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L'intervento del Consigliere MARIO RAGAGNIN  (Gruppo PSI)

 

Archivio Comune di Buja - Decimo universitario del terremoto

6 maggio 1 986.

Dieci anni fa, improvvisamente, ci siamo trovati di fronte alla fine del mondo, o almeno a quella che a noi è apparsa tale.

E' stato il momento della verità. Eravamo abituati a tutte le comodità.

E ci siamo trovati, inermi e senza possibilità, di far fronte a forze più grandi di noi.

Ci eravamo dimenticati di quello che avevano fatto i nostri avi per renderci la vita facile; né eravamo preparati ad affrontare le forze della natura.

E' stata una sfida drammatica. Allora ci siamo ricordati di quello che eravamo: uomini.  E' emerso dal profondo ciò che i nostri progenitori avevano dovuto affrontare. Abbiamo evocato quelle energie che hanno permesso all'uomo di sopravvivere nei tempi.

il Friuli è terra di frontiera; e accanto alle montagne che hanno segnato il suo destino storico, esso vive anche il rischi o geologico di tale posizione. I terremotati hanno scandito nei secoli il travaglio di una vita sempre al limite delle possibilità, che ogni volta traeva dalla volontà dei millenni lo slancio a resistere e ad avanzare.

i suoi abitanti hanno dovuto costantemente ritrovare in sé le risorse per superare gli eventi e la natura.

La limitata produttività agricola e lo scarso affidamento ad investimenti in questa zona di confine hanno costretto i giovani all'emigrazione. La quale ha fatto confluire ulteriori elementi e conoscenze dal resto del mondo in questa piccola sua parte; che ne è divenuta specchio e riflesso. il Nievo l'ha felicemente chiamata "piccolo compendio dell'universo". Ma essa non rappresenta solo una rara sintesi degli aspetti della natura. Riunisce in sé anche le principali culture.

Con la civiltà latina è l'eredità di tutti i popoli mediterranei che confluisce in questa regione, e qui si è incontrata con la civiltà germanica dei Longobardi e con quella slava riflesso dell'Oriente.

In questo crogiolo i caratteri delle diverse razze e civiltà convergono nel friulano. Che si trova oggi anche al punto di incontro delle due principali ideologie mondiali. Il nostro popolo ha tutta la storia a monte, che confluisce ad arricchirlo geneticamente e culturalmente. Ed ha la responsabilità di affrontare quotidianamente i problemi del nostro tempo, e perciò di influire in misura determinante sul futuro. Questa è l'identità che ci caratterizza.

Di solito invochiamo astrattamente la ricerca della nostra identità, senza concretarla nei suoi costituenti di origine e nella sua attualità in forme operative.

I popoli felici non hanno storia.

Il friulano ha avuto la storia più intensa, e si rende ora conto che è protagonista anche per l'avvenire.  Ciò significa responsabilità ed impegno.

E' emersa, in questi dieci anni , la piena consapevolezza della funzione a cui è chiamata la nostra Regione: di catalizzatrice fra razza e stati, di veicolo economico e culturale fra blocchi di ideologie. Siamo stati aiutati dall'intera nazione Italiana e dalle straniere. Questi contatti, avvenuti nel momento in cui ogni nostra facoltà era sviscerata e ricondotta alla sua forma primigenia, hanno richiamato in noi l'antica vocazione e ci hanno indicato il destino.

Ci siamo ricordati che il nostro compito è di intervenire nel contesto umano con quell'animo e generosità con cui esso si è rivolto a noi, ed operare per una collaborazione ed integrazione vicendevoli. Le prove drammatiche ci hanno trasformati ci rendono ora capaci di affrontare il futuro con l'impegno che esso richiede.

Questo è anche il dovere morale che ci viene indicato da coloro che hanno perso la vita nella tragedia.

L'unico modo per onorare degnamente i nostri fratelli scomparsi in quei la notte è di renderci interpreti di quanto è rimasto inespresso in loro; che deve avere un senso e un valore al di là delle persone. Essi rivivranno in noi quando noi agiremo per l'umanità. Autorevoli Personalità ci hanno riconosciuto forza d'animo e spirito eccezionali nella ricostruzione.

Il nostro operato è stato chiamato il modello Friuli.  In base ad esso venne strutturato il progetto della Protezione Civile in Italia.

Ebbene, il modello Friuli non dovrà limitarsi al frangente della ricostruzione e della rinascita; ma continuare ad operare come una qualità di vita e forma di azione orientata ad un fine universale.

La nostra azione di tramite con l'Europa non si esaurirà con la soluzione dei nostri problemi; ma rappresenterà un modello operativo per altre Regioni o Popoli.

La Regione Friuli-Venzia Giulia è l'incrocio di tutte le civiltà e ideologie. Terra di migrazioni , è destinata a divenire il punto di collegamento fra le nazioni. Lo statuto speciale ci lascia notevole autonomia .

Le istituzioni sono vive, sollecitate dagli uomini e dagli eventi. L'Alpe Adria è seguita con estremo interesse, e presa ad esempio di rapporti efficienti fra Regioni appartenenti a Stati e schieramenti diversi.

Le Amministrazioni Provinciali hanno dimostrato come si possa rivitalizzare tale Ente intermedio.

Le Comunità, Montane e Collinare, si contraddistinguono per una propri a connotazione sociale ed economica. Anche nei Comuni assistiamo a forme nuove di rapporti fra cittadinanza e Amministrazioni . Questi fermenti devono costituire un valore per tutti, al di là dell'utilità per noi.Il genere di rapporti fra autorità e popolazione che si sono verificati nel post-terremoto, possono instaurarsi ovunque.

il decentramento amministrativo , l'intesa fra partiti, forze sociali e del la produzione, la partecipazione attiva della base e la collaborazione offerta e richiesta dai vertici, al fine e nell'interesse comune del superamento della crisi, sono un modello inaspettatamente rivelatosi valido al di là delle immediate intenzioni, e a cui ora dobbiamo guardare e dobbiamo riprendere.

L'apertura umana in cui tutte le nostre facoltà si potenziarono, non era più una questione retorica, ma una realtà viva nella coscienza collettiva, alla quale la nostra personalità si allargava .

Il risveglio dello spirito associativo riconduceva partiti alla loro autenticità di origine, e il momento religioso al suo significato di comunione umana.

Dobbiamo salvare i valori emersi in quei momenti. Abbiamo avuto la fortuna di farli rivivere in noi. Non perdiamoli.

Essi hanno una finalità che va ben al di là del momento e del motivo per i quali sono sorti. E' questo l'impegno a cui oggi siamo chiamati. Non solamente a ricordare o a compiacerci; anche se possiamo farlo giu­sta mente ed a buon diritto; ma a capire quello che è avvenuto dentro di noi, e salvarlo per l'avvenire.

Siamo diventati altri, ci si amo creati una nuova personalità. Ed essa ha una missione da svolgere che va molto al di là di noi.

Quanto abbi amo fatto non è stato per poterci riadagiare nelle comodità di prima, a vivere una vita senza problemi materiali, e senza pensieri ne impegni. Il senso di tutto sta nella trasformazione nostra.

E' estrinsecandosi in valore per gli altri ed aprendosi ad un comune arricchimento che si realizza sé stessi. E nel mentre ci si compie in tale funzione, si scopre la propria essenza. Ciò vale dagli Stati alle singole persone grazie appunto agli organismi

intermedi: che hanno il compito di fare da tramite in questa rispondenza, dall'indivismo al mondo.