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L'intervento del Sindaco GINO MOLINARO
Egidio Tessaro - Santo Stefano, 7 maggio, ore 6.
Signori Consiglieri: Con commozione apro questa solenne seduta del Consiglio Comunale che commemora gli eventi sismici del 1976. Con emozione perché, e credo sia successo un po a , certe immagine che ci sembrano indelebili, che credevamo impossibile scordare, con il passare del tempo, e probabilmente a causa di un impegno continuo e prolungato, nella nostra mente si sono piano piano offuscate. Un anniversario è sempre una tappa fondamentale nella vita del singolo come in quella di una comunità; è un momento di riflessione che invita a ripercorrere la strada sin qui compiuta: ed allora riemergono e si riformano nitide le immagini di quel periodo che ha visto Buja ed altri paesi del Friuli vacillare e e cadere sotto i colpi di una natura nemica e matrigna. L'alba del 7 maggio propose ai nostri occhi una visione apocalittica fatta di morte e di macerie ed una grande paura ci invase: avremmo mai trovato i mezzi e la forza per resistere e risollevarci? Saremo mai stati capaci di ricomporre la nostra comunità, il nostro paese? la gente dominata dal dolore dallo sconforto; l'Amministrazione disponeva, in tutto e per tutto, di un tavolino e una sedia posti all'esterno della Stazione dei Carabinieri, e di un quaderno dove si annotavano le vittime, quarantasei. Era difficile, quasi impossibile pensare ad un avvenire per Buja, organizzare la Comunità in una qualche maniera: non c'erano mezzi, noi eravamo impreparati. Tempestivamente le istituzioni si mossero: arrivarono pompieri, militari, civili con uomini e con mezzi seguiti dai volontari, tantissimi, in forma organizzata, altri individualmente. Una grandiosa solidarietà, privata e pubblica, si riversò sul Friuli e la macchina del soccorso si mise in moto. Il Consiglio Comunale, convocato presso la Caserma dei Carabinieri, deliberò la scelta delle aree per l'installazione delle tendopoli; si scelse di organizzarle nell'ambito delle frazioni, consentendo così alla gente di rimanere vicino la propria casa. Forse questo è stato il primo atto ufficiale che ha sancito la volontà di conservare la fisionomia geografica ed urbanistica di Buja. Nel giro di pochi giorni i militari, con l'aiuto dei volontari, completarono la costruzione delle tendopoli, provvedendo all'installazione di servizi e di infrastrutture atte a garantire anche igienicamente la vita negli accampamenti. Si insediarono i presidi sanitari - formati da personale locale, volontari e militari - che, con le vaccinazioni, le disinfezioni e le disinfestazioni e con una presenza continua e capillare, scongiurarono le epidemie e mantennero sotto controllo la situazione igienica e sanitaria. I pompieri, unità militari e imprese private, coordinati dai tecnici del Genio Civile, provvidero allo sgombero delle macerie, alla demolizione degli edifici pericolanti ed al ripristino della viabilità. in poco tempo la SIP e I'ENEL riattivarono i collegamenti. Giunsero le prime leggi statali e regionali e la gente, rincuorata, rassicurata e riorganizzata, si convinse del la possibilità reale di rinascere. Iniziò, anche con l'aiuto concreto dei volontari, la riparazione delle case, delle attività produttive, industriali, artigianali, commerciali ed agricole. Agli inizi di settembre i lavori fervevano e, mentre Buja stava esprimendo il proprio ringraziamento ad un gruppo di volontari, la natura impose tutta la sua forza riproponendo una dura realtà. Si fece più intensa l'azione delle istituzioni e più forte e vicina la solidarietà nazionale ed internazionale. La Regione ed il Commissario di Governo On. Zamberletti operarono in stretto contatto, concentrando tutti i mezzi e le forze disponibili per dare una risposta puntuale e precisa alle necessità umane, sociali e materiali del Friuli. Le famiglie, installate nei prefabbricati e rassicurate dalla ripresa delle attività produttive e dalla emanazione delle leggi regionali per la riparazione, per la ricostruzione e per lo sviluppo delle aree terremotate, si impegnarono con fiducia e rinnovata lena nella riedificazione. Durante questo periodo breve e intenso prende consistenza la strategia del decentramento, che fa della Regione e dei Comuni i protagonisti della ricostruzione. In questo periodo il Consiglio Comune e ha gettato le basi della ricostruzione di Buja e, interpretando la volontà popolare, ha delineato prima e approvato poi gli strumenti urbanistici che costituivano la garanzia di una ricostruzione rispettosa dello storico e tradizionale tessuto urbanistico e sociale del paese. Non tutto è stato semplice: sono stati indubbiamente commessi anche degli errori. Tuttavia è mia personale convinzione che, pur nel la diversità politica e nella conseguente diversa interpretazione amministrativa, e pur nell'assumere qualche volta anche comportamenti, per così dire vivaci - e nell'usare linguaggi particolarmente coloriti - ogni Consigliere, ogni Amministratore ha svolto il suo operato alla ricerca sincera e sentita di una soluzione positiva per la ricostruzione, la rinascita e lo sviluppo di Buja e mi auguro che questo Consiglio possieda la forza ideale e la tensione morale per proseguire positivamente sul la strada finora tracciata. Questi anni di impegno e sacrificio per tutta la nostra gente dimostrano, insieme ai traguardi raggiunti, che le scelte operate sono state complessivamente giuste. La nostra gente ha ricostruito Buja nelle sue borgate e località, si è riconosciuta nell'impostazione programmatica ed è stata di retta e prima protagonista della ricostruzione ( l'intervento pubblico non va oltre il 15 % fra riparazione e ricostruzione). Questa impostazione, che ha visto il nostro Comune rifiutare gli accorpamenti, ha così assicurato lavoro per le imprese locali, garantendo ai cittadini occupazione e quel reddito necessario a coprire la differenza fra costo e contributo. Buja è rinata: i dati di cono che la riparazione è pressoché ultimata, che la ricostruzione ha raggiunto quasi il 90% con una spesa complessiva dì circa 71 miliardi, che fra le opere pubbliche la rete idrica è completata; le strutture della scuola dell'obbligo, delle scuole materne, del poliambulatorio, del Municipio, ecc. sono funzionanti da tempo. Sono in corso di esecuzione i lavori inerenti la rete fognaria, gli impianti di depurazione, la pubblica illuminazione, il restauro del cimitero monumentale del capoluogo e la viabilità ed ingenerale sono stati completati per il 60 % con una spesa complessiva di circa 19 miliardi. Va dato inoltre rilievo all'attività della Comunità Collinare che, nell'ambito delle competenze attribuitegli dalla legge 828, si è impegnata nella metanizzazione, tutt'ora in corso, del territorio comunale e nel progetto di valorizzazione ambientale e turistica del Colle di Monte. Credo di poter dire che il bilancio di questi dieci anni di impegno e di lavoro è positivo: Buja è oggi un paese che, senza compromettere la fisionomia urbanistica, ha sviluppato la residenza, i servizi e le attività produttive, ha migliorato la qualità della vita proponendosi come una comunità che, nella sua struttura, appartiene agli anni ottanta, ma è saldamente ancorata alla sua storia, alla sua cultura, le quali trovano riferimento nel restauro e nella conservazione di ambiti particolarmente rappresentativi dell'identità storica, sociale, civica e religiosa della nostra Comunità. Gli stanziamenti previsti dalle leggi 546 e 828 sono esauriti; il Friuli è ora in attesa della terza legge di solidarietà nazionale per il completamento e lo sviluppo delle aree terremotate. Anche in questa fase i parlamentari friulani, in modo unitario ed in collaborazione con gli organi regionali, si sono battuti per far ottenere ai nostri paesi gli stanziamenti necessari al completamento dell'opera di ricostruzione richiedendo la proroga delle agevolazioni scadute nel dicembre scorso. Esse sono infatti uno strumento non solo incentivante, ma indispensabile al raggiungimento del traguardo prefissato. Sarà necessaria, in quest'ultima fase, una maggiore attenzione nell'utilizzo dei finanziamenti perchè, se è vero che il 90% è ricostruito, è altrettanto vero che il rimanente 10% rappresenta la fascia debole della popolazione, che ha il diritto di vedere risolta la propria situazione per non sentirsi sull'orlo dell'emarginazione. La soluzione di questo problema deve essere per tutti un impegno non solo politico o sociale ma soprattutto morale, anche perchè solo cosi potremo definirci comunità. Preoccupante e sempre più allarmante si fa la situazione dell'occupazione ed i dati che vi leggo lo confermano:nel 1975 risultavano iscritti nell'elenco dei disoccupati, nel totale fra uomini e donne, 50 persone; nel 1986 sono 202.
La crisi economica nazionale ed europea, l'avvicinarsi del completamento della ricostruzione e l'endemica debolezza dell'apparato produttivo stanno riproponendo al friulano, con sempre maggior intensità, lo spettro della disoccupazione: una disoccupazione che non riguarda solo la fascia giovanile, ma che ormai pesa sempre di più anche a chi ha carico di famiglia. Non si può dimenticare che il legislatore nazionale con la 828 aveva inteso fornite anche i mezzi necessari a progettare e realizzare uno sviluppo stabile delle aree terremotate, per non vanificare, credo, lo sforzo economico profuso dalla nazione per la ricostruzione. E' giunto il momento, con il varo della terza legge per il Friuli, di operare uno sforzo politico, programmatico e progettuale capace di realizzare in concreto, con i mezzi straordinari ancora disponibili, uno sviluppo moderno ed equilibrato, capace di garantire alle genti dell'area disastrata ed ai Bujesi un avvenire ancora sicuro e stabile. Permettetemi, prima dì concludere, di rivolgere alcuni ringraziamenti: - Alle nostre associazioni culturali, folcloristi che e sportive che insieme agli uomini di cultura sono stati ambasciatori di Buja, portandoci da ovunque solidarietà ed amicizia; - Ai volontari che con l'aiuto materiale, ma anche con quello morale, ci hanno stimolati, accompagnati sulla strada della rinascita ; -Ai giovani militari, ai pompieri, ai funzionari civili, che hanno di viso il nostro dolore e ci hanno assistiti nella prima riorganizzazione ; - Ai parlamentari, alle istituzioni statali, regionali e provinciali che hanno contribuito con impegno continuo a realizzare il "miracolo Friuli"; - Ai tanti Bujesi che si sono adoperati durante e dopo l'emergenza per la comunità; - Al personale della scuola, alle religiose delle scuole materne e della Casa di Riposo che, sempre presenti, hanno operato nelle tendopoli e nei prefabbricati fra mille difficoltà per garantire continuità a servizi essenziali per la comunità; e, mi sia consentito, in particolare al segretario dottor Costantini ed ai dipendenti che con noi hanno intensamente collaborato per ricostruire, mattone su mattone, la nostra amata Buja. |