............. I TEDESCHI NON SCHERZANO - Capitolo 1
La “mia guerra” cominciò prima del luglio 1940 quando, con la promessa di "sussidi di rientro", Buja tornò a popolarsi di molti emigranti, provenienti soprattutto dalla Francia, illusi di ritrovare un'Italia diversa da quella che avevano lasciato anni prima. Ricordo ancora i bambini che, piangendo, dicevano alla mamma passando dal francese al friulano: «Maman je ne mange pas le polente.» ("Mamma io non mangio polenta"). Io, giunsi a Buja nel 1938 proveniente da Campiglia (Piemonte - provincia di Biella), avevo 17 anni e fino ad allora mio padre aveva fatto il falegname-restauratore nelle ville abitate durante i fine settimana da alcuni benestanti, provenienti soprattutto da Biella e da Torino. Il lavoro da quelle parti non mancava, la zona era molto ricca e noi ce la passavamo abbastanza bene. A Campiglia la nostra casa si trovava nel centro del paese, porta e finestre davano su di un lungo porticato che correva parallelo alla strada; qui i villeggianti si incontravano durante le passeggiate. Allora, non c’era la televisione e la sera, quando ero a casa, mi capitava spesso di sentire i loro discorsi; mi colpiva il fatto che tutti questi industriali fossero già allora antifascisti. Era gente che viaggiava molto spesso per affari, a Londra o a Parigi e, molto probabilmente, aveva la possibilità di vedere l’Italia dal “di fuori”. I discorsi, che senza volerlo ascoltavo seduta in cucina, talvolta mi turbavano, specie quando sentii un giorno dire da un signore elegantemente vestito, i motivi per cui il Fascismo non sarebbe durato ancora a lungo. Ricordo che ne parlai a mio padre e che lui mi raccomandò di stare zitta. Già allora si sentiva dire che Mussolini ci avrebbe portato ad un’inevitabile guerra contro la Francia. Mio padre, preoccupato dal fatto che Campiglia si trovava a poca distanza del confine e sapendo che nella casa paterna era necessario un uomo per mandare avanti la stalla, alla prima occasione mollò tutto e riprese la strada di Buja. Qui dovetti subito adeguarmi ed andare a lavorare nei campi; avevamo nella stalla quattro mucche e a quei tempi non era facile riuscire a trovare ogni giorno il foraggio. Era una vita che non auguro a nessuno, terribilmente faticosa in confronto a quella che avevo vissuto fino ad allora. La nostra casa, posta fuori dal centro della borgata, era diventata punto di ritrovo per molti rimpatriati e la sera, ad una certa ora, si chiudevano le finestre e si ascoltava "Radio Londra". |