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Ecco il quartese annualmente riscosso dal reverendo parroco di Majano e Farla. La mistura, detta anche trabacchia (dal friulano trabàcje), è una miscela di semi di segala e di veccia. Quest’ultima è una leguminosa come la fava e, quindi, dal punto di vista nutrizionale, si sposa bene coi cereali (frumento, segala, sorgoturco, miglio, ecc.).
Le lenti sono le lenticchie (friulano lint al singolare); il sorgorosso è il soròs, in italiano semplicemente ‘sorgo’; il sarasino, friulano sarasìn, è il grano saraceno, quello con cui si fa la polenta “nera”; il canevo è la canapa.
St. sta per ‘staio’, friulano stâr, unità di misura per aridi, qui per granaglie. E’ una unità di volume, non di peso, e corrisponde a circa 73 litri.
p sta per pesenal che è la sesta parte dello staio e corrisponde a circa 12 litri.
Co sta per conzo (friulano cuinç) che è l’unità di misura per il vino e corrisponde a circa 79 litri.
S sta per secchia, friulano sele, che corrisponde a circa 20 litri.
Lib. sta per libbra, friulano lire, unità di misura del peso che corrisponde a 480 grammi.
Siamo nel Settecento e da circa un secolo il mais (sorgoturco) si è imposto tra i cereali non panificabili: anche nel quartese del parroco di Majano fa la parte del leone. Si noterà la presenza della fava e l’assenza del fagiolo.
Il documento è tratto dalla pubblicazione di Andreina Nicoloso Ciceri Il quartesario della Pieve di San Lorenzo di Buja esattore per la fabbrica del duomo di Udine, Atti dell’Accademia di Scienze Lettere a Arti di Udine, 1995.