovato non ha mancato di dare il suo contributo di persone oltre che sanitario, per risolvere i gravi problemi che toccano così duramente i terremotati del Friuli.

Una lettiga con personale volontario si è recato, in coordinazione con la Prefettura di Udine, per evitare interventi dispersivi, nelle zone colpite, portando oltre 4000 dosi di vaccino, antitifico ed antitetanico. E' da precisare che il personale, partito nel pomeriggio di sabato e rientrato nella mattinata di domenica, era fuori servizio, e quindi ha personalmente contribuito col proprio lavoro, senza alcuna retribuzione da parte dell'ente. Un'infermiera professionale ha chiesto un congedo straordinario ed opera in questi giorni nelle zone colpite dal sisma, in particolare a Trasaghis.

Il Consiglio di amministrazione dell'ente inoltre, sempre su richiesta degli uffici che coordinano gli interventi, ha messo a disposizione 20 posti letto per ammalati che proverranno dalle zone sinistrate.