DIARIO DI UN VIAGGIO IN INDIA - Capitolo 7
Venerdì 26 gennaio 1995 Questa è stata una giornata di trasferimento, da Vijayawada a Hyderabad, in auto e quindi in aereo per Calcutta. La strada che unisce le due città era più larga delle solite e permetteva una media di 70 km orari circa. La conseguenza di questo aumento, seppure modesto, della velocità lo abbiamo visto diverse volte, ai bordi della strada infatti diversi camion stavano con le ruote all’aria. Alle due ci siamo fermati per pranzare, siamo quindi ripartiti assieme a Lorenza per Calcutta. Durante il percorso in aereo, Lorenza ha avuto modo di raccontarmi la sua esperienza di volontaria per due mesi presso l’ospedale di Hyderabad. Rendere per iscritto quanto mi ha narrato durante il tragitto non mi sembra giusto senza il suo assenso, comunque, anche lei ha tenuto un diario che spero un giorno di poter leggere. L'aeroporto di Calcutta, a differenza di quello di Bombey, era pulito, la costruzione è recente, molto luminosa e abbastanza ben tenuta al contrario di quanto mi aspettassi. Appena usciti dall'aerostazione c’era il solito assalto dei tassisti che appena vedono occidentali si fanno in quattro per portarli sul loro taxi, ci siamo accordati con uno di loro che ci ha portati a destinazione in cambio della iperbolica, per loro, cifra di quattrocento rupie. Il tragitto è durato un quarto d’ora circa e a prima vista Calcutta sembrava una città diversa da quello che viene normalmente descritta, esempio i viali che abbiamo percorso erano larghi e abbastanza puliti. Quando siamo arrivati in albergo ci siamo accorti che le stanze prenotate non erano state tenute libere e così siamo stati alloggiati in tre stanzette che facevano parte di un fabbricato a un solo piano, staccato dall’albergo (probabilmente erano le stanze della servitù). Naturalmente le docce non funzionavano e l’impianto idrico del bagno era in tale stato che solo una foto potrebbe rendere l’idea. Ci siamo lavati alla buona, con una caraffa (che si trova in tutti bagni) che serve a cospargersi l’acqua addosso e alle 11 di sera eravamo pronti per il nostro primo giro a piedi per Calcutta. Fuori dall’albergo c’erano molte donne e bambini che ci chiedevano l’elemosina. I vicoli che percorrevamo erano molto poveri e qui il degrado si vedeva davvero, a differenza dei villaggi di campagna che avevamo visitato i giorni precedenti in cui, anche nella miseria, le persone conservavano comunque una loro dignità. Il nostro giro serale non è durato a lungo, in quanto il mattino seguente dovevamo svegliarci alle cinque di mattina per andare ad assistere alla messa nella casa madre di Maria Teresa di Calcutta. |