............. I TEDESCHI NON SCHERZANO - Capitolo 3
Tabacco come cartamoneta In quel periodo un reparto di Cavalleria si fermò per qualche giorno ad Avilla e mio padre divenne subito apprensivo. Se andavo a portare il latte e restavo fuori più di cinque minuti, ero certa di trovarlo sul portone ad aspettarmi. Quando, terminato il “campo”, i militari se ne andarono sfilando per le vie della frazione, i giovani del luogo, radunati in piazza, si misero a prendere in giro noi ragazze dicendo: «Vele che vai!» (Eccola che piange!). Fecero persino un foglio con su indicati i nomi delle "traditrici", di coloro cioè che alla loro corte avevano preferito quella dei soldati. Un episodio comico successe quando un gruppo di bersaglieri fece il “campo” ad Avilla. Un mattino, mentre andavo a portare il latte vidi che, inchiodate all'albero posto in mezzo alla piazza, c'erano diverse paia di mutande, che “mani pietose” però tolsero poco dopo………………. Arrivarono a Buja alcuni sfollati dalle parti di Codroipo. Una sera a casa nostra queste persone raccontarono che avevano deciso di abbandonare il paese della Bassa a causa dei continui bombardamenti e mitragliamenti aerei, ma lo avevano fatto solo dopo aver raccolto il tabacco. Ci dissero che quell'anno la produzione era stata abbondante e che le foglie più piccole erano state lasciate sul terreno. «E dove si trovano questi campi?» chiese immediatamente il papà. L’indomani prestissimo, mio padre ed io partimmo con le biciclette: destinazione Codroipo. Arrivati nel punto indicatoci in quattro ore circa, raccogliemmo tante foglie da riempire diversi sacchi che legammo saldamente al portapacchi ed al manubrio. Stava facendo ormai notte quando, con quaranta chili di foglie a testa, ci siamo messi a pedalare alla luce della luna su strade bianche e mal ridotte. Ad un certo punto sentimmo il rumore di un aereo in avvicinamento che ci costrinse ad andare a nasconderci nei campi. Più avanti trovammo anche un gruppo di partigiani che ci lasciò proseguire solo dopo aver controllato il carico. Arrivammo a casa a notte fonda, dove mia madre, convinta che ci avessero presi, stava piangendo. Il giorno dopo sul solaio, passato un filo in ogni foglia, le appendemmo ad asciugare. In seguito le pressammo lasciandole fermentare, quindi mio padre costruì un taglierino, dalle cui lame uscirono mucchi di prodotto tranciato, merce allora introvabile. Da allora, quando chiedevamo a qualcuno di venirci ad aiutare nei campi non c'erano più problemi, bastava che avessimo pagato con il tabacco! Ben presto a casa nostra incominciò un continuo va e vieni di gente a prendere le preziose foglie che noi chiamavamo "tabac di troi" (tabacco trovato nei camminamenti degli orti). Aveva una puzza particolare, ma per noi valeva più della carta moneta. Un giorno con un carro ci recammo dalle parti di Nimis per acquistare del fieno, allora introvabile, lo abbiamo scambiato con il tabacco. |