TRASCRIZIONE E ANNOTAZIONE DEL MANOSCRITTO |
n. 1974, carte 115-127, Biblioteca Comunale di Treviso. |
Se mai sede vacante o conclave sia stato per strani accidenti notabile, questo di Urbano VIII si crede esser stato sopra d’ogni altro pericoloso di straordinarii tumulti per causa dell’avversità de gli animi de’ popoli e de’ Principi, fastiditi da un lungo e noioso pontificato di vent’un anno et esacerbati dalla multiplicità delle gravezze, dalla commozione dell’armi, dalla devastazione de paesi, dall’esterminio de’ soldati, mossi più di patimento per il mal governo che el ferro, per i mancamenti de’ tempi, dalla mala soddisfazione de soldati vivi, e quasi esposti all’ammutinazione e sollevazione, e soprafatti da una maggioranza dominante, come se per esser perpetua e non temporanea stata fosse. L’esito poi ha chiaramente dimostrato la divina operazione dello Spirito Santo comparso col simbolo della pace e della misericordia in bocca [1]: esito felicissimo sopra ogni humana credenza, onde si può sperare la quiete et aumento della christianità. Accinto dunque a descrivere i successi di quello in quest’historia particolare, dalla quale possan forti derivare i generali, m’appigliarò alla semplice verità, non abbellita di parole o concetti o di pensieri: ma schietta e succinta, et anco lontana dall’offese, quando la forza di esse non astringa ad accennare gli altrui diffetti per esempio da potersi evitare dalla posterità. Morì Urbano Ottavo la mattina del venerdì 29 di luglio 1644, l’anno vent’uno del suo pontificato meno nove giorni e di sua età l’anno 76, mesi tre e giorni ventiquattro, perché egli nacque alli 5 d’aprile a hore 19 del 1568, in Fiorenza. Così effettuata la pace doppo la crudel guerra avuta col duca di Parma et altri principi collegati due mesi prima della sua morte [2], e questa secondo allo commune caggionata dalla cognizione dei mancamenti de’ suoi commessi in detta [1] Probabile allusione allo stemma di casa Pamphili, futuro Innocenzo X, che raffigura una colomba con in bocca un ramoscello d’olivo. [2] Il conflitto d’interessi politico-finanziari e di prestigio sociale tra i Barberini e il duca di Parma Odoardo Farnese sfociò, nell’autunno del 1641, nella guerra di Castro, o guerra Urbana. Nel 1640 una serie di trattative per la riduzione del tasso d’interesse dei debiti con la Santa Sede non andate a buon fine, e il rifiuto della proposta di un futuro matrimonio tra le case Barberini e Farnese, unite alla rinnovata offerta di acquisto del ducato di Castro da parte dei Barberini, causò sgarbi diplomatici aggravati dall’insolvenza del duca, atta a destabilizzare tutto il sistema “montistico” pontificio. In seguito alla fortificazione della cittadella di Castro, da parte pontificia si da inizio all’armamento e all’arruolamento di un esercito consistente che nell’ottobre del 1641 conquistò varie città fortificate del ducato, e finalmente anche Castro. Odoardo Farnese venne scomunicato e decaduto da tutti i suoi feudi, i suoi beni confiscati in territorio pontificio. Nel luglio del 1642 Venezia, Modena e la Toscana, appoggiate dalla Francia concludono un’alleanza difensiva, mentre il Farnese entra da Modena nello Stato Pontificio mettendone in fuga l’esercito. Le ostilità riprendono nel 1643, per durare fino al marzo 1644, quando un’ultima disfatta subita dall’esercito pontificio a Ferrara permette di concludere la pace. Gli accordi sottoscritti a Venezia riportano la situazione allo status quo ante, Urbano concesse perdono e assoluzione al duca, che dovette demolire le nuove fortificazioni. I debiti farnesiani non vennero menzionati nel trattato. LUTZ G., Urbano VIII, in Enciclopedia dei papi vol. III, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2000, pp. 312-314; BRUNELLI G., Soldati del papa: politica militare e nobiltà nello Stato della Chiesa. 1560- 1644. Roma, Carocci, 2003, pp. 245-247. |