1963 Maggio-Giugno |
Lettera all'Arciprete (di Aristide Baldassi) con risposta dell'Arciprete (sul Cimitero) |
Il nostro concittadino Can. Dott. Aristide Baldassi, in merito al Cimitero, scrive: Carissimo Monsignore, ho ricevuto uno studio del Geom. Mario Nicoloso sulla nuova sistemazione del Cimitero di S. Stefano, con la proposta di trasportarlo... a ca' del diavolo! Ciò non mi pare sia richiesto: 1. né dal reale incremento edilizio urbano, che non è poi tanto accelerato, come si vorrebbe far credere, ed ha modo di espandersi ampiamente in tutte le altre direzioni; 2. né dalla tutela del patrimonio collinare, che non è «sciupato» per quasi 1.000 mq di Cimitero, richiesti dal progetto Della Mea: abbiamo tante colline disponibili, e poi un po' di terra per i nostri Morti non è sprecata se giova al loro riposo ed al conforto di averli vicini per i vivi; 3. né dallo sviluppo di un piano residenziale, che come detto, può estendersi quanto vuole altrove ed anche sul residuo spazio dei colli Pravis e Ponzai; 4. né dal patrimonio locale: il progetto Della Mea toglie ben poco, come accennato, a questo patrimonio ed il sentimento, la riconoscenza, il rispetto verso i Morti può ben esigere un piccolo sacrificio dai viventi; 5. né dal fattore economico: si dovrebbe occupare altro terreno e svalutare la zona circostante senza poter ricuperare l'area del vecchio Cimitero, da conservarsi com'è chissà per quanto tempo, con le conseguenze pur deplorate dal Nicoloso. La Casa di Riposo: ha ancora spazio per ampliarsi nelle altre direzioni; l'igiene e la salute potrebbero essere pregiudicate soltanto dalle acque, ma l'acquedotto non ha la sorgente nel cimitero, i venti poi sono nati fatti per spazzare i miasmi. Si circondi il Camposanto con dei cipressi, si faccia un bel viale vivacemente alberato dall'ingresso frontale del medesimo alla piazza del Municipio ed i vecchi della Casa di Riposo non saranno infastiditi dai funerali. Ma non è bene che specialmente essi si abituino al pensiero della morte? E' una enormità che il Cimitero sia trasferito così lontano da tutte le borgate, che ne sono servite! Gli accompagnamenti funebri e le visite alle tombe, resi faticosi e scomodi, favoriranno la trascuranza verso i morti da parte dei fedeli. Quanti avranno tempo e modo di portarsi così lontano da casa per compiere questi pietosi doveri? Nessun Cimitero, come quello di S. Stefano, ha una posizione così ridente, così aperta allo sguardo, al ricordo affettuoso ed alla preghiera dei vivi! Si tenga presente che la dissacrazione dei Cimiteri ed il loro allontanamento dall'abitato non sono stati suggeriti tanto da ragioni igienico-sanitarie, quanto dalla empietà massonica e da un presuntuoso materialismo, che voleva togliere, con la visione della morte, la fede in Dio e nell'anima, che volevano strappare alla Chiesa la cura dei Morti per poter vivere senza religione e senza morale. Con il Cimitero lontano dalle borgate si creano veramente gravi difficoltà, che non sono per nulla volute da interessi vitali del nostro paese e che non potranno essere superate che ad alto prezzo di sentimenti, di comodità e di economia. Cerchiamo invece di renderlo più capace e più decoroso dov'è, riservando ai nostri Morti un posto di particolare bellezza nel cuore dell'abitato, ma abbastanza isolato e distante per chi ha paura di contaminazione; senza dire che se il Camposanto obbliga a lasciare intorno un po' di zona verde, sia questa la ben rimasta tra noi. Il progetto Della Mea è sufficiente a liberarci da ogni preoccupazione per l'avvenire, poiché i posti, con colombaie e sotterranei, si possono moltiplicare in senso verticale indefinitamente. Caro Monsignore, dillo ai Buiesi interessati ed agli Amminstratori del Comune che non permettano che il nostro «S.Bartolomio » si renda nordicamente pagano, come nel progetto Ursella, o peggio, sia strappato dal cuore dei paese e dei fedeli, come propone il Nicoloso. Fraternamente tuo aff.mo Udine, 10 agosto 1963. D. Aristide Baldassi --------------------------------------------- N.D.R.(La risposta dell'Arciprete) Condividiamo pienamente il parere di Mons. Baldassi, soprattutto per due motivi: 1) Il Cimitero collocato lontano affievolisce, dirada, riduce al minimo la possibilità e poi il desiderio di visitare e pregare sui tumuli. Parrebbe di collocale i nostri Morti come in... castigo, lontani dal familiare consorzio umano che conforta i vivi da oltre cent'anni. E questo raffreddamento nei rapporti tra vivi e Defunti inciderebbe negativamente, a lungo andare, sull'animo, sul carattere e sul costume delle generazioni che oggi hanno più bisogno di ieri di conservare questi vincoli. 2) Per diversi anni dovrebbero funzionare due distinti Cimiteri: la zona comune laggiù, lontano, e le tombe a S.Bartolomio. Sarebbe una infelice discriminazione antisociale tra poveri e ricchi con conseguente umiliazione specie per Sacerdote e fedeli in occasione dei funerali. Però ,se motivi altrettanto validi facessero pensare al trasferimento del Cimitero, la serietà e la delicatezza del problema suggerirebbe la convocazione dei Capifamiglia delle Borgate interessate. Essi, coscienziosamente illuminati del pro e del contro, con senso di responsabilità e reciproco rispetto, potrebbero esprimere la loro valida decisione mediante un referendum a larga maggioranza di voti affermativi. Non è fuori luogo far presente che occorre far presto per non lasciar scadere il tempo utile fissato dalla concessione del mutuo. Con ogni buon augurio di vero bene a tutti presenti ed assenti, aff.mo Sac. Domenico Urbani Arciprete |