CON COERENZA   -   Capitolo 17

CON  COERENZA

 

 Repubblica Sociale Italiana

In quei giorni, a casa di Gino Lostuzzo, incontrai Don Generoso, cappellano militare del Gemona in Grecia, che conoscevo bene perchè spesso era venuto a dormire nella mia tenda. Diceva sempre: «Vicino a te mi sento più tranquillo», io dentro di me ridevo pensando che, casomai, avrebbe dovuto essere il contrario! 

Fu durante uno di questi incontri che mi chiese di entrare a far parte delle formazioni partigiane: lo ascoltai attentamente, ma poi gli risposi:

  «Padre, mi dispiace, ma quello che mi propone va contro i miei principi e le mie idee, giuste o sbagliate che siano».

Non me la sarei mai sentita, infatti, di combattere contro i miei compagni d’armi, gente che come me aveva sofferto tanto, quindi lo salutai dicendo che per il momento preferivo rimanere a casa.

Dopo essere stato informato che stava nascendo il Reggimento Volontari Alpini Tagliamento, mi incontrai con alcuni amici per discutere sul da farsi. Dopo aver riflettuto a lungo, decisi di schierarmi con la Repubblica Sociale.

Mi presentai in caserma a San Daniele assieme a Enore Viezzi, più avanti ci raggiunse anche Angelo Forte. Per l’organizzazione del Reggimento era stato designato il colonnello Zuliani, anche lui reduce dalla Russia.

Ci eravamo già trasferiti da alcuni giorni a San Daniele, quando fummo chiamati urgentemente a Nimis per respingere alcuni reparti partigiani entrati in azione. Quando arrivammo era tutto finito e così, poco dopo, riprendemmo la strada del ritorno. Ci trasferimmo, questa volta a Udine, dove formammo una nuova Compagnia composta da soli sottufficiali, il comando fu preso da  Brondani e Rumiz. Il Capo di Stato Maggior e Ministro della Difesa della R.S.I., Graziani, quando venne a Udine restò sorpreso nel vedere che la nostra Compagnia era composta da soli graduati.

Un giorno, durante una esercitazione, mi successe quello che non mi era accaduto in tutta la campagna di Grecia e di Russia: rimasi, infatti, ferito alla pupilla destra a causa dalla fiammata di un colpo di fucile, sparato a salve. Mi portarono prima all’Ospedale e quindi mi spedirono a casa, ma dopo tre giorni ero di nuovo in caserma.

Da Udine ci destinarono a Faedis, dove, in un incidente, morì il comandante Rumiz. Questo fatto è stato raccontato e travisato in mille modi, per interessi chiaramente di parte, l’unica verità è che fu un tragico incidente. Rumiz stava seduto in fureria quando un sergente, avvicinatosi al banco, vide una bomba a mano appoggiata lì sopra, e disse: «Ei !! Che cos’hai qui ?».

La prese per la sicura poi la ripose. Rumiz, però, si era accorto che la sicura era uscita, perciò afferrò l’ordigno per lanciarlo fuori dalla finestra, proprio mentre stava per farlo questo esplose, uccidendolo sul colpo.

Nel periodo trascorso a Faedis, solamente una volta fummo chiamati per aiutare Brondani, che si trovava a Torreano con un reparto, poichè riteneva imminente un attacco in forze di gruppi partigiani. Ci portammo velocemente sul luogo, ci sparpagliammo nella boscaglia, ma tutto finì lì; di partigiani nemmeno l’ombra !

AL  PROSSIMO  CAPITOLO