TRASCRIZIONE E ANNOTAZIONE DEL MANOSCRITTO

n. 1974, carte 115-127,

 Biblioteca Comunale di Treviso.

 

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S’entrò nello scrutinio sul far del giorno, e v’entrò anche Gabrielli, ch’andò dritto in Cappella, che non ebbe altro tempo irresoluto però alla richiesta di Bichi, perché gli parea impossibile che potesse aver effetto.

Albornoz in quella notte avea detto a i Barberini che dubitandosi d’esser i voti a sufficienza lo dicessero, che sarebbono venuti Matthei, ch’era uscito infermo, et Orsino [1], che per la sua indisponenza non era entrato in conclave, quali già s’erano dichiarati per questo soggetto.

S’andò votando, e nel regolar i voti dello Scrutinio, Pamfilio, che stava a sedere avanti ad Albornoz, gli disse: “Signor cardinale Albornoz son tutti.” Rispose: “Sì signore, Vostra Eminenza non dubiti.”, perché stava ancora con gran timore, e per questo e per l’allegrezza non avea in tutta la notte potuto dormire.

Furono nello scrutinio i voti della fazione spagnuola 15, e nell’accesso di quella de’ Barberini 33, che fanno il numero di 48. Che sino a 54 ch’erano in tutto, mancarono solamente 6, cioè uno dell’eletto, e cinque de’ franzesi, cioè Lione, Valente, Bichi, Grimaldi e S.Clemente, e questi due secondo fu creduto, per loro particolare interesse. I franzesi già mai si renderono per mostrarsi obedienti a gli ordini di Francia, e per fare apparir maggiormente il diffetto del cardinal Antonio, ch’essendo di quella protettore, facesse papa uno escluso da quella corona a sua instanza, che diede a tutti gran meraviglia, et alcuni piamente l’attribuirono ad opera dello Spirito Santo.

Fatta già l’elezione, mentre si stava facendo la recognizione de voti et altre cerimonie che durano pur assai, alcuni cardinali uscivano, et entravano anco in Cappella, et in particolare il cardinal Antonio, il quale come camerlengo ordinò che non anche si rompesse la clausura, perché da alcune parti di fuori, dove si sapeva l’elezione, tentavano di romperla. Ma quando gli parve che ‘l papa potesse esser vestito, l’avvisò alli […] e v’entrò tanta gente ch’era una confusione, e quando il cardinal Barberino mostrò la Croce al popolo, com’è solito, uscendo per una rottura della Loggia incontro la piazza di S.Pietro, era già il conclave pieno di gente, e fatta poi la rottura entrava il popolo con impeto irreparabile, e con tanta confusione che vi bisognò una diligenza straordinaria a guardare e conservare le robbe delle celle [2].


[1] Virginio Orsini, è uno dei sei cardinali assenti al conclave.

[2] Al momento dell’elezione papale sono frequenti gli episodi di violenza che portano al pubblico saccheggio dell’abitazione e della cella del nuovo pontefice, la prima descrizione della depredazione dei beni del pontefice risalgono al 1404, con l’elezione di Innocenzo VII. I decreti che proibivano queste pratiche furono estesi durante il conclave ai cardinali papabili, ma ciò non valse a interrompere i saccheggi rituali, che vennero ad esprimere logiche simboliche di transizione e nuova identità per la persona del pontefice. VISCEGLIA M.A., Cerimoniali romani: il ritorno e la trasfigurazione dei trionfi antichi. In Storia d’Italia. Annali vol.16: Roma, città del papa, Torino, Einaudi, 2000, pp. 115-155.