Cronologia universale
7.1 La cronologia biblica.
Nel III secolo d.C., per primo Eusebio di Cesarea compose una cronologia della storia del mondo e di tutte le genti conosciute sulla Terra, opera redatta nuovamente in onore all’imperatore Costantino in occasione del Concilio di Nicea nel 325 d.C., assieme a una storia della Chiesa cristiana da Gesù alla conversione di Costantino scritta per l’occasione. L’assoluta particolarità dell’opera è data dalla struttura che presenta il collegamento tra la storia ebraica, egiziana, assira, greca e romana, e accanto a questa le tabelle a doppia entrata per la disposizione sincronica degli eventi, con indicata la datazione ebraica (a partire dalla nascita di Abramo), greca (in relazione ai periodi quadriennali delle olimpiadi), romana (a partire da Augusto), ed egizia. Costantino diffuse l’opera in tutto il territorio imperiale[1]. Le fonti utilizzate da Eusebio per stendere la sua cronologia furono:
Flavio Giuseppe è l’autore delle Antichità giudaiche, del I sec. d.C.: il primo tentativo di comporre una storia mondiale, ma senza fare riferimenti all’età del mondo.
Giulio Africano con le sue Cronografie (Chronographiai, il termine compare qui per la prima volta) è il vero e proprio padre della cronologia biblica. Scrisse la sua opera tra 212 e 221 d.C., e per primo tentò di stabilire la corretta datazione degli eventi giustapponendo le fonti ebraiche, greche, egiziane e persiane; il suo metodo venne poi adottato da tutti i cronologisti posteriori. Concluse l’opera con l’anno di compilazione del testo, e collocò la venuta di Cristo a cinque millenni e mezzo dall’inizio dei tempi[2], ciò sta ad indicare quale fosse il reale intento dell’Africano nel comporre le Cronografie, e cioè predire
Anno 0: Creazione.
Giorno 5: nascita di Adamo.
Anno 2261: Diluvio universale (durato 1 anno).
Anno 3277: Abramo (20° generazione da Adamo) entra nella terra promessa.
Anno 3707: Esodo degli Ebrei dall’Egitto sotto la guida di Mosè.
Anno 4292: consacrazione del Tempio di Salomone a Gerusalemme.
Anno 4943: distruzione del Tempio.
Anno 5500: nascita di Gesù.
Anno 6000: Seconda Venuta di Cristo, fine dei tempi.
6000-7000: Regno di Cristo.
Nell’anno 382 d.C. San Gerolamo venne incaricato dal pontefice di tradurre dal greco al latino
Il crollo dell’impero romano portò con sé un senso di profonda insicurezza e incertezza nel futuro, in tutti gli strati della società, nella gente comune come tra i sacerdoti, ed ecco che si fecero insistenti le profezie apocalittiche e in questo periodo illustri personaggi composero nuove cronologie. Sono da ricordare a questo proposito Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile, e più tardi Gioachino da Fiore e Otto von Freising.
Martin Lutero, Padre della Riforma protestante, scrisse nel 1541
James Hussher, calvinista, pubblicò gli Annales Veteris Testamenti nel 1650. Molto influente, l’opera venne utilizzata dagli estensori della Versione Autorizzata della Bibbia di re Giacomo, che posero la datazione di Hussher in margine alle pagine. Precisa fino all’inverosimile, fissa la data della Creazione al mezzogiorno di domenica 23 ottobre del
[1] Jack Repcheck, L’Uomo che scoprì il tempo. James Hutton e l’età della terra, Milano, Raffaele Cortina Editore, 2004, pp. 33-34.
[2] Sul dato dei 6000 anni di durata del mondo ci sono precisi riferimenti all’Apocalisse, oltre che a una credenza popolare millenaria del mondo ebraico.
[3] Ibid., pp. 37-42.
[4] Ibid., pp. 45-47.