DIARIO DI UN VIAGGIO IN INDIA - Capitolo 2
Domenica 21 gennaio 1996 Siamo arrivati alle due del mattino al “Nazionale”; alla biglietteria siamo stati informati che i biglietti per Hyderabad erano sì stati pagati, ma non c’era la prenotazione. Fortuna ha voluto che incontrassimo un indiano residente negli Stati Uniti che si è dimostrato nei nostri confronti disponibile e gentile. Per telefonare abbiamo dovuto svegliare l’addetto al telefono, che dormiva raggomitolato sotto il banco; dopo alcuni pugni sul tavolo, ha aperto gli occhi, alzato la testa e ci ha guardati con la classica espressione dell'addormentato che desidera essere lasciato in pace, comunque non siamo riusciti a prendere la linea! Alle cinque del mattino non sapendo che fare nell'attesa, mi sono seduto su una panchina dello scalo e mi sono messo a scrivere per la prima volta un diario del viaggio, sono certo che servirà a ricordare fatti e circostanze che poi col tempo si tendono a dimenticare, ........ vedremo!! Eravamo in attesa di sapere se ci sarebbero stati quattro posti liberi sull’aereo delle otto, quando ci hanno comunicato che i posti disponibili erano solo tre; abbiamo allora deciso di dividerci. Io e Redento siamo partiti, lasciando Carlo e Mirella ad attendere l’aereo successivo che sarebbe partito dopo due ore. Il viaggio per Hyderabad è durato un’ora e, arrivati al terminal, c’era Gianandrea ad aspettarci assieme a diverse persone. Ci hanno offerto dei fiori e poi abbiamo visto arrivare una macchina con tanto di bandierina dell’India sul cofano e Gianandrea ci ha informato che un ministro dell’Andhra Pradesh ci aveva messo a disposizione la sua auto. Gianandrea ha subito voluto farci sentire importanti; con lui c’era la direttrice della scuola che andremo a costruire e che attualmente lavora in uno stabile preso in affitto (molto caro ci è stato detto). Gianandrea ha già reperito il terreno, dove dovrebbe sorgere un complesso scolastico del quale la nostra scuola dovrebbe essere solo il primo tassello. Alle otto e trenta siamo arrivati in un albergo e siamo andati subito a riposare fino alle 12. Redento ha tagliato almeno sei abeti da quando si è disteso sul letto! Poi siamo andati a pranzo con Gianandrea, il Ministro (che non so come si chiami) e Lorenza, una ragazza trentenne di Gorizia che abitualmente lavora all’ospedale di Cividale come neurochirurga. Attualmente presta servizio di volontariato presso l’ospedale cattolico di Hyderabad, è alta di statura, bionda e ha una voce dolcissima che ispira fiducia al primo impatto e subito mi ha ricordato Elisabetta. Ci spiegò che la sua specializzazione in neurochirurgia probabilmente non sarebbe servita in alcun ospedale indiano, dove invece sono necessarie specializzazioni in infezioni virali, malattie che da noi praticamente sono scomparse. Il pranzo, squisito, ha voluto pagarlo il ministro, in lire italiane erano 12.000 lire a testa! Da noi un pranzo del genere costerebbe oltre le settantamila lire. Nel frattempo Carlo e Mirella hanno telefonato a Vijawada al numero di telefono che Gianandrea ci aveva dato, per informare che sarebbero partiti con il volo delle tre del pomeriggio. Da Vijayawada padre Noel ha a sua volta informato Gianandrea che si trovava con noi a Hyderabad. Gianandrea ci ha inoltre confermato che il giorno 27 andremo a Calcutta da Madre Maria Teresa. Alle quindici e trenta siamo partiti verso l'aeroporto per andare a prendere Mirella e Carlo. Li aspettavamo distrutti, invece hanno voluto venire anche loro a mettere la prima pietra (simbolica) della scuola di cui ci siamo impegnati a reperire i fondi per la costruzione. Dopo un tragitto di circa mezz’ora, siamo giunti nei pressi di un agglomerato di case, siamo scesi e ad aspettarci c’erano molti bambini e alcune persone che avevamo conosciuto all’arrivo all'aeroporto. Alcune ragazze, riccamente ornate nei loro abiti tradizionali, ci hanno messo una ghirlanda di fiori al collo e il “bindi” segno dell’amicizia sulla fronte, ci hanno quindi fatti accomodare sotto un baldacchino abbastanza ampio, per poter assistere a uno spettacolo fatto dai bambini. Particolarmente carino il primo, eseguito da bambine molto piccole (quattro anni circa), si trattava di un ballo locale; alla fine ci hanno gettato dei petali di fiori addosso. A proposito, qui la gente sorride sempre e voglio raccontare un episodio cui ho assistito all’uscita dell’albergo. Il nostro autista con la sua auto ha quasi toccato un pedone che avanzava sbadato; ebbene, quando stava per metterlo sotto, questi si è girato e ci ha sorriso facendo cenno con la mano di fermarsi. Da noi ci avrebbe sfasciato il cofano con un pugno....... Dopo aver assistito alle varie rappresentazioni, siamo scesi a turno in un buco appositamente scavato e abbiamo fissato una pietra su un fondo in calce. Su questa pietra abbiamo poi spaccato una noce di cocco come segno beneaugurante, quindi sono stati uniti al getto di cemento sette tipi di metalli e alcuni semi. Faceva molto caldo e molte zanzare ci hanno portato il loro saluto. Più tardi ci ha accompagnati all’albergo Maria Das, un indiano che parlava l’italiano molto bene (infatti aveva presentato lui lo spettacolo fatto dai bambini) e fra un discorso e l’altro abbiamo appreso che lui lavora presso un notaio a Udine, e abita a S.Osvaldo, si trovava in India in ferie e doveva rientrare in Italia il 15 febbraio. Il mondo è così piccolo che poco dopo Redento si è ricordato che loro due si erano già conosciuti a Lignano cinque anni prima. Questo pomeriggio, quando ero all'aeroporto, senza farmi vedere da Gianandrea, non ho potuto fare a meno di mettere le mani in tasca, quando una bambina molto piccola con due occhioni neri come il carbone ha allungato la mano chiedendo l’elemosina. Mi sentivo un verme a non darle niente; dopo mi sono allontanato, e a una certa distanza mi sono rigirato e l’ho vista che mi stava seguendo con lo sguardo, quando abbiamo incrociato gli occhi mi ha sorriso e mi ha salutato con la manina. Il risultato finale è stato però quello che Gianandrea ci aveva predetto, ossia la bambina ha portato il tutto alla madre e, subito dopo, sono stato circondato da un nugolo di bambini e donne che allungavano la mano. Razionalmente ha certamente ragione Gianandrea, quando dice che non bisogna dare l’elemosina in questi casi, in quanto queste persone lo fanno per mestiere; non solo, ma facendo così, si perpetua il vizio di mandare i bambini all'accattonaggio: “I veri poveri non chiedono l’elemosina” dice Gianandrea. Dopo la cena, Gianandrea ci ha chiamati in camera a prendere la “medicina”, in quanto da qualche tempo nella regione dell’Andhra Pradesh, il partito al governo ha vietato l’uso dell’alcool. Ci raccontava Maria Das che il problema dell’alcolismo era molto forte tanto che le donne, benché contino poco in tutti i campi, mesi addietro avevano fatto delle giornate continuate di sciopero assediando il parlamento locale, finchè non hanno ottenuto dall’autorità regionale, il divieto di consumo di alcolici in tutta la regione. Abbiamo notato che questa rimane forse l’unica legge rispettata! Inoltre nella regione dell’Andhra Pradesh per i poveri che non raggiungono un reddito annuo superiore alle 3000 rupie (una rupia vale 40 lire) viene fornito il riso ad un prezzo politico di due rupie al Kg. previa presentazione di un documento con tanto di foto da esibire all’atto del prelievo. Si è presa così l’occasione di censire tutti gli abitanti della regione, creando i presupposti per la creazione di quella che noi chiamiamo anagrafe. Verso le ventitrè, io e Redento con la scusa che “era finito l’inchiostro della penna.......” siamo andati a svegliare Carlo, che teneva la cassa, per chiedergli delle rupie. Abbiamo preso un taxi (per taxi si intende un’ape 3 ruote semiaperta) e abbiamo fatto il giro per un’ora di Hyderabad. Sono rimasto stupito nel vedere tantissime persone che dormono sui marciapiedi, ai bordi delle strade. Non ci sono comunque segni di alcun genere di prostituzione o altro e soprattutto non si prova quella sensazione di pericolo che proviamo nelle nostre città dopo una certa ora della sera. Inoltre non abbiamo visto, a differenza di Bombay, nessuna bidonville, sebbene Hyderabad conti più di 5 milioni di abitanti. Nonostante il rumore del vespino (taxi) e la corrente d’aria che entrava, più volte Redento mi ha trattenuto (ti hai cjapât pal copin), in quanto vinto dalla stanchezza mi addormentavo, accasciandomi su un fianco, con il rischio di cadere sull’asfalto. Sono le tre del mattino e non riesco più a dormire, spero che per domani mattina Redento abbia messo da parte un bel gruzzolo, in quanto ha lavorato in segheria tutta la notte. Pur essendo l’India uno stato molto tollerante in fatto di religioni, qui ci sono praticamente tutte, ci sono alcuni principi di fondo che le accomunano. Ad esempio mi ha molto colpito il fatto che i matrimoni vengano combinati dai genitori (come da noi qualche decennio addietro d’altra parte) a volte gli sposi si conoscono solo pochissimi giorni prima della celebrazione del matrimonio, non solo, ma è abbastanza radicato il costume di sposarsi tra consanguinei, cugini ecc., questo naturalmente anche tra i cattolici, previa dispensa del vescovo. La castità prima del matrimonio è totale sia per l’uomo che per la donna, certo ci saranno eccezioni, ma qui sono veramente eccezioni. Ci raccontava Lorenza che aveva avuto modo di parlare con i dottori dell’ospedale dove aveva prestato la sua opera di volontaria, anche per loro era normalissimo che fossero i genitori a scegliere la loro futura moglie. Alla domanda: “Ma l’amore ?? “ rispondevano “L’amore viene dopo”. Neanche a dirlo i matrimoni in India sono molto più saldi che da noi. Ieri sera abbiamo visitato una casa in muratura (chiaramente la casa è al di sopra dello standard abituale, proprio in quanto in muratura, solitamente la casa nei villaggi è fatta di fango e rami di cocco) di una coppia di indiani amici di Gianandrea. Il pianterreno è adibito a ripostiglio, una specie di garage, l’abitazione vera e propria si trova al primo piano. Si entra in una stanza che fa le veci del nostro salotto, il pavimento è in cemento, porta dei disegni ornamentali bianchi, dipinti a mano con del gesso. Vi sono due scalini verso l’alto e si accede alla cucina, lunga e stretta; non esistono mobili, in compenso ogni stanza, che ha un altezza leggermente più alta delle nostre, a due metri circa di altezza ha una mensola sporgente, che funge da ripostiglio, fatta in muratura, che è tutt’uno con la costruzione ed è sporgente circa 50 centimetri dalla parete. Le finiture dei muri sono molto grezze; dalla cucina si accede poi, attraverso una porta molto bassa, alla camera matrimoniale. Un grande arco a quasi piena parete e una tenda la dividono dalla camera dei bambini, quasi interamente occupata da un enorme lettone comune.
|