L'INDIRIZZO DI SALUTO DELLA PIEVE AL CARD. ARCIVESCOVO DI FIRENZE Eminenza Rev. ma, nel porgerLe il saluto di questa comunità cristiana, vorrei esprimerLe la nostra riconoscenza per essere venuto pellegrino in questa terra come già i suoi predecessori Card. Florit e Card. Benelli in mezzo alle tende e alle baracche, a benedire ed a inaugurare questa Chiesa risorta e diventata bella come prima. La gioia e la commozione che si leggono sul volto dei cristiani di Ursinins Grande, esprimono il grazie più autentico a Vostra Eminenza, Arcivescovo e Pastore della Chiesa fiorentina, che ci è stata più che sorella nei giorni, mesi e anni terribili del post-terremoto, proprio perchè ha voluto essere qui, a far festa con questa gente che ha ritrovato la sua Chiesa che ama come casa propria e casa di Dio. Oggi qui è grande festa; sono certo: anche gli spiriti dei nostri morti sussultano di gioia: essi che hanno amato, sofferto, lavorato... si sono sacrificati lavorando anche in terra straniera per la loro Chiesa. Mi consenta Eminenza, di ringraziare pubblicamente davanti a Lei, chi ci è stato vicino in questi anni difficili del post-terremoto, ed ha collaborato con noi nel preparare questo giorno di festa. Certo: non è possibile ricordare tutti, tutti sono scritti sull'albo d'oro... Un grazie come Chiesa voglio esprimére anzitutto all'Amministrazione civica comunale, la quale, pur nella doverosa autonomia e nella rispettosa dialettica, ha operato con alacrità, con impegno e passione, in atteggiamento di servizio e di collaborazione a favore della comunità che è fatta nel contempo di cittadini e di cristiani. Siamo riconoscenti alla soprintendenza, che, quale organo dello Stato ha intrapreso e portato a termine un lavoro che ai tempi del terremoto non era neppure immaginabile. Ha restaurato questa Chiesa stupenda e il suo campanile; ha restaurato la Chiesa di S. Floreano e ricostruito il campanile, (attendiamo il restauro dell'altare ligneo per l'inaugurazione) ed ora, con la competenza che le è propria, sta ricostruendo la Pieve di S. Lorenzo in Monte. Un plauso alla impresa esecutrice dei lavori di questa Chiesa, che con celerità e bravura ha assolto il suo compito, grazie alla capacità del direttore tecnico e alla passione carica di amore dell'impresario. Un grazie sentito esprimo a voi figli di questa borgata di Ursinins Grande per quello che avete saputo fare per la vostra Chiesa. Primi fra tutti il prof. don Giancarlo Menis, illustre figlio di questo borgo, che vorrei chiamare la «mente» e Sergio Casasola che vorrei dire «il braccio» in questa realizzazione e in questa festa che oggi celebriamo insieme. Ma la riconoscenza più commossa e corale la vogliamo esprimere a Lei Eminenza, come presidente della Chiesa fiorentina, che ha vissuto per più di tre anni un gemellaggio con la nostra comunità, restando in mezzo alla gente, nelle tende e nelle baracche solidarizzando con chi aveva perso tutto, anche gli affetti più cari. Siamo grati perchè ci avete fatto conoscere il volto genuino di una Chiesa che vive accanto a chi soffre, e vi rimane vicino fino a quando la sofferenza perdura; ci avete fatto vedere un volto nuovo di società, diverso da quello rappresentato sui giornali. Grazie a voi abbiamo capito più a fondo il Libro degli Atti, il Vangelo della Risurrezione, che descrive la Chiesa uscita dal Cenacolo il giorno di Pentecoste, rifatta dalla potenza dello Spirito: una Chiesa che vince la paura, che annunzia le meraviglie di Dio, che condivide i beni e i valori, che solidarizza con i più poveri. La vostra presenza è stata una risposta solidale a gente che aveva assoluto bisogno che qualcuno le stesse vicino. Nel terremoto del Guatemala e nei grandi terremoti è stato più grande il numero dei suicidi a uno o due anni dal terremoto, del numero delle vittime del terremoto stesso; quì questo non è successo grazie alla vicinanza, all'amore, all'aiuto che ci avete donato. Non finiremo mai di ringraziare mons. Nervo che è stato l'ideatore di questo e degli altri gemellaggi, mons. Del Perugia che ne è stato il fine cesellatore, P. Antonio e tanti altri che furono gli esecutori fedeli e fantasiosi.Voi da Firenze siete venuti in tanti e molti di noi sono stati ospitati nelle vostre comunità. Forse avevate capito che la Via Crucis più vera era qui. Quì si incontrava Cristo che portava la Croce. Qualunque altro cammino che ignorasse questa strada non ve lo faceva incontrare. Se ci commovessimo solo davanti a crocefissi di legno, noi tradiremmo Cristo, la sua passione, il suo Vangelo. A Gemona fra le macerie è stato recuperato il bellissimo Crocefisso del '300 ridotto in pezzi. E' stato pazientemente ricomposto: ma gli mancano le braccia e il mento; a guardarlo bene sembra che emetta un grido all'infinito. Voi gli avete prestato, con la vostra presenza, le braccia e il mento. Mi sia lecito portare un solo esempio: la presenza di 3 suore di congregazioni diverse, dando al loro interno un mirabile esempio di intercongregazionalità. Sono rimaste per più di 3 anni in una baracca allestita dalla Caritas fiorentina nella baraccopoli di Ursinins Grande, vivendo in mezzo alla gente, a contatto con le persone e le famiglie di quella comunità provata. Erano come un'antenna issata per captare i bisogni della gente e comunicarli alla Diocesi gemellata, perchè vi provvedesse. L'infermiera assisteva gli ammalati e gli anziani, l'assistente sociale abbozzava un tentativo di collaborazione domestica nelle famiglie; ma importante era la loro continua presenza, più per quello che erano, che per quello che tacevano. Mi permetta Eminenza di concludere esprimendo i nostri sentimenti con una sola frase: «El Friûl us ringrazie e nol dismentèe». Il Friuli (e Buja) vi ringrazia e non lo scorderà mai. |