CON COERENZA - Capitolo 12
Si parte per la Russia Era il mese di luglio e potevo usufruire di un mese di licenza; in questo periodo diverse volte andai con i miei amici d’armi a far visita al Comando di battaglione. Il compito di ricostituire il battaglione inghiottito dall’Adriatico era stato affidato al tenente colonnello Dall’Armi, che era stato ferito in Grecia. Sapevamo che il battaglione in breve avrebbe dovuto partire per la Russia, fatta eccezione per coloro che avevano partecipato alla campagna di Grecia, Un giorno, dopo essere rientrati in servizio, Angelo Forte, Carino Ganzitti ed io, ci trovavamo nell’ufficio del tenente colonnello Dall’Armi, quando ad un certo punto ci chiese: «Che cosa pensate di fare dopo che noi saremo partiti per la Russia ?». Ci guardammo negli occhi interrogandoci, effettivamente non ci avevamo mai pensato, a questo punto aggiunse: «Ragazzi, guardate, in questo momento io vi parlo non da Comandante, ma da padre. Il mio consiglio è di partire tutti assieme, se rimaniamo uniti ci sentiremo come una famiglia. Se non partirete ora, purtroppo sarà solo questione di tempo; quando verranno richiesti rinforzi e l’invio di nuove truppe, perchè così succederà, sarete mandati chi a destra chi a sinistra a seconda dei bisogni del momento, senza alcuna possibilità di scelta. Pensateci bene, vi prego!». Uscimmo dal suo ufficio e parlottammo un po' fra noi, poi prendemmo la decisione e rientrammo per comunicarla all'ufficiale: «Comandante senta, se lei ci dà altri cinque giorni di licenza con il permesso di recarci in visita a Milano, partiremo con lei». Uscimmo con il permesso in mano. Rientrati da Milano ci preparammo per la partenza. Si ricostituirono le “squadre mortai”, ed io chiesi proprio allora ad “Agnulin di Mônt” (Angelo Calligaro) che faceva il militare a Ples, se voleva venire con noi del Battaglione Gemona, lui rispose di sì, così misi in moto il Comandante perchè ottenesse il suo trasferimento. A Collalto iniziammo le esercitazioni, provammo anche i mortai nella conca fra i monti Cjampon e Quarnan. Sfortuna volle che giorni dopo, una donna andata a falciare l’erba incappasse proprio in una granata inesplosa. Era la festa di Sant’Ermacora quando, assieme ad altri cinque alpini, venni richiamato in caserma per bonificare il terreno dove, nei giorni precedenti, erano state fatte le esercitazioni. Preso il necessario per una settimana, andammo ad accamparci sotto il campanile di Santa Maria Maddalena. Qualche tempo dopo partecipammo ad una sfilata a Udine, in occasione della visita di Vittorio Emanuele III alla città; (20-6-42) Quel giorno alla Divisione Julia, schierata al gran completo nello “Stadio Moretti”, fu assegnata la Medaglia d’Oro al valore, appuntata alla bandiera dal Re in persona. Pochi giorni dopo, (luglio ‘42) furono formate le tradotte che avrebbero dovuto portarci in Russia; con logica tutta militare, noi che eravamo di stanza a Collalto dovemmo recarci a piedi alla stazione di S. Giovanni al Natisone per prendere il treno, per ripassare poco dopo per Collalto! A Gemona trovammo la stazione gremita di persone venute a salutarci, l’indomani mattina eravamo in Germania. Il padre di Ferrante, che ricopriva la carica di Console Generale d’Italia nella città di Dresda, venne a salutarci e volle anche conoscere chi aveva salvato la vita di suo figlio sul Galilea. Entrammo in Polonia e ci fermammo a Varsavia. Fu allora che, per la prima volta, notammo delle ragazze svolgere la mansione di spazzino, tutte portavano una stella gialla attaccata al vestito, la cosa ci lasciò allora indifferenti, poichè non sapevamo che cosa significasse. Attraversammo le città di Minsk, Kiew, Karcow per scendere a Jsium dove, dopo undici giorni di viaggio, ci accampammo. Ricordo che la domenica, quando il nostro sacerdote incominciò a celebrare la Messa, l’accampamento si riempì di russi: donne, vecchi e bambini. Da Jsium raggiungemmo Rossosch a piedi, quindi andammo a dare il cambio ad un reparto tedesco sul Don. |