CON COERENZA - Capitolo 19
Si ritorna a casa «Io vi ho portati fino qui, da questo momento ognuno è libero di fare quello che in coscienza gli pare giusto, chi vuole va con i partigiani, chi vuole va con la Repubblica Sociale, chi vuole va a casa». Tutti, indistintamente, decidemmo che a questo punto era meglio rientrare in famiglia, così feci, attraversando centinaia di campi ed evitando di passare per qualsiasi strada. Una mattina verso le sei, mia cognata Teresina, mentre passava davanti a casa mia vide sulla finestra un cilindro, lo raccolse ed entrò, poi mi disse: «Luciano che cos’ è questa cosa che si trovava sul davanzale della finestra sotto la tua camera?» Era un bossolo di cannone 75/13 pieno di polvere nera con innestata una miccia lunga circa mezzo metro. Seppi tempo dopo che un gruppo di partigiani, aveva atteso inutilmente la sua esplosione in località “Pian di Dôbes”....... Il 29 luglio mi recai all’Ospedale di Udine per una visita di controllo all’occhio, decisero di trattenermi ed intervenire chirurgicamente, la degenza durò una ventina di giorni, prima all’Ospedale civile e poi in quello militare. La mattina del 4 ottobre, dopo aver spremuto l’uva nel tino, mi lavai, confermai a mio zio che al pomeriggio sarei andato con lui a raccogliere il mais e mi diressi verso Santo Stefano, per andare dal barbiere a tagliarmi i capelli. Ero partito da una decina di minuti, quando un gruppo di partigiani entrò in casa mia per prelevarmi. Mi cercarono dappertutto, poi se ne andarono. Poco dopo, incrociarono due tedeschi nei pressi dell’abitazione di “Ansule”(Natolini) situata a poche decine di metri da casa mia a San Floreano. Ne seguì una sparatoria, i due tedeschi, un tenente ed un soldato che stavano recandosi al campo di Rivoli, ebbero la peggio. I colpi partiti durante la sparatoria, inoltre, incendiarono due fienili posti nelle vicinanze. A Santo Stefano, incrociai un camion tedesco pieno di soldati che, con il mitra in mano, andavano verso San Floreano. Incontrai mio zio Angelo, che mi informò della sparatoria e, siccome era da poco passato mezzogiorno, decidemmo di andare a prendere qualcosa insieme nella trattoria di “Titon”. Eravamo a tavola quando, degli aerei sganciarono alcune bombe su Buja, andando a colpire le frazioni di Ontegnano e Strambons. Nel pomeriggio mia cugina Adina, mi raccontò come si era svolto il tentativo di prelevarmi e mi raccomandò vivamente di non rientrare. Sapevo benissimo, invece, che per quella giornata non avrei avuto nulla da temere; nessuno, infatti, avrebbe immaginato che, dopo quello che era accaduto, io potessi tornare tranquillamente a casa. |