RITORNA AL TESTO | PREMESSA | CAPITOLO 1 | SUCCESSIVA |
A ROMA
Sono nato a Buja il 19 giugno 1928. Allo scoppio della guerra mi trovavo a Roma assieme ai miei genitori che lavoravano presso le “Fornaci Riunite”. Mio padre era capo fornaciaio, mentre mia madre era a servizio a Monte Mario presso la famiglia del titolare della fornace. In questa fornace lavoravano anche molti altri bujesi, fatti assumere da mio padre. Avevo trascorso i miei primi anni con i nonni a Buja e poi, nel 1940, avevo raggiunto i miei genitori a Roma; ricordo che eravamo alloggiati nei pressi del Vaticano. La sera del 10 giugno ero in Piazza Venezia, con Dino Di Gioseffo, di Avilla di Buja e altre migliaia di studenti ad ascoltare la dichiarazione di guerra fatta da Mussolini. Ricordo bene che mio padre, Lodovico, fu molto contrariato da questo fatto, anche se era un fascista convinto e qualche anno prima, quando risiedeva ancora a Buja, era stato braccio destro di Ismaele Barnaba noto capo manipolo delle Camice nere bujesi. La sua contrarietà aumentò quando seppe, non molti mesi dopo, che suo cognato Carlo, a cui era molto legato, era scomparso nell’Adriatico, nel naufragio della nave “Galilea”. Mio padre spesso accompagnava a caccia un facoltoso signore romano; il mattino di una piovosa domenica di agosto, prima di partire per la solita battuta, pensò di fare un salto alla fornace, che in quei giorni era chiusa per ferie. Attraversando un deposito di mattoni, scivolò su di una piattaforma adibita a trasporto, cadde all’indietro e battè la testa. Sul momento sembrò una cosa da nulla, ma verso sera fu colto da una forte emicrania e a nulla servirono le aspirine che prese per circa una settimana. Sfortunatamente in quei giorni mia madre si era trasferita all’Isola d’Elba, dove il titolare si era recato in villeggiatura. Ancilla, che era la responsabile della pensione dove risiedevano i dipendenti della fornace, dal momento che l’emicrania non passava chiamò un medico. Dopo aver visitato mio padre, questi decise per il ricovero immediato all’ospedale Santo Spirito. Ricordo come fosse ora la partenza: dopo essersi vestito continuava a chiedermi scarpe, calzini, cravatta... Vi rimase solo tre giorni, quando andai a trovarlo notai che, impazzito dal dolore, con le braccia aveva piegato la testiera del letto. Mia madre, informata telefonicamente dell’accaduto, arrivò al suo capezzale solo un’ora prima che spirasse. Aveva 37 anni. Nell’agosto del ’42 ritornai a Buja dai nonni paterni che, facendo leva sulla loro conoscenza con Augusto Vattolo (allora Maresciallo della Marina), mi iscrissero alla scuola navale, che allora aveva sede in via Girardini a Udine. La specializzazione scelta era quella di “Motorista Navale”, superato questo primo corso avrei proseguito gli studi per altri due anni, presso l’Istituto Morosini di Venezia. L’approdo finale, capacità permettendo, sarebbe stata l’Accademia Navale di Livorno. A Udine mi trovavo a mio agio, mi ritenevo molto fortunato, stavo preparandomi per qualcosa che mi aveva sempre affascinato: le navi, il mare…. I miei compagni erano in gran parte di Trieste, tutti figli di famiglie benestanti. Finito il corso fui dichiarato idoneo ed il 9 settembre 1943 avrei dovuto presentarmi alla scuola della Marina Militare di Venezia. Mia madre e mia zia avevano già preparato tutto il corredo, ma sfortunatamente il giorno prima, l’8 settembre, successe quello che sappiamo. Per me, che ormai sognavo ad occhi aperti, non poter più partire fu veramente un colpo tremendo! Tutti gli allievi del “Morosini”, al seguito degli eventi dell’8 settembre, furono trasportati a Malta dove combatterono il resto della guerra al fianco degli alleati. L’unico ricordo che ho di quei giorni è legato ad alcuni marinai di Pola che, scappati dalle caserme ed arrivati non so come in Piazza Mercato a Buja, chiedevano vestiti borghesi per poter viaggiare più tranquillamente. A Buja arrivarono i tedeschi, nacque la Repubblica Sociale. Avendo solo 16 anni, fortunatamente non rientravo fra coloro che potevano essere richiamati alle armi. Nonostante la giovane età, ero già fidanzato con Gianna, che in seguito diventerà mia moglie. Aveva quattro anni più di me ed abitava nella casa vicino alla mia, nella frazione di Sottocolle. |