TRASCRIZIONE E ANNOTAZIONE DEL MANOSCRITTO

n. 1974, carte 115-127,

 Biblioteca Comunale di Treviso.

 

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Doppo adorato il papa collegialmente da tutti i cardinali, la maggior parte d’essi andò dal cardinale Albornoz a rallegrarsi d’aver effettuata un’elezione di tanta sodisfazione a tutti, e tra gli altri il cardinal Sacchetti, il quale disse: “Signor cardinal Albornoz mi rallegro con Vostra Eminenza dell’ottima elezione, e che sia stata d’ogni suo gusto e sodisfazione et anco le rendo grazie di quanto me ha perseguitato poiché mediante questo tanto più è stata accertata e santa l’elezione.”. Gli rispose Albornoz: “Signor cardinale Sacchetti bacio a Vostra Eminenza le mani della grazia che mi fa, e la supplico a credermi che le sono stato e le sono affezionatissimo servitore, ma è necessario che noi altri ministri obediamo a gli ordini del nostro Principe.”

Puoco prima della rottura avea il cardinal Antonio fatto entrare alcuni biscotti e cose dolci per li cardinali, che per esser stata tanto prolissa la funzione avevano bisogno di ristoro, e fu loro molto accetto. Doppo finite le cerimonie e vestito il papa, fu guidato dal cardinal Antonio, che gli serviva di Bracciero, per riposarsi alla sua cella, perché quella del papa era già stata svaligiata e saccheggiata, e quivi doppo tanta stracchezza non mancò nuovo incommodo caggionato dal gran concorso del popolo, de’ cardinali, prelati, principi et altra nobiltà a baciarle il piede; sinché venne la Guardia che fece ritirar la gente, et allora il nuovo pontefice Innocenzio X fece collazione e si riposò un puoco, e doppo su le 22 hore ritornò in Cappella per discendere alla Chiesa di S.Pietro, e continuarsi le solite cerimonie.

In questa funzione insorse discordia circa la precedenza tra gli Ursini e Colonnesi, i quali come capi de’ Baroni romani, volsero conforme al solito assistere al Solio Pontifizio, publicando ambo le parte scritture a lor favore; però il papa gli ordinò che si ritirassero, come fecero per sfuggire in quel giorno l’occasione di disturbo.

Vi occorse anche un altro incontro, ch’entrati in Cappella gli ambasciatori cesareo e cattolico, et anche Don Taddeo Barberino con pensiero di pigliare il possesso della nel precedere a gli ambasciatori come Prefetto di Roma[1], spalleggiato in ciò da i cardinali suoi fratelli, et in particolare da Francesco, il quale gettò in mano di esso Don


[1] Taddeo Barberini, in quanto prefetto di Roma, pur essendo questo un titolo puramente onorifico, provocò complicazioni e incidenti diplomatici, pretendendo che nelle udienze  gli spettasse la precedenza su tutti gli ambasciatori, compresi quelli delle potenze cattoliche di Francia, Spagna e Impero. LUTZ, Urbano VIII, p. 309.