CON COERENZA - Capitolo 6
Siete dei fifoni !!!! Il Golico era pericoloso in quanto c’erano due quote, una tenuta dai greci e l’altra in mano nostra. Sparando da Tepeleni bastava che l’alzo fosse leggermente più basso perchè le granate colpissero noi anzichè i greci. Corsi subito dal mio superiore avvertendolo di quanto stava succedendo, non ci voleva credere, dovetti mostragli gli “sbuffi”, contare fino a nove, solo allora mi disse di recarmi immediatamente al reparto antiaereo che possedeva la radio, per informare e fermare i nostri. Mi precipitai al reparto, chiesi del comandante e riferii: «Comandante bisogna telefonare a Tepeleni perchè fermino i 149 che ci stanno sparando addosso !» «Ma cosa dice, ...... voi siete dei fifoni». Risposi con calma: «Per favore ha il telemetro ?» , lo presi, lo puntai su Tepeleni e gli dissi: «Visto quello sbuffo? Ora aspetti nove secondi....» al settimo secondo si incominciò a sentire il sibilo della granata che precipitava al suolo, allora mollò tutto e si precipitò nel rifugio, con tale veemenza da procurarsi diverse escoriazioni alle mani. Scoppiata la granata, io che ero rimasto immobile, ritto in piedi commentai a voce alta, in modo che tutti potessero sentirmi: «Ma i fifoni siamo noi Comandante !!!!! ». Dieci minuti dopo il bombardamento sul nostro campo cessò. A Tepeleni l’esercito Italiano possedeva un vero arsenale, circa quattrocento bocche da fuoco fra cannoni, mortai e quant'altro. Quando si mettevano a sparare tutti assieme, dalla nostra posizione, si vedeva uno spettacolo particolare; quasi ogni giorno potevamo assistere ai combattimenti aerei fra italiani ed inglesi che solitamente erano in gruppi di sei. Il 7 marzo, se la memoria non mi tradisce, i combattimenti iniziarono alle sei di mattina e si prolungarono cruenti per tutta la giornata, alle venti avevamo quattrocento uomini fuori combattimento, fra morti e feriti. Nei giorni seguenti ci fu l’intervento dei tedeschi, con il conseguente crollo del fronte greco. La direzione che seguimmo noi della Julia aveva sempre lo stesso obiettivo: Giannina. Il 23 aprile entrammo di nuovo in territorio ellenico, i combattimenti erano, si può dire, pressoché conclusi, l’esercito greco si era dissolto e, in parte, si era dato alla macchia.
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