CON COERENZA   -   Capitolo 7

CON  COERENZA

 

 Finalmente in “licenza”

Arrivati a Giannina, riprendemmo le esercitazioni. Un giorno, però, ci informarono che il nostro reparto sarebbe rientrato in patria, cominciammo così una marcia che, a tappe, ci avrebbe di nuovo portati in Albania.

A Metzovo, il punto più avanzato raggiunto dalle nostre avanguardie durante il primo tentativo di sfondamento dell’anno precedente, piantammo le tende.

Io fui il primo della mia Compagnia ad essere mandato in licenza.  Mi vennero concessi quindici giorni oltre al viaggio, che era chiaramente effettuato con mezzi di fortuna. Fermai per strada uno dei camion militari e chiesi un passaggio, arrivai così a Valona dove attesi la nave che faceva la spola da e per l’Italia. Mi imbarcai e, arrivato a Brindisi, salii sul treno, raggiunsi Udine e da lì tornai a casa.

A Buja ritrovai l'amico Viezzi che era stato fatto prigioniero dai greci e in seguito liberato da una formazione di paracadutisti tedeschi, di cui faceva parte l’allora campione del mondo di boxe Max Schmeling. Mi raccontò che nell’isola di Creta, dove era stato tenuto prigioniero dagli inglesi, aveva patito la fame, la sete ed umiliazioni di ogni genere.

Passati quindici giorni, ripresi il treno e raggiunsi Brindisi, in attesa di potermi imbarcare, ma quel giorno non arrivava mai, così ci spostarono in un accampamento  alla periferia della città. Attendemmo una settimana, quindi tornammo al porto, ma all’ultimo minuto arrivò il contrordine, passammo un’altra settimana accampati, quindi decisero di farci raggiungere la Grecia via terra. Dopo undici giorni ero ad Atene, da qui raggiunsi il mio battaglione di stanza a Loutraki, a cui era stato assegnato il compito di presidiare l'istmo di Corinto.

Appena rientrato al Comando, mi presentai ad un superiore che mi disse: «E tu chi sei ?» Dopo aver dato le mie generalità aggiunsi:

«Sono qui dopo aver fatto quindici giorni di licenza e undici di treno per rientrare al battaglione»

«Bene, bene» rispose «Ho proprio sulla scrivania una richiesta di due uomini da mandare in servizio di controllo sui treni» così, io ed un alpino di Valvasone, di nome Osvaldo Castellan, cominciammo il mostro nuovo servizio, facendo la spola da  Corinto a Megara.  

Furono sei mesi di vera pacchia! Lavoravamo in mezzo a gente che viaggiava nelle campagne per barattare prodotti agricoli con altro: quello che succede in tutte le parti del mondo in queste circostanze. In quel periodo, infatti, in Grecia esistevano grossi problemi a causa della mancanza di cibo. Ricordo che quando eravamo accampati a Loutraki, all’ora del rancio, l’accampamento si riempiva di bambini che venivano ad elemosinare qualcosa da mangiare e, come sempre hanno fatto gli italiani, alla fine nella pentola c’era qualche resto anche per loro. La gente non ci voleva male, nonostante fossimo degli occupanti, tanto che durante i viaggi non mancavo di fare il “dongiovanni” con qualche bella ragazza e, debbo riconoscere, con buoni risultati !

 

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