Capitolo 3 - Al lavoro all’autoparco di Colosomano
Passati alcuni giorni, sui muri di Mels furono incollati dei manifesti rivolti a tutti i giovani della classe 1923, con l’intimazione di presentarsi, entro 24 ore, alla più vicina caserma. Il mancato rispetto dell'ordine avrebbe comportato la fucilazione. Fortunatamente la mia casa era frequentata da Luigi Zontoni, il quale mi propose di seguirlo nel campo di aviazione di Rivoli di Osoppo, dove lui già lavorava da alcuni giorni. L’indomani mi recai con lui al campo di Rivoli, mi presentò al suo Capo e, siccome sapeva parlare discretamente il tedesco, gli spiegò qual era la mia specializzazione. Il comandante mi accettò prontamente facendomi avere subito anche il lasciapassare (“Ausweis”). Passai in ufficio e, registrate le mie generalità, fui subito aggregato ad una squadra che aveva il compito di smontare alcune parti di aereo che venivano poi portate via con dei camion. Nei pochi giorni passati a Rivoli ebbi modo di notare che il campo di aviazione, oltre ad essere adibito alla manutenzione e riparazione, era frequentato da molti giovani piloti italiani che venivano addestrati alla guida di vari aerei. Gli aerei “veri”, venivano ben nascosti in buche fatte nel terreno, in vista rimanevano soltanto dei modelli costruiti in legno. Dopo una decina di giorni, visto che con i motori me la cavavo, mi trasferirono all'autoparco di Collosomano, a Buja, dove rimasi per circa un anno e potei finalmente lavorare a tempo pieno come meccanico motorista. Con me lavorava un giovane tedesco che si chiamava Smith di cui divenni amico.
Il Capitano sapeva che ero un po' "stravagante", nonostante ciò mi guardava di buon occhio, perchè ero riuscito a riparare dei mezzi che sarebbero stati solo da buttare. Mi venne consegnata una cassa che conteneva tutto quanto era necessario per smontare e riparare qualsiasi tipo di motore. Mi capitò anche di riparare una “Sidecar”, dopo averla smontata, ordinai i pezzi da sostituire e rimasi stupito nel constatare l'efficienza tedesca: in sei giorni avevo a disposizione i ricambi arrivati dalla Germania. Dopo aver rimontato il motore, lo misi in moto: funzionava come un orologio, tutti i tedeschi che si trovavano lì vicino vennero a farmi i complimenti. Mi fu ordinato di rodarlo e così, con il mio amico Smith, partii con la “Sidecar”. Arrivati a Mels leggermente alticci, dopo aver visitato diversi bar, attendemmo le ragazze di Buja che uscivano dalla filanda, chiedemmo a due di loro se volevano un passaggio, le facemmo accomodare nella carrozzella, mentre Smith prendeva posto sul sedile posteriore. Partii di gran carriera ma, quando stavo per raggiungere Tonzolano, persi il controllo del mezzo che uscì di strada. Volammo tutti in un campo, riempiendoci di botte ed escoriazioni. Dopo aver ripreso fiato, riportai la “Sidecar” sulla strada e riprendemmo la corsa. Portammo le ragazze a destinazione e ci affrettammo a riparare le ammaccature che il mezzo aveva riportato, in modo che nessuno si accorgesse di nulla. Spesso mi capitò di partire con un camion, con la scusa di provarlo o altro e di ritrovarmi poi nel canale a causa della velocità. Dovevo così chiamare i tedeschi a tirarmi fuori. |